Lorenzo Fragola presenta "Zero gravity": "Difficile legarmi ad un solo genere musicale" - VIDEOINTERVISTA

In 15 mesi Lorenzo Fragola ha vinto l’ottava edizione di X Factor, partecipato due volte al Festival di Sanremo e pubblicato due album: dopo “1995”, del 2015, venerdì 11 marzo esce “Zero gravity”. Non è solo la routine accelerata degli ex-talent, che di solito prevede un album all’anno (contro i due o tre anni tra un lavoro e l'altro degli altri artisti), per tenere viva l’attenzione. Nessun altro concorrente di X Factor aveva prodotto tanto così in fretta.
“Stanco?” chiediamo al cantante siciliano, quando ci accoglie negli studi milanesi di Eros Ramazzotti dove ha inciso il disco. “Per niente, fosse per me ne farei già un altro”, dice. Via i capelli biondi tinti sfoggiati durante il primo tour (già abbandonati per il Festival), barbetta incolta, Fragola si dice “diverso”, dopo questo tour de force: “Nella consapevolezza di tutto ciò che vuol dire ogni singolo momento di questo lavoro, dallo stare in studio al live, al relazionarmi con la stampa: sono inevitabilmente maturato. Poi dal punto di vista della scrittura: prima mi ponevo dei paletti per non esagerare. Ora non è tanto l’esagerare, ma la voglia di raccontare quello che mi passa per la testa, senza pormi dei limiti. Prima mi raccontavo attraverso altri generi, oggi provo a raccontare una mia identità musicale”.
L’identità musicale di questo album, prodotto da Fabrizio Ferraguzzi, è la diversità di suoni e di generi, dalla ballata classica al pop elettronico al funky. La parola che Fragola usa di più è “libertà”: “Mi riconosco nella diversità perché è difficile legare le persone ad un solo genere musicale. Mi sono chiesto cosa mi piace, cosa mi rappresenta nei miei ascolti quotidiani. La musica deve rispecchiare questi lati della mia personalità che so di avere”.
Così tanta libertà che in fase di scrittura Fragola ha coinvolto diversi nomi della scena italiana come co-autori dei brani: da Ermal Meta (già al lavoro sul disco precedente), a Federica Abate (“E’ una delle migliori nelle melodie in Italia, in questo momento"), a Virginio Simonelli, a Dario Faini, alias Dardust (che esce con un proprio disco, “Birth”, il 18 marzo): “Dario è stato importante, è stato sempre presente in fase di scrittura, mi piaceva la sua dimensione electro che è quella che volevamo per il disco.
Ci ha aiutato nella struttura dei brani, proprio perché la tendenza era di scrivere talmente liberi che bisognava fare il punto della situazione”.
Da questa libertà, per esempio, l’idea di continuare a cantare sia in inglese che in italiano. “Non so se da Elisa ci si aspettasse un singolo in inglese perché sentiva quello, no? Non mi impongo un’idea di dove andrò con la scrittura, con i suoni, con la lingua. In questo momento mi sentivo di fare così, magari in futuro mi sentirò di fare l’opposto”. Il titolo del disco, infine, arriva dalla canzone eponima, che echeggia una delle due cover del disco. Oltre a “La donna cannone” (portata a Sanremo, assieme all’inedita “Infinite volte”), c’è “Gravity”, una canzone scritta regalata dai Coldplay agli Embrace nel 2004: “Sia io che Fabrizio Ferraguzzo siamo grandi fan dei Coldplay”, dice di quello che è il riferimento sonoro dell’album, non solo in quel pezzo. “E soprattutto di Chris Martin come autore. Volevamo tradurre in italiano ‘Gravity’ ma non ci siamo riusciti, ma ne è nata un’altra canzone, speculare in tutto, che è diventata la title track”.
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