
“Se siamo tornati è perché siamo stati via 20 anni”: ride mentre lo dice, Martin Kemp. E subito parte la stupidera: gli Spandau Ballet sono affiatati, si divertono assieme. Si ha la sensazione, anche in pochi minuti, che la band inglese sia nel suo momento migliore, almeno umanamente. E anche musicalmente sono in piena carica: la band si è riunita a partire dal 2009, ma nel ultimi mesi è in pienissima attività: una raccolta con inediti, un documentario e adesso un tour che partirà dall’italia il 24 marzo.
Questa sera saranno superospiti della terza serata del Festival: i abbiamo incontrati in albergo, poco prima della conferenza stampa all’Ariston, li abbiamo fatti parlare degli anni ’80, del film, della raccolta e soprattutto del tour. Ed è partita la studipera tra i cinque membri: risposte serie e risate a volontà.
Poco dopo, passaggio in sala stampa. La prima domanda è sui Duran Duran e l’antica rivalità, tra ieri e oggi. “Ci hanno mandato un biglietto con scritto ‘Break a leg’”, ovvero in bocca al lupo, racconta Gary Kemp. Che glissa poi tutte le domande sulle questioni riguardanti il passato della band, che si è sciolta tra liti e incomprensioni. “Siamo riuniti da 5 anni, non parliamo dei problemi”. Ricordano la gioia del suonare assieme, dicono che i concerti saranno una festa, una celebrazione di quella storia, ma guardando avanti. “Sarebbe un peccato non riuscissimo a mettere assieme un album, vista la creatività che abbiamo adesso”, dice Steve Norman, praticamente uguale, ciuffo biondo e sorriso.
Gli Spandau Ballet saranno in Italia il 24 marzo (Milano, Mediolanum Forum), 26 marzo (Torino, Pala Alpitour), 27 marzo (Padova, PalaFabris), 28 marzo (Firenze, Mandela Forum) e 30 marzo (Roma, PalaLottomatica).