Asaf Avidan, il 'Back to basics tour' a Roma: il report del concerto

A circa un anno di distanza dall'esibizione sul palco del Teatro Ariston di Sanremo, in occasione della quale propose dal vivo una versione al pianoforte di "Reckoning song", Asaf Avidan è tornato in Italia (in realtà avrebbe dovuto tornarci già nell'autunno dello scorso anno, per quattro concerti che furono tuttavia annullati); ieri sera, infatti, l'artista israeliano è stato protagonista di un concerto tenuto all'Auditorium Parco della Musica, il terzo di un mini-tour di cinque date (le restanti due saranno a fine agosto, a Ravello il 19 e a Orvieto il 21).
La serata era inclusa all'interno della manifestazione "Luglio suona bene": ha visto Avindan presentare una versione inedita del suo ultimo album in studio "Different pulses", il suo debutto solista dopo l'esperienza con The Mojos (band con la quale ha inciso i suoi primissimi album in studio), e una selezione di brani incisi in passato. Il concerto, parte del "Back to basics tour", ha visto Asaf Avidan proporsi al pubblico come vero e proprio "one man show": a differenza delle sue precedenti avventure dal vivo, infatti, per questa tournée il cantautore ha deciso di salire sul palco da solo, accompagnandosi con la sua chitarra e con alcuni strumenti elettronici, per presentare le sue canzoni in una nuova veste acustica. .
La scaletta del concerto si compone di un totale di quindici brani, alcuni tratti da dischi come "Poor man/Lucky man", "Now that you're leaving" o "The reckoning", incisi con i Mojos, altri tratti dall'album "Avidan in "Avidan in a box", album acustico in formato digitale contenente vecchie canzoni e cover, pubblicato nel 2012 come solista, e da "Different pulses"; per uno show che mischia tra loro sonorità blues, folk, rock ed elettroniche.
Si parte in sordina con la malinconia di "My latest sin" e di "Left behind", con Asaf che fa il suo ingresso sul palco mentre alcuni spettatori ritardatari si affrettano a prendere posto, brani che vedono il cantautore accompagnarsi con la sola chitarra e con l'aiuto di un'armonica a bocca (come in "Maybe you are", un pezzo dalle atmosfere folk che Avidan propone con fare divertito - l'esecuzione, nel finale, sfocia in un divertissment dal ritmo accelerato e scelerato che il pubblico accoglie con entusiasmo - ma anche della vivace "Hangwoman"). .
La voce di Asaf Avidan è macchiata di malinconia e di disperazione, che oscilla tra il dolore e la forza e che rende ogni sua interpretazione struggente; ne deriva una sorta di disconnessione sensoriale, con la percezione sonora che entra in contrapposizione con quella visiva: sul palco c'è un ragazzo in canotta e bretelle, mentre dagli altoparlanti e dalle casse esce una voce di donna consumata dal fumo e da fiumi di alcool. Non ha poi tutti i torti, Roberto Saviano, quando scrive che la voce di Janis Joplin si sia reincarnata nel corpo di Asaf Avidan: basti ascoltare le esecuzioni live di "I want you to die", in cui a farla da padrone sono atmosfere vagamente blues, o di "Her lies", che cattura l'ascoltatore e lo porta indietro nel tempo di cento anni, in un locale americano di fine anni '20. Non mancano momenti più sperimentali: nel bel mezzo del concerto, infatti, Asaf propone un trittico di brani ("Weak", "Bang bang" e la stessa "I want to die") in cui si diverte a giocare con suoni elettronici, coinvolgendo il pubblico della Cavea dell'Auditorium romano. E non mancano neppure momenti in cui il cantautore si racconta ai presenti, per presentarsi ("Hi! I'm Avidan and I'm a musician. A girl broke my heart into small pieces. So, this is the reason why I chose to become a musician", spiega introducendo "This cool") o per presentare alcune delle canzoni in scaletta (come nel caso di "Conspiratory visions of Gomorrah", dedicata ad un amico conosciuto a Milano lo scorso anno, con cui racconta di aver girato le Marche in automobile).
Per il bis, oltre a "Her lies", non poteva mancare il brano che lo ha reso celebre in Italia e in Europa, "Reckoning song/One day" (anche se, bisogna ricordarlo, la versione che ha spopolato in radio e nelle classifiche di vendita non è quella originale ma un curioso remix del tedesco DJ Wankelmut), che Asaf propone in una versione rigorosamente acustica, per poi chiudere il live con "Love or leave it", richiesto a gran voce dal pubblico.
(di Mattia Marzi)
SETLIST:
"My latest sin"
"Left behind"
"Maybe you are"
"This cool"
"Hangwoman"
"Weak"
"Bang bang"
"I want you to die"
"Conspiratory visions of Gomorrah"
"Different pulses"
"Your anchor"
BIS:
"Her lies"
"Reckoning song"
"Love or leave it"