
Non poteva che contenere la parola amore, il titolo del nuovo disco di Gigi D’Alessio, neoromantico senza pentimenti o ripensamenti. Lo racconta lui stesso a Rockol: “‘Quanti amori’ era il titolo più giusto per questo album e per Gigi D’Alessio. Non è necessariamente legato alla canzone dallo stesso titolo contenuta nel disco, ma al fatto che nella vita si possono davvero amare tante cose: la famiglia, i figli, la musica…”.
Al figlio Luca, ultimo arrivato in casa, è dedicato il disco (“Agli altri figli, che hanno visto la crescita della mia musica, ho dedicato delle canzoni. A Luca, che ha un anno e mezzo, ho dedicato il disco, ma conto di dedicare un pezzo a tutti e tre”, racconta il papà orgoglioso). Ma la notizia non è la rinnovata attenzione al genere, il neoromanticismo melodico, che l’ha lanciato da Napoli in tutta Italia. La notizia è che Gigi non si sente solo napoletano o solo italiano. Per questo motivo “Quanti amori” è stato realizzato da un team da fare invidia a molti colleghi stranieri, che comprende musicisti come Tony Levin (basso di Peter Gabriel), Steve Ferrone, e arrangiatori come Jeremy Lubbock (già al lavoro con Sting, Madonna, Ray Charles). “Io mi ritengo più musicista che cantante”, racconta lui, con l’entusiasmo di un bambino. "Sono cresciuto leggendo i crediti dei dischi: avere gente come questa nel mio disco è un onore. Io canto in italiano e napoletano, ma la musica non ha confini, è un linguaggio internazionale: perché una mia canzone non può avere successo all’estero?”.
Internazionale sì, ma ben radicato nella sua terra: la canzone centrale di “Quanti amori” si intitola “Napulé” e parla “della pizza margherita, di San Gennaro e di Totò, simboli ben conosciuti della mia città, di cui ho voluto ri-raccontare le storie”. Nel brano compare Lucio Dalla, uno degli ospiti insieme agli “scugnizzi” Sal Davinci e Gigi Finizio, oltre che a Anna Tatangelo e Alex Britti. “Lucio è una persona straordinaria. Nella canzone canta di Caruso e ho pensato a lui proprio perché mi ha raccontato come ha scritto la sua ‘Caruso’, dormendo per caso nella stanza in cui il tenore era morto e sedendosi al suo pianoforte. Quanto ad Anna, la produco io, quindi è stato naturale chiamarla. Ad Alex avevo pensato per una parte di chitarra: non ho nemmeno fatto in tempo a chiedere di venire a suonare che già stava in studio…”.
Il disco si chiude con “Campioni nel cuore”, colonna sonora del reality show calcistico “Campioni”: “La canzone è nata da un’idea del regista Roberto Cenci. Io mi ritengo fortunato perché ho avuto la mia opportunità. Ma nella musica, come nel calcio e nella vita, tutti dovrebbero avere questa opportunità. Ho scritto 'Campioni nel cuore' pensando proprio a questo”.
Al figlio Luca, ultimo arrivato in casa, è dedicato il disco (“Agli altri figli, che hanno visto la crescita della mia musica, ho dedicato delle canzoni. A Luca, che ha un anno e mezzo, ho dedicato il disco, ma conto di dedicare un pezzo a tutti e tre”, racconta il papà orgoglioso). Ma la notizia non è la rinnovata attenzione al genere, il neoromanticismo melodico, che l’ha lanciato da Napoli in tutta Italia. La notizia è che Gigi non si sente solo napoletano o solo italiano. Per questo motivo “Quanti amori” è stato realizzato da un team da fare invidia a molti colleghi stranieri, che comprende musicisti come Tony Levin (basso di Peter Gabriel), Steve Ferrone, e arrangiatori come Jeremy Lubbock (già al lavoro con Sting, Madonna, Ray Charles). “Io mi ritengo più musicista che cantante”, racconta lui, con l’entusiasmo di un bambino. "Sono cresciuto leggendo i crediti dei dischi: avere gente come questa nel mio disco è un onore. Io canto in italiano e napoletano, ma la musica non ha confini, è un linguaggio internazionale: perché una mia canzone non può avere successo all’estero?”.
Internazionale sì, ma ben radicato nella sua terra: la canzone centrale di “Quanti amori” si intitola “Napulé” e parla “della pizza margherita, di San Gennaro e di Totò, simboli ben conosciuti della mia città, di cui ho voluto ri-raccontare le storie”. Nel brano compare Lucio Dalla, uno degli ospiti insieme agli “scugnizzi” Sal Davinci e Gigi Finizio, oltre che a Anna Tatangelo e Alex Britti. “Lucio è una persona straordinaria. Nella canzone canta di Caruso e ho pensato a lui proprio perché mi ha raccontato come ha scritto la sua ‘Caruso’, dormendo per caso nella stanza in cui il tenore era morto e sedendosi al suo pianoforte. Quanto ad Anna, la produco io, quindi è stato naturale chiamarla. Ad Alex avevo pensato per una parte di chitarra: non ho nemmeno fatto in tempo a chiedere di venire a suonare che già stava in studio…”.
Il disco si chiude con “Campioni nel cuore”, colonna sonora del reality show calcistico “Campioni”: “La canzone è nata da un’idea del regista Roberto Cenci. Io mi ritengo fortunato perché ho avuto la mia opportunità. Ma nella musica, come nel calcio e nella vita, tutti dovrebbero avere questa opportunità. Ho scritto 'Campioni nel cuore' pensando proprio a questo”.
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