E' ormai dal 2003, da "Domani", che il musicista clarense non pubblica un album di canzoni inedite. Nel frattempo ha fatto uscire - nel 2004 - la sua personale rivisitazione di "Creuza de ma", il disco del quale fu coautore con Fabrizio De André - ha curato due colonne sonore, una per la TV e una per il film di Gabriele Salvatores "Educazione siberiana" (2013), ma soprattutto si è dedicato all'attività di produttore, direttore artistico (nel 2015 di Area Sanremo, direttore musicale (nel 2013 e 2014 del Festival di Sanremo), maestro concertatore (della "Notte della Taranta" nel 2007), è stato il deus ex machina del progetto del singolo "Domani 21.04.2009" in memoria del terremoto d'Abruzzo e ha anche trovato il tempo per scrivere il suo primo romanzo ("Foto di gruppo con chitarrista", 2009).
Mauro Pagani torna quest'anno alla sua prima grande passione, scrivere e cantare canzoni. Ed ecco “The big man”: un brano post funk interpretato in inglese, il cui testo è evidentemente ispirato a un personaggio politico statunitense del quale si parla molto in questi mesi - non possiamo fare il cognome, ma solo il nome: Donald).
“Ci ho scherzato sopra, ma credo ci sia poco da ridere. Questo proliferare di nuovi dittatorelli - o aspiranti tali – ricorda tempi oscuri, in realtà assai poco lontani, il cui orribile odore arriva ancora fino a noi”.
Chi ha già ascoltato la canzone, che sarà in circolazione da domani, ci ha trovato riferimenti a "My life in the bush of ghosts" di David Byrne e Brian Eno, ai Talking Heads e a "Fame" di David Bowie, naturalmente rielaborati in maniera del tutto personale; e chi ha già avuto modo di sbirciare il video - disponibile su Vevo da sabato - si è ricordato di quello di "Two tribes" dei Frankie Goes To Hollywood.
Il singolo "The big man" anticipa un album che uscirà in autunno, e che sarà presentato in un tour teatrale.