Michele Merlo: da 'X Factor' alla major, passando per il 'no' a Sanremo
"Alla fine ce l'abbiamo fatta a fare un album in lingua. Tutte le precedenti esperienze sono servite a qualcosa, sono contento di aver fatto quelle pazzie per arrivare a questo disco": così Michele Merlo presenta "Cuori stupidi", che oltre ad essere il suo primo album tutto in italiano - e il primo pubblicato con il suo vero nome - è anche il primo frutto del contratto firmato con una multinazionale, Universal, dopo la parentesi indie con Maciste Dischi.
Per l'etichetta che ha lanciato - tra gli altri - Gazzelle, i Canova e Fulminacci, il cantautore veneto aveva pubblicato nel 2017 l'album "Cinemaboy", intitolato come il nome d'arte che aveva scelto per scrollarsi di dosso quel "Mike Bird" con il quale si era fatto conoscere qualche mese prima ad "Amici". Nella scuola di Maria De Filippi era entrato dopo aver provato - senza successo - a partecipare a "X Factor": "Ho firmato per Universal un anno fa. Mi sono messo subito a lavorare. A testa bassa. Ero intenzionato a fare le cose sul serio. Ora gioco nel campionato dei grandi, con qualche responsabilità in più", dice.
Nonostante il passaggio di etichetta, al suo fianco ha comunque voluto Federico Nardelli, produttore del giro della stessa Maciste con il quale aveva già collaborato nel 2017 per il progetto "Cinemaboy": "Quello che ci lega è un rapporto quasi fraterno. Lo conosco da quando non era ancora uno dei punti di riferimento di questa nuova scena cantautorale", spiega. I brani di "Cuori stupidi", anticipato dai singoli "Non mi manchi più", "Mare", "Tutto per me", "Aquiloni" e "Tivù", sono tutti frutto della collaborazione con Nardelli e Giordano Colombo, batterista e ingegnere del suono che nel suo curriculum non ha solo collaborazioni con star dell'ItPop - così come qualcuno ha ribattezzato la nuova scena cantautorale italiana - ma anche con big come Ligabue, Biagio Antonacci, Battiato e Loredana Berté: "È un disco molto italiano e pop", dice Michele Merlo delle nove canzoni di "Cuori stupidi", "abbiamo voluto fare una cosa abbastanza classica: non c'è nulla di fuorviante".