Black music, dischi fondamentali: Marvin Gaye, "What's going on" (1971)

Marvin Gaye
What’s Going On (Motown, 1971)
Il principe della Motown veniva da uno dei quartieri più poveri di Washington, figlio di un integerrimo predicatore della House Of God a cui piaceva indossare i tacchi della moglie e girare per casa a gambe scoperte. Non bastasse, il giovane Marvin cominciò presto a coltivare un rapporto decisamente complicato con l’amore e le sostanze stupefacenti: un quadro che, eufemisticamente, si può definire non certo dei migliori. Aveva imparato a far vibrare le corde vocali durante le funzioni del padre, cercando poi nuovi incastri tra i brani che sentiva passare in radio non appena rimaneva a casa da solo. Fu in questo modo che, dopo aver acquisito un po’ di tecnica in tour con i Moonglows, riuscì infine ad approdare a casa dei Gordy.
I leggendari studi dell’etichetta di West Grand Boulevard erano gestiti come una monarchia assoluta dall’intraprendente Berry, di cui Marvin sposerà nel giro di poco la sorella, Anna. Si dice che fu proprio quella la chiave di volta grazie a cui – insieme a qualche altro colpo di fortuna – un progetto senza precedenti come “What’s Going On” riuscì ad arrivare sugli scaffali dei negozi di dischi. Il boss della Motown, infatti, di perdere tempo e quattrini per un concept che ruotava attorno alla guerra del Vietnam, ai problemi dell’ecologia e all’imperversare delle droghe pesanti non ne aveva la minima intenzione. Gli equilibri astrali, tuttavia, a volte agiscono in modo inaspettato, e così le notti insonni impiegate da Marvin a sovraincidere la propria voce, replicando ottave e registri come se avesse un intero combo doo wop tra gola e polmoni, furono ripagate con un insieme di musica e parole che sembrò subito un capolavoro a chiunque lo ascoltasse.
Le orchestrazioni erano scalfite dalla ruggine delle percussioni, con Bibbia e asfalto che diventavano mai come adesso una cosa sola, fondendosi tra le maglie di un’onirica via crucis capace di proiettare la musica nera oltre ogni confine noto. Insieme all’altrettanto irrinunciabile “Let’s Get it On”, che Gaye licenziò l’anno successivo, i trentasei minuti scarsi di “What’s Going On” sarebbero diventati una pietra angolare del secondo Novecento, rappresentandone due facce antipodiche e insieme speculari: preghiera e peccato, impegno sociale e sfacciato edonismo, redenzione e sesso, lacrime e gemiti.
In parole povere, la sintesi perfetta di ciò che oggi il r&b contemporaneo sta tentando febbrilmente di tenere, ancora una volta, in precario equilibrio.
Carlo Babando
Il testo di questo articolo è tratto dal libro "Blackness", di Carlo Babando, pubblicato da Odoya, ed è qui riprodotto per gentile concessione dell'autore e dell'editore.
