Lollapalooza Berlin 2017: il resoconto della prima giornata con Mumford & Sons, George Ezra, Beatsteaks e...

Un clima più da festival autunnale che da grande raduno estivo - ché il 9 settembre, a certe latitudini, è estate solo per il calendario - ha accolto il debutto dell'edizione tedesca del Lollapalooza all'ippodromo di Hoppegarten, piccolo centro nell'hinterland berlinese dove la creatura di Perry Farrell si è rifugiata dopo essere stata sfrattata prima dai residenti del centralissimo ex aeroporto di Tempelhof - nel 2015 - e poi dal più periferico parco di Treptower, l'anno successivo: il meteo non ha scoraggiato gli 85mila fan - questi i dati forniti dagli organizzatori - che hanno fatto registrare il sold-out per il primo dei due appuntamenti, andati entrambi esauriti in prevendita qualche giorno prima dell'apertura dei cancelli.
L'accesso all'area concerti, nella giornata di sabato 9 settembre, non si è rivelato troppo agevole: i controlli scrupolosi su borse, zaini e - soprattutto - sui biglietti (questi ultimi nominali nel vero senso della parola, e utilizzabili solo dietro l'esibizione di un documento di identità in corso di validità), hanno congestionato i varchi di accesso, per passare i quali, nel corso della mattinata, è stato necessario pazientare in coda anche per un'ora abbondante.
Dentro, la macchina Lollapalooza ha funzionato alla perfezione: la prima esibizione notevole è stata quella dei Bear's Den, sul secondo Main Stage. Il gruppo di Andrew Davie e Kevin Jones si è prodotto in un set impeccabile, forse troppo pulito ma comunque coinvolgente: sono stati loro, nel primo pomeriggio, ad accendere la platea, che nel frattempo stava riempiendo, sotto la pioggia, l'enorme spianata occupata dal festival.
Mentre sul Perry's Stage i Drunken Maters cedevano il posto a Mike Perry, gli austriaci Wanda accendavano dal palco principale l'entusiasmo del pubblico locale. A coinvolgere (anche) gli spettatori non germanofoni ci ha pensato Gerge Ezra: il ventiquattrenne britannico - il cui set, purtroppo, era perfettamente sovrapposto a quello dei Vaccines sull'Alternative Stage - ha guadagnato i riflettori in punta di piedi, riuscendo a stregare la folla con pochissimo fumo e molto arrosto. Supportato da una band rodata alla perfezione - cosa da dare tutt'altro per scontata, quando si ha a che fare con un organico da almeno sei elementi che si destreggia tra elettronica e sezione fiati - il ventiquattrenne britannico ha infilato in scaletta i suoi cavalli di battaglia, senza dimenticare qualche anticipazione dal nuovo album come "Get Away", piazzata in seconda posizione nella setlist e già eseguita dal vivo più volte nel corso della bella stagione ormai agli sgoccioli.
Il tardo pomeriggio è stato all'insegna del Made in Germany: i Beatsteaks giocavano in casa, e il piglio sfoderato da Arnim Teutoburg-Weiß sul palco lasciava presagire che questa, per loro, sarebbe stata una giornata speciale. Con la platea ormai ai limiti della capienza, i profeti locali del punk rock si sono concessi oltre un'ora di set, alternando classici di repertorio a divertissement cuciti addosso ai fan come la rilettura di "I Want to Break Free" dei Queen. Voglia di vincere facile? Probabilmente, ma moderata, se paragonata a quella mostrata da Marteria, al secolo Marten Laciny, da Rostock, al quale è stato affidato lo slot pre-headliner: difficile, per chi abbia poco confidenza con la scena rap-electro tedesca, giudicare la scaletta elaborata per Hoppegarten. Certo, l'aver sfoderato a inizio set "Aliens", registrata in studio con la collaborazione dello stesso Teutoburg-Weiß e riproposta con lo stesso special guest sul palco del Lollapalooza - che fino a pochi minuti prima era in azione sull'altro main stage a qualche centinaio di metri di distanza - è parsa la più classica delle captatio benevolentiae o mossa paracula che dir si voglia, che però ha funzionato, e bene. Tanto bene da "schiacciare" - sia a livelli di volume che di pubblico - l'esibizione del pur bravo Michael Kiwanuka sull'alternative stage.
Trovarsi nel running order dopo un set concluso tra giochi pirotecnici e un interminabile bagno di folla del frontman non è facile, ma Marcus Mumford e i suoi non si sono fatti intimorire: là dove Laciny è arrivato con i muscoli, i bassi sintetici compressi al massimo e il volume degli amplificatori, il quartetto britannico è arrivato a modo suo, cioè con classe e mestiere. La scaletta sfoderata al Lollapalooza Berlin non si è discostata troppo da quelle proposte dai Mumford and Sons nel corso delle ultime settimane, con "Snake Eyes" e "Little Lion Man" ad aprire le danze seguite da - tra le altre - "White Blank Page", "Tompkins Square Park" e "Awake My Soul", ma l'apparizione sul palco di Baaba Maal per le inevitabili (perché già fissate su nastro insieme all'artista senegale per l'EP "Johannesburg") "Si Tu Veux", "Wona" e "There Will Be Time" - in ogni caso già proposte, da vivo, nel corso della bella stagione - ha contribuito a variare il menù dopo la serie di date con il featuring appaltato alle First Aid Kit.
Peccato che tanti - compreso chi scrive - buona parte del set dei Mumford and Sons l'abbiano sentito sulla via dell'uscita, dopo i poco rassicuranti tweet degli organizzatori che, vista l'affluenza record e la difficoltà nei collegamenti con il centro della città, invitavano gli spettatori a "pianificare il proprio rientro con attenzione" al fine di evitare un maxi ingorgo alle fermate dei bus e alla stazione della linea 8 della S-Bahn. Dove, tra l'altro, la situazione era già piuttosto critica ben prima dell'inizio dei set di Two Doors Cinema Club e Boys Noize, quest'ultimo chiamato a sostituire sul Perry's Stage Marshmello bloccato negli USA dall'uragano Harvey.
Please plan your departure in time and check all travelling options. (3)
— Lollapalooza Berlin (@LollapaloozaDe) September 9, 2017
Since there were delays already during the arrival, we expect longer waiting times from 10:30 pm. (2)
— Lollapalooza Berlin (@LollapaloozaDe) September 9, 2017
Dear #lollaberlin visitors,
— Lollapalooza Berlin (@LollapaloozaDe) September 9, 2017
as announced, travelling to the festival site and back is challenging. (1)
Domani, coi Foo Fighters, difficilmente la musica, logisticamente parlando, cambierà: che per i fortunati ospiti della Platinum Area - sì, qui c'è anche quella, messa di fianco a quella, più tradizionale e meno lussuosa, denominata "Vip" - siano già in preparazione dei pratici jet pack?
(dp)