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Nek, il nuovo album 'Prima di parlare': 'Il mio disco luminoso, tra fede, anima e amore' - INTERVISTA

Nek, il nuovo album 'Prima di parlare': 'Il mio disco luminoso, tra fede, anima e amore' - INTERVISTA

È il primo ad ammetterlo. Alla vigilia di Sanremo era considerato il solito Nek, uno da cui sapevi bene o male cosa aspettarti. Poi è arrivata “Fatti avanti amore”, con la sua cassa dritta e l’atmosfera dance, e ha rovesciato la percezione della gente trasformando il cantante di Sassuolo per cinque sere in una sorta d’innovatore, se paragonato all’arcitalianità da esportazione del Volo. “Massì, mi piace che si dica che sono il vincitore morale di Sanremo. ‘Fatti avanti amore’ è entrata nella testa delle persone, me lo dicono tutti. Anche voi giornalisti avete cambiato atteggiamento. Dai, diciamola tutta, non siete mai stati teneri con me. Mai generosi. ‘Nek? Bravo, però…’. C’era sempre un però”. A Sanremo Nek è arrivato sereno e si è rivisto “negli occhi spaventati di Fragola, che m’ha ricordato com’ero io 18 anni fa, ai tempi di ‘Laura non c’è’”. Oltre ad esserci piazzato secondo in classifica, ha portato a casa il Premio sala stampa radio-tv, il Premio come miglior arrangiamento, il Premio speciale per la canzone più radiofonica e ha vinto nella categoria cover con “Se telefonando”. “Meglio non essere arrivato primo”, dice, “ché a vincer tutto si fa la figura degli antipatici”.

 

Giacchetta scura, jeans scoloriti e t-shirt scollata che lascia intravedere un tatuaggio, Nek è a Milano per presentare alla stampa il nuovo album “Prima di parlare” che contiene sia “Fatti avanti amore”, sia la cover di “Se telefonando”. “L’abbiamo aggiunta all’ultimo momento, da tanto era piaciuta. E pensare che era la cosa che più mi preoccupava, era come una spada di Damocle. Roba di Mina, Morricone, Costanzo, riarrangiarla è stata un’impresa”. Con la figlia Beatrice sulle gambe e la moglie Patrizia Vacondio a pochi passi, Nek racconta di un album molto personale. “I pezzi sono concatenati, raccontano della mia vita privata. Della famiglia che dà equilibrio alla professione. Del fatto che termina una vita, quella di mio padre che è morto nel 2012, e ne inizia un’altra”, e intanto indica la piccola Beatrice, 4 anni. “È un disco luminoso”, afferma, e la fede non è estranea a questo percorso. “È stata la fede a farmi accettare la morte di mio padre. È un continuo conoscersi, accettarsi, capire i propri limiti. E quando si cade, ci si rialza. Non sono uno che si limita a leggere le Scritture, non voglio essere uno spettatore passivo, voglio toccare con mano quel che la fede può combinare. Perché le persone che perdono la dignità la riacquistano grazie alla fede? Per rispondere vado nelle comunità e vedo quel che fanno”.

 

 

“Credere amare resistere” è nata da uno di questi incontri. Nek è entrato in contatto con Voa Voa, una onlus creata dai genitori di Sofia, una bambina affetta da una grave malattia degenerativa. La canzone prende titolo dal motto dell’associazione. “Organizzazioni come la loro o come Nuovi Orizzonti alleggeriscono la vita di chi affronta certi drammi. La fede la trovi anche in ‘Invisibile’ che parla di quanto siano importanti nelle nostre vite le cose che sfuggono all’occhio umano. Come l’amore, che è il fine assoluto, la fede e l’anima”. Sulla cover del disco, impaginata come la copertina di una rivista, oltre alla scritta Nek compare il nome di battesimo del cantante, Filippo Neviani. “Col passare degli anni apprezzo sempre di più il mio vero nome, tant’è che quando mi chiedono un autografo spesso mi firmo Filippo. Invece all’inizio non ne volevo sapere. Non mi piaceva. Volevo un nome che avesse un bel suono, che mi distinguesse”.

 

 

“Prima di parlare” è frutto di un lavoro collettivo e Nek ci tiene a citare i suoi collaboratori: Luca Chiaravalli, Andrea Bonomo, Gianluigi Fazio, Max Elli. “La parola chiave è sinergia. Col disco di due anni fa mi sono congedato da un gruppo di lavoro che mi accompagnava da una dozzina d’anni. Era finita la magia. Ho chiuso quel capitolo con serenità e ne ho aperto un altro. La condivisione con nuove persone mi ha stimolato e aperto a nuove contaminazioni. Ci mettevamo attorno a un tavolo, io tiravo fuori i pezzi e loro mi aiutavano ad arrangiarli. È l’antitesi dell’ultimo album, che era essenziale, suonato tutto con basso, batteria e chitarra. Ma non ho rimpianti. Quel che ho fatto mi è servito per arrivare sin qui. Forse in passato avrei potuto essere più diretto e sincero sia nello stile che nei concetti, ma solo sbagliando si migliora. È la lezione più grande che ho imparato. È come quando studi una lingua: puoi dedicarti finché vuoi alla teoria, ma poi devi andare per strada a metterla in pratica”. In quanto all’elettronica, ammette che “sono cose che mi hanno fatto sentire i miei musicisti. Ma c’è un disco che ho sentito, ‘Trans-Europe Express’ dei Kraftwerk”.

 

 

Il punto, ora, è se Nek riuscirà a cavalcare il cambiamento di percezione provocato da “Fatti avanti amore”. Sta girando i negozi d’Italia per firmare i dischi “e sentire il contatto umano con la gente, che è poi il messaggio dell’album”. In autunno partirà in tournée. Forse ci sarà una produzione più ricca del solito. “Di sicuro mi divertirò a giocare con l’elettronica, ma starò attento affinché non oscuri le parti suonate, cioè l’elemento umano. Ho un pubblico variegato, dai bambini ai cinquantenni, e sto raccogliendo bellissimi segnali dall’estero. In aprile uscirà la versione del disco in lingua spagnola e conto di andare a suonare in America Latina e Stati Uniti”. Ogni tanto rilegge il romanzo che ha scritto e non esclude di pubblicarlo un giorno, “perché non voglio perdermi l’occasione di comunicare con un linguaggio diverso dalla musica”. Intanto lo aspetta una nuova scommessa da pagare. Quando il video di “Fatti avanti amore” ha raggiunto 3 milioni di visualizzazioni ha dovuto lavare una pila di piatti nel ristorante di un amico. “Ora che ha superato i 5, che mi toccherà fare?”.

(Claudio Todesco)

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