Rolling Stones, Pearl Jam, Aerosmith e altri: i politici messi alle strette dalle star del rock
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata probabilmente l'utilizzo non autorizzato da parte di Donald Trump di "You can't always get what you want" dei Rolling Stones: il presidente degli Stati Uniti ha fatto suonare il successo di Mick Jagger e soci dagli altoparlanti della Bok Center di Tulsa, nel corso del comizio tenuto alla fine di giugno. Gli Stones, che già in passato avevano chiesto al magnate di smetterla di usare le loro canzoni durante i suoi comizi, stavolta non hanno lasciato correre: hanno inviato a Trump un vero e proprio ultimatum, minacciando di fargli causa. Come loro, in questi anni, da quando il tycoon si è insediato alla Casa Bianca, anche Neil Young, Tom Petty, Elton John, Guns N' Roses e Queen, solo per citarne alcuni. Come fatto notare da alcuni osservatori, dal punto di vista legale - allo stato attuale delle cose - non esistono in realtà via praticabili per vietare a qualcuno di utilizzare opere musicali riproducibili in pubblico in contesti come quelli frequentati da Trump per i suoi comizi, vale a dire le arene e i palasport, dal momento che queste strutture pagano una licenza annuale sui diritti d'autore per poter sfruttare le opere musicali registrate presso le società di collecting nell'ambito delle loro attività (comizi compresi). Ma ora le star del rock, del pop e del rap che hanno visto le loro canzoni diventare oggetto di strumentalizzazione da parte di politici di diversi orientamenti hanno deciso di unire le forze per dire basta una volta per tutte.
Mick Jagger e Keith Richards dei Rolling Stones, i Pearl Jam, i Green Day, Steven Tyler e Joe Perry degli Aerosmith, R.E.M., Lorde, Sheryl Crow, Lionel Richie e Rosanne Cash Blondie, Elvis Costello, Sia, Regina Spektor si sono fatti promotori di una vera e propria class action scrivendo - insieme alla Artitst Rights Coalition, associazione di categoria - una lettera aperta indirizzata ai principali partiti politici degli Stati Uniti, chiedendo di istituire delle norme che regolino l'utilizzo delle canzoni in contesti politici.
"Vi chiediamo di fare in modo che i vostri candidati ottengano il consenso degli artisti e degli autori prima di utilizzare le canzoni in campagne elettorali e contesti politici", si legge nella lettera aperta. Anche perché, continuano gli Stones e soci, "questo è l'unico modo per tutelare i vostri candidati da rischi di denuncia e controversie non necessarie".