Articoli - 07/05/2004
Comunicato Stampa: Verdena, Hogwash e Jennifer Gentle in concerto al Live Club
La redazione di Rockol non è responsabile del contenuto di questa notizia, che è tratto da un comunicato stampa. Artisti, etichette e aziende che vogliono rendere note le proprie iniziative attraverso la pubblicazione di un loro comunicato stampa in questa sezione possono indirizzare una e-mail a presskit@rockol.it. La pubblicazione dei comunicati è a discrezione della redazione.
DIVENTA UN MINI FESTIVAL
LA DATA DEI VERDENA
DI VENERDI’ 7 MAGGIO
AL LIVE DI TREZZO (MI)
Per volere della band la data del 7 maggio, al Live Club di Trezzo (MI), del tour nei club italiani diventa una sorta di mini festival.
Nella stessa serata infatti suoneranno altre due band; gli Hogwash e i Jennifer Gentle.
Il loro primo singolo “Luna” è schizzato subito in cima alle classifiche (secondo posto classifica FIMI) dopo aver pubblicato il loro terzo disco IL SUICIDIO DEI SAMURAI entrato direttamente nei primi dieci della classifica degli album più venduti a più di due anni di distanza dall’ultimo lavoro tornano in scena
in tour
presentano
IL SUICIDIO DEI SAMURAI
VENERDI' 07 MAGGIO 2004
TREZZO SULL'ADDA (MI) - LIVE CLUB
VIA FRATELLI BANDIERA,
TEL.: 02. 9092478
€ 10,00
APERTURA PORTE ORE : 21.30
INIZIO CONCERTO ORE: 22.30
WWW.LIVECLUB.IT
Sono passati più di due anni dall’uscita dell’ultimo disco di Verdena, SOLO UN GRANDE SASSO. Il secondo album della band, accolto con entusiasmo dalla critica, che ha fatto guadagnare al gruppo la stima di tutti e fa considerare VERDENA uno dei gruppi più credibili della scena italiana, era un disco “astratto”, etereo, risultato di un anno e mezzo di sperimentazione live, di una sorta di presa di coscienza da parte della band, delle mille possibilità del pentagramma e dell’utilizzo dei loro strumenti per raccontare un mondo puntiforme, pieno di nuovi colori e sentimenti.
VERDENA, il primo disco (40mila copie vendute, uno degli esordi discografici italiani più fulminanti degli anni 90) era rabbia pura.
IL SUICIDIO DEI SAMURAI è album di canzoni suonate in maniera viscerale, che, senza essere un ritorno al passato, è un disco tanto “diretto” e compatto quanto VERDENA. Una raccolta di canzoni in cui, ancora più che in SOLO UN GRANDE SASSO, l’universo sonoro è stato messo a fuoco e riconferma l’assoluta originalità della band nel panorama rock italiano. Il punto di svolta per raggiungere questo obbiettivo?
L’autoproduzione.
Il nuovo album infatti è stato scritto, prodotto, arrangiato e mixato in quello che era il “pollaio” e che oggi è diventato Henhouse Studio, uno studio di registrazione a tutti gli effetti, pensato da Alberto Ferrari (chitarra e voce della band), Luca Ferrari (batteria) e Roberta Sammarelli (basso) con strumenti rigorosamente analogici.
L’autoproduzione ha permesso al gruppo di avere il controllo totale del suono, da sempre punto di partenza, di forza e originalità dei VERDENA. Autoproduzione, quindi, insieme a un ritorno alla forma canzone, sono i due punti fondamentali del nuovo album.
Ma le novità non finiscono qui. VERDENA infatti non sono più in tre. A loro si è aggiunto Fidel Fogaroli, già tastierista nel tour di SOLO UN GRANDE SASSO, oggi a tutti gli effetti quarto elemento della band, che lo ha fortemente voluto con sè in fase di registrazione e arrangiamento dei brani per sviluppare ancora di più la ricerca sui suoni e ampliare il linguaggio della loro musica.
IL DISCO
Poetico e scurrile, ermetico e ruvido, sognante e incazzato, mix di nichilismo psichedelico e surreale, caparbiamente rock. E’ questo in sintesi IL SUICIDIO DEI SAMURAI.
Disco che porta in sè l’incontenibile gioia (e allo stesso tempo il dolore) di essere vivi, di sentire la propria vita sulla pelle, in ogni istante, notte e giorno.
Raccolta di canzoni che racchiude una dichiarazione consapevole della propria diversità, del proprio “non essere indifferente” al mondo e che sintetizza l’ansia folle di vivere. Ed è un’ansia che brucia, che corrode la pelle e le ossa, che fa rovistare senza paura tra le pieghe dell’anima, in cerca di una “verità che precipita” (da “Elefante”). Con l’ansia e l’angoscia “addosso” per la continua ricerca (di tutto e del contrario di tutto), si creano realtà parallele a quelle di un mondo che corre verso il niente (parola ricorrente nel disco, avverbio nichilista che fa da sedativo al dolore per le visioni di una realtà in caduta libera). Stesi su un cellophane (come in “Balanite”), si cerca di commentare i giorni, guardarli, dargli un perchè, anzichè lasciarli scivolare via.
E poi si scolpiscono, tramite devastazioni rock, altre realtà parallele, imperi blu (da “Elefante”) che non si allineano a un mondo dove “la gente lucida non pensa più a niente” (da “Farfisa”). Si delinea un mondo a parte, in cui si rifiuta l’aggressività, da cui ci si scopre a guardare “un cristo che sanguina e ... guarda con rabbia” il nostro mondo (da “Phantastica”). Un mondo in fiamme (raccontato dal rock incandescente della band) e schizofrenicamente acquatico, fatto di gocce, molecole, pioggia che cade, oceani che dividono.
Un mondo dove i Verdena ancora una volta pensano un disco diverso, che riconferma l’evoluzione continua della band e in cui ci si concentra sulle parole, non più solo suoni complementari al monolite rock del gruppo, ma racconti “distorti” di un mondo “diverso”.
SCHEDA BIOGRAFICA
Alberto e Luca sono fratelli, vivono a Bergamo e suonano insieme da più di dieci anni. Dopo aver esplorato diversi generi musicali e aver cambiato parecchi bassisti, i due, nel 1996, conoscono Roberta, che ai tempi suonava la chitarra in un gruppo punk di Bergamo (Porno Nuns). Nascono i Verbena (allora, prima di venire a conoscenza dell’esistenza di un gruppo omonimo americano, si chiamavano così). O per lo meno.
I Verdena esistevano già da tempo. Ma con l’arrivo di Roberta tutto assume qualcosa di definitivo. Con questa line up “quadrata” (Alberto alla chitarra e voce, Luca alla batteria, Roberta al basso) il gruppo riesce a mettere a fuoco le proprie potenzialità rock. Vengono alla luce così i primi brani firmati dai tre, scaturiti da jam session che la band usa tenere nel pollaio sotto casa, dove il gruppo ha improvvisato una sala prove. Dopo un’attività “live” molto intensa, su e giù per l’Italia, tra centri sociali, circoli ARCI e pub, il gruppo, alla fine del 1998, chiude un accordo con la Universal. Nel marzo del 1999 la band entra in studio di registrazione (allo Studio Emme di Firenze). Accanto a loro c’è, in veste di produttore, Giorgio Canali, chitarrista dei CSI. Finite le registrazioni i Verdena iniziano una frenetica attività “live” che li porta, in contemporanea con l’uscita del loro primo EP (VALVONAUTA) a suonare ad alcuni degli appuntamenti più importanti dell’estate 1999 (Imola Heineken Jammin’ Festival, Jesolo Beach Bum Festival, Independent Day Festival). Nel frattempo VALVONAUTA - un EP contenente quattro brani – diventa un hit nelle discoteche rock. Il video di VALVONAUTA, in rotazione su tutte le televisioni di settore, suscita molte attenzioni, tanto da far decidere a MTV di volere il gruppo alla prima edizione dell’MTV Brand New Tour (svoltosi nell’inverno dello stesso anno).
Dopo un’estate infuocata e piena di soddisfazioni, il 30 settembre, esce VERDENA. E fin da subito si capisce la forza del gruppo, addizione di furia punk, attitudine rock, aperture melodiche improvvise e un gusto tutto psichedelico per l’improvvisazione. Questi elementi si mescolano e si ricompongono in una nuova forma, che nasce dalla voglia di comunicare e di farlo nel modo più diretto possibile. Ed è probabilmente per questo desiderio “puro” di comunicare, di spazzar via ogni tipo di “coolness”, che il gruppo vende, oltre ogni aspettativa, 40mila copie del suo album d’esordio, che VERDENA, nella prima metà di febbraio, entra in classifica, tra i primi 50 album venduti in Italia, che VIBA, il secondo singolo tratto da VERDENA, nell’ultima settimana di Gennaio del 2000, entra nella classifica FIMI al 17esimo posto. E’ per questo che il gruppo riceve una nomination come migliore band rivelazione del 1999 all’interno del PIM organizzato da REPUBBLICA.
E’ per questo che la band dal vivo è richiestissima. Ed è proprio qui, dal vivo, che viene a galla tutta la potenza rock della musica dei VERDENA. Non solo. Qui si capisce l’assoluta familiarità dei VERDENA con i propri strumenti. Qui si notano le diverse componenti che modellano il suono dei VERDENA: la costruzione ritmica “in caduta libera” di Luca, le linee di basso “wave” di Roberta, la propensione alla melodia pop nelle armonie vocali e i rumorismi e le inflessioni rock di Alberto. Verdena però, mentre suonano senza sosta in tutti i club storici italiani, tra una data e l’altra, nei momenti di pausa, provano nuovi riff, nuovi ritmi, nuove linee di basso. Pian piano, nel pollaio dietro casa, prende forma il nuovo album. Intanto i Verdena si comprano un rhodes, poi un mellotron. La trama del suono della band si inspessisce. Il risultato, dopo due mesi di registrazione nello studio di Mauro Pagani (ex PFM, che sui Navigli si è inventato uno degli studi più ambiti dai musicisti italiani, il Next) con a fianco Manuel Agnelli (leader degli Afterhours) in veste di produttore artistico, è SOLO UN GRANDE SASSO. Il disco, appena uscito, entra nella classifica FIMI direttamente al sesto posto (spodestando niente meno che Vasco Rossi dalla top ten) ed ottiene recensioni entusiastiche. Il disco viene accolto come una riprova della forza della band e fa guadagnare a VERDENA una credibilità che li fa accostare al meglio del rock italiano (Marlene Kuntz, Afterhours). Oggi, Gennaio 2004, dopo più di due anni, una sofferta costruzione del loro studio di registrazione personale (l’Henhouse Studio), l’acquisizione di un quarto elemento (Fidel Figaroli, tastierista del gruppo) e la scrittura di più di venti brani, esce finalmente l’attesissimo terzo album dei VERDENA; IL SUICIDIO DEI SAMURAI.
DIVENTA UN MINI FESTIVAL
LA DATA DEI VERDENA
DI VENERDI’ 7 MAGGIO
AL LIVE DI TREZZO (MI)
Per volere della band la data del 7 maggio, al Live Club di Trezzo (MI), del tour nei club italiani diventa una sorta di mini festival.
Nella stessa serata infatti suoneranno altre due band; gli Hogwash e i Jennifer Gentle.
Il loro primo singolo “Luna” è schizzato subito in cima alle classifiche (secondo posto classifica FIMI) dopo aver pubblicato il loro terzo disco IL SUICIDIO DEI SAMURAI entrato direttamente nei primi dieci della classifica degli album più venduti a più di due anni di distanza dall’ultimo lavoro tornano in scena
VERDENA
in tour
presentano
IL SUICIDIO DEI SAMURAI
VENERDI' 07 MAGGIO 2004
TREZZO SULL'ADDA (MI) - LIVE CLUB
VIA FRATELLI BANDIERA,
TEL.: 02. 9092478
€ 10,00
APERTURA PORTE ORE : 21.30
INIZIO CONCERTO ORE: 22.30
WWW.LIVECLUB.IT
Sono passati più di due anni dall’uscita dell’ultimo disco di Verdena, SOLO UN GRANDE SASSO. Il secondo album della band, accolto con entusiasmo dalla critica, che ha fatto guadagnare al gruppo la stima di tutti e fa considerare VERDENA uno dei gruppi più credibili della scena italiana, era un disco “astratto”, etereo, risultato di un anno e mezzo di sperimentazione live, di una sorta di presa di coscienza da parte della band, delle mille possibilità del pentagramma e dell’utilizzo dei loro strumenti per raccontare un mondo puntiforme, pieno di nuovi colori e sentimenti.
VERDENA, il primo disco (40mila copie vendute, uno degli esordi discografici italiani più fulminanti degli anni 90) era rabbia pura.
IL SUICIDIO DEI SAMURAI è album di canzoni suonate in maniera viscerale, che, senza essere un ritorno al passato, è un disco tanto “diretto” e compatto quanto VERDENA. Una raccolta di canzoni in cui, ancora più che in SOLO UN GRANDE SASSO, l’universo sonoro è stato messo a fuoco e riconferma l’assoluta originalità della band nel panorama rock italiano. Il punto di svolta per raggiungere questo obbiettivo?
L’autoproduzione.
Il nuovo album infatti è stato scritto, prodotto, arrangiato e mixato in quello che era il “pollaio” e che oggi è diventato Henhouse Studio, uno studio di registrazione a tutti gli effetti, pensato da Alberto Ferrari (chitarra e voce della band), Luca Ferrari (batteria) e Roberta Sammarelli (basso) con strumenti rigorosamente analogici.
L’autoproduzione ha permesso al gruppo di avere il controllo totale del suono, da sempre punto di partenza, di forza e originalità dei VERDENA. Autoproduzione, quindi, insieme a un ritorno alla forma canzone, sono i due punti fondamentali del nuovo album.
Ma le novità non finiscono qui. VERDENA infatti non sono più in tre. A loro si è aggiunto Fidel Fogaroli, già tastierista nel tour di SOLO UN GRANDE SASSO, oggi a tutti gli effetti quarto elemento della band, che lo ha fortemente voluto con sè in fase di registrazione e arrangiamento dei brani per sviluppare ancora di più la ricerca sui suoni e ampliare il linguaggio della loro musica.
IL DISCO
Poetico e scurrile, ermetico e ruvido, sognante e incazzato, mix di nichilismo psichedelico e surreale, caparbiamente rock. E’ questo in sintesi IL SUICIDIO DEI SAMURAI.
Disco che porta in sè l’incontenibile gioia (e allo stesso tempo il dolore) di essere vivi, di sentire la propria vita sulla pelle, in ogni istante, notte e giorno.
Raccolta di canzoni che racchiude una dichiarazione consapevole della propria diversità, del proprio “non essere indifferente” al mondo e che sintetizza l’ansia folle di vivere. Ed è un’ansia che brucia, che corrode la pelle e le ossa, che fa rovistare senza paura tra le pieghe dell’anima, in cerca di una “verità che precipita” (da “Elefante”). Con l’ansia e l’angoscia “addosso” per la continua ricerca (di tutto e del contrario di tutto), si creano realtà parallele a quelle di un mondo che corre verso il niente (parola ricorrente nel disco, avverbio nichilista che fa da sedativo al dolore per le visioni di una realtà in caduta libera). Stesi su un cellophane (come in “Balanite”), si cerca di commentare i giorni, guardarli, dargli un perchè, anzichè lasciarli scivolare via.
E poi si scolpiscono, tramite devastazioni rock, altre realtà parallele, imperi blu (da “Elefante”) che non si allineano a un mondo dove “la gente lucida non pensa più a niente” (da “Farfisa”). Si delinea un mondo a parte, in cui si rifiuta l’aggressività, da cui ci si scopre a guardare “un cristo che sanguina e ... guarda con rabbia” il nostro mondo (da “Phantastica”). Un mondo in fiamme (raccontato dal rock incandescente della band) e schizofrenicamente acquatico, fatto di gocce, molecole, pioggia che cade, oceani che dividono.
Un mondo dove i Verdena ancora una volta pensano un disco diverso, che riconferma l’evoluzione continua della band e in cui ci si concentra sulle parole, non più solo suoni complementari al monolite rock del gruppo, ma racconti “distorti” di un mondo “diverso”.
SCHEDA BIOGRAFICA
Alberto e Luca sono fratelli, vivono a Bergamo e suonano insieme da più di dieci anni. Dopo aver esplorato diversi generi musicali e aver cambiato parecchi bassisti, i due, nel 1996, conoscono Roberta, che ai tempi suonava la chitarra in un gruppo punk di Bergamo (Porno Nuns). Nascono i Verbena (allora, prima di venire a conoscenza dell’esistenza di un gruppo omonimo americano, si chiamavano così). O per lo meno.
I Verdena esistevano già da tempo. Ma con l’arrivo di Roberta tutto assume qualcosa di definitivo. Con questa line up “quadrata” (Alberto alla chitarra e voce, Luca alla batteria, Roberta al basso) il gruppo riesce a mettere a fuoco le proprie potenzialità rock. Vengono alla luce così i primi brani firmati dai tre, scaturiti da jam session che la band usa tenere nel pollaio sotto casa, dove il gruppo ha improvvisato una sala prove. Dopo un’attività “live” molto intensa, su e giù per l’Italia, tra centri sociali, circoli ARCI e pub, il gruppo, alla fine del 1998, chiude un accordo con la Universal. Nel marzo del 1999 la band entra in studio di registrazione (allo Studio Emme di Firenze). Accanto a loro c’è, in veste di produttore, Giorgio Canali, chitarrista dei CSI. Finite le registrazioni i Verdena iniziano una frenetica attività “live” che li porta, in contemporanea con l’uscita del loro primo EP (VALVONAUTA) a suonare ad alcuni degli appuntamenti più importanti dell’estate 1999 (Imola Heineken Jammin’ Festival, Jesolo Beach Bum Festival, Independent Day Festival). Nel frattempo VALVONAUTA - un EP contenente quattro brani – diventa un hit nelle discoteche rock. Il video di VALVONAUTA, in rotazione su tutte le televisioni di settore, suscita molte attenzioni, tanto da far decidere a MTV di volere il gruppo alla prima edizione dell’MTV Brand New Tour (svoltosi nell’inverno dello stesso anno).
Dopo un’estate infuocata e piena di soddisfazioni, il 30 settembre, esce VERDENA. E fin da subito si capisce la forza del gruppo, addizione di furia punk, attitudine rock, aperture melodiche improvvise e un gusto tutto psichedelico per l’improvvisazione. Questi elementi si mescolano e si ricompongono in una nuova forma, che nasce dalla voglia di comunicare e di farlo nel modo più diretto possibile. Ed è probabilmente per questo desiderio “puro” di comunicare, di spazzar via ogni tipo di “coolness”, che il gruppo vende, oltre ogni aspettativa, 40mila copie del suo album d’esordio, che VERDENA, nella prima metà di febbraio, entra in classifica, tra i primi 50 album venduti in Italia, che VIBA, il secondo singolo tratto da VERDENA, nell’ultima settimana di Gennaio del 2000, entra nella classifica FIMI al 17esimo posto. E’ per questo che il gruppo riceve una nomination come migliore band rivelazione del 1999 all’interno del PIM organizzato da REPUBBLICA.
E’ per questo che la band dal vivo è richiestissima. Ed è proprio qui, dal vivo, che viene a galla tutta la potenza rock della musica dei VERDENA. Non solo. Qui si capisce l’assoluta familiarità dei VERDENA con i propri strumenti. Qui si notano le diverse componenti che modellano il suono dei VERDENA: la costruzione ritmica “in caduta libera” di Luca, le linee di basso “wave” di Roberta, la propensione alla melodia pop nelle armonie vocali e i rumorismi e le inflessioni rock di Alberto. Verdena però, mentre suonano senza sosta in tutti i club storici italiani, tra una data e l’altra, nei momenti di pausa, provano nuovi riff, nuovi ritmi, nuove linee di basso. Pian piano, nel pollaio dietro casa, prende forma il nuovo album. Intanto i Verdena si comprano un rhodes, poi un mellotron. La trama del suono della band si inspessisce. Il risultato, dopo due mesi di registrazione nello studio di Mauro Pagani (ex PFM, che sui Navigli si è inventato uno degli studi più ambiti dai musicisti italiani, il Next) con a fianco Manuel Agnelli (leader degli Afterhours) in veste di produttore artistico, è SOLO UN GRANDE SASSO. Il disco, appena uscito, entra nella classifica FIMI direttamente al sesto posto (spodestando niente meno che Vasco Rossi dalla top ten) ed ottiene recensioni entusiastiche. Il disco viene accolto come una riprova della forza della band e fa guadagnare a VERDENA una credibilità che li fa accostare al meglio del rock italiano (Marlene Kuntz, Afterhours). Oggi, Gennaio 2004, dopo più di due anni, una sofferta costruzione del loro studio di registrazione personale (l’Henhouse Studio), l’acquisizione di un quarto elemento (Fidel Figaroli, tastierista del gruppo) e la scrittura di più di venti brani, esce finalmente l’attesissimo terzo album dei VERDENA; IL SUICIDIO DEI SAMURAI.