Nick Cave prima di suonare in Israele: 'Qui per ribellarmi a chi cerca di censurare gli artisti'

Tra la sera di oggi, domenica 19 novembre, e quella di domani, Nick Cave terrà due concerti alla Menorah Mivtachim Arena di Tel Aviv, in Israele: la scelta del cantautore australiano di esibirsi nel paese mediorientale era stata contestata da artisti come Roger Waters e Thurston Moore, che - contestando la politica adottata dal governo presieduto da Benjamin Netanyahu nei confronti della questione palestinese - aveva invitato il leader dei Bad Seeds a cancellare i due appuntamenti con il pubblico israeliano.
Qualche ora prima di salire sul palco per il primo dei due concerti, Cave ha tenuto una conferenza stampa dove ha spiegato le ragioni della sua decisione: "Non vengo in Israele da vent'anni: sento un forte legame con questo paese, che non riesco a esprimere a parole". L'artista ha giustificato la sua prolungata assenza con l'insuccesso, sul mercato locale, del suo album del 1997 "The Boatman’s Call", ma non solo: "Andare in tour è logorante, e - come se non bastasse - alla fine dei anche fare fronte alla pubblica umiliazione da parte di artisti come Roger Waters e compagnia".
"A nessuno piace venire umiliato pubblicamente. Credo, e me ne assumo la colpa, di non essere venuto in Israele per vent'anni per questa ragione", ha proseguito Cave, spiegando come a fargli cambiare prospettiva, al proposito, sia stato il tentativo - da parte di Brian Eno - di coinvolgerlo nella campagna "Artisti per la Palestina": "C'era qualcosa che mi puzzava, in quell'iniziativa. Così ho deciso di non aderirvi, senza però suonare in Israele. E questa mia scelta credo sia stata molto codarda".
"Ci ho pensato molto. Poi ho chiamato il mio staff e gli ho detto: 'Andremo in tour in Europa e in Israele'. Perché, improvvisamente, ai miei occhi è diventato molto importante prendere posizione contro chi cerca di censurare, di usare prepotenza e ridurre al silenzio gli artisti. Alle fine, le ragioni per le quali sono qui sono due: la prima è che amo Israele e la sua gente, la seconda è voler prendere una chiara posizione contro chi vuole censurare e ridurre al silenzio i musicisti. Per certi versi si può dire che sì, sia stato il BDS [il movimento Boycott, Divestment and Sanctions, ndr] a farmi suonare in Israele".
A stretto giro la Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel ha diffuso in comunicato in risposta alle dichiarazioni di Cave: "Tradendo i suoi valori progressisti, Nick Cave suonerà in Israele (...) E' una decisione politica e morale restare al fianco dell'oppressore invece che dell'oppresso". Di seguito, il comunicato completo:
.@nickcave's performances in Tel Aviv and recent statement are a propaganda gift to Israeli apartheid. Nonetheless, we thank him for making one thing abundantly clear -- playing Tel Aviv is never simply about music. pic.twitter.com/VkfRCXYnPt
— PACBI - BDS movement (@PACBI) November 19, 2017