Frank Sinatra nasceva cento anni fa: la guida di Rockol al primo secolo di Ol' Blue Eyes - VIDEO / FOTO / ASCOLTA

Era tutto e il suo esatto contrario, ma con una classe tutta sua, capace di suscitare irritazione e - al contempo - un'ammirazione incoffessabile. L'immigrato che si arricchisce e che vota repubblicano. Il repubblicano che ai tempi del segregazionismo girava locali e sale da concerto con gli afroamericani. L'amico dei mafiosi ma anche dei politici - e all'epoca, negli Stati Uniti, il limite che delimitava le categorie era piuttosto netto. Il rock (almeno, quello antecendente alla trasformazione di Bono da rockstar a vate 2.0) l'ha odiato, per questo, e infatti la santificazione di Sid Vicious - più per il suo lavoro al basso coi Sex Pistols - a sancirla è stata la cover di "My way", il classico "scippato" al simulacro della canzone paludata, al cantante noioso che piace ai genitori, e stuprato senza pietà, con tanto di sparatoria catartica all'indirizzo della platea e (simbolico) anninchilimento del suo pubblico.

A Frank Sinatra, però, non importava, perché tra lui e il rock c'era un odio reciproco, e nemmeno tanto cordiale. "La più violenta, brutta, disperata e viziosa forma di espressione che abbia avuto la sfortuna di sentire": questa la sua definizione della musica di Rolling Stones, Led Zeppelin e compagnia, quindi difficile che uno abituato a girare a braccetto con Sam Giancana (ex guardia del corpo di Al Capone, poi divenuto boss di Chicago e - per i cospirazionisti che non credano al rapporto della commissione Warren - principale mandante dell'assassinio di John Fitzgerald Kennedy) si sia fatto impressionare da un ragazzino tossicomane che di lì a poco sarebbe stato trovato morto di overdose in un pidocchioso appartamento del West Village.

Eppure il rock, anche quello contemporaneo e - apparentemente - insospettabile, a Sinatra deve molto. Più che alla nuova ondata di band che lo indicano come ispiratore, come i Panic! At The Disco, cresciuti tra l'altro nella "sua" Las Vegas, sono dischi come "Shadows in the night" - il tributo di Bob Dylan al repertorio di Ol' Blue Eyes - a far capire quanto, dopo tutto, seppure ben nascosto e il più delle volte rinnegato, nel DNA della musica che ascoltiamo oggi ci sia una porzione di geni che riconducano a Frank Sinatra.

In occasione di quello che sarebbe stato il suo centesimo compleanno - il prossimo sabato, 12 dicembre, Rockol ha dedicato a The Voice un'ampia retrospettiva, con approfondimenti sulle sue canzoni più celebri, excursus sulle sue origini, una panoramica della sua carriera al cinema e uno sguardo a luci e ombre della sua vita privata.

Buona lettura!

 

 

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