Giovani artisti tra i giganti della discografia... e uno scomodo articolo determinativo in mezzo: potrebbe riassumersi così la genesi degli Young The Giant, la band californiana che si è fatta sentire da Oltreoceano con i brani "Apartment", "My body" e "Cough syrup". Li abbiamo incontrati a Milano, dove il prossimo giovedì si esibiranno (ai Mgazzini Generali) e ci hanno raccontato dei loro primi passi nella musica, quando ancora di chiamavano Jakes: "I Jakes erano una band diversa, che faceva un tipo differente di musica… era una band da garage. Quando si è creata questa line up finale nel 2008 siamo diventati un po' più concreti e abbiamo capito cosa volevamo fare. Quindi era anche arrivato il momento di cambiare nome perché i Jakes comunque avevano già un certo bagaglio da portarsi dietro. Young The Giant è il risultato di una sessione di 'brainstorming'. L'idea era quella di dire che siamo molto piccoli, non sappiamo nulla dell'industria musicale ma che la nostra onestà e giovinezza possono funzionare in questo campo. E poi in effetti ci abbiamo pensato molto e infine ci siamo detti 'mettiamo il 'the' in mezzo alle due parole' visto che nessuno l'ha mai fatto. Poi da quel memento tutti i gruppi si sono dati un nome del genere con il 'the' in mezzo. Va beh"
Gli Young The Giant hanno pubblicato il secondo disco di inediti all'inizio dell'anno: si chiama "Mind over matter" e, per realizzarlo, i ragazzi hanno condiviso per un anno una casa fuori Los Angeles. Lontano da tutti e da tutto. Per focalizzarsi su quello che volevano fare realmente, senza pressioni o aspettative. Ma non è sempre stato semplice: "La pressione più che altro era in noi stessi, per cercare di creare una connessione con le persone che ci hanno apprezzato per il nostro disco, che sono venute ai concerti. E abbiamo avuto una sorta di ristagno, un momento di stallo… questo è un po' il tema principale di tutto il disco. L'idea di dimenticarsi di tutta la pressione e andare avanti a scrivere musica per i fan. Proprio come avevamo fatto la prima volta quando eravamo dei ragazzini.
Quando abbiamo scritto il pezzo 'Mind over matter' è stato un po' come un punto di rottura perché ci siamo resi conto di poterci divertire sperimentando e facendo bene o male quello che volevamo. Senza troppo pensare cosa dovrebbero essere gli Young The Giant… se non ti poni limiti, puoi essere qualsiasi cosa."
E il titolo dell'album è proprio collegato a questo: "In un mondo dove tutti ti dicono cosa fare, devi cercare di seguire il tuo istinto. Soprattuto quando sei in quei momenti di crescita in cui non hai idea di cosa succederà."
Ma la vera natura della band viene allo scoperto una volta calcate le assi del palco, dal più grande al più piccolo: "Il palco è il luogo in cui le persone possono capirci al meglio. E' meglio vederci dal vivo prima ancora di aver sentito qualcosa. Lì ci sentiamo liberi di essere noi stessi, è il nostro habitat naturale. Alle volte quando facciamo le interviste o siamo in giro sembriamo molto tranquilli - e per la maggior parte delle volte lo siamo - ma quando siamo sul palco facciamo vedere un altro aspetto di noi come band. Si percepisce l'amicizia e il rapporto che ci lega da molti anni. Le folle non ci spaventano. Ci eccitano. Prima degli spettacoli siamo sempre molto zen. Speriamo solo che le persone sappiano divertirsi, sappiano muoversi un po'. In alcuni posti non è proprio così… alle volte sono troppo ubriachi, altre troppi fatti. In alcuni posti semplicemente non hanno il senso del ritmo. Non farò alcun nome però… "
Senza fare nomi, come se la cava il pubblico italiano? "Al pubblico italiano piace molto cantare, anche quando non ha bene idea di cosa stia dicendo. E' molto bello perché si sente la passione… e voi avete il senso del ritmo."
Tra l'album dell'esordio e "Mind the matter" ci sono due anni di distanza e molte più differenze artistiche. E questo, inevitabilmente, si ripercuote sulla loro musica: "La nostra musica è differente in molti versi ma il sound è sempre lo stesso. Questa volta avevamo molte più certezze sul come volevamo lavorare e cosa volevamo fare. Una visione più forte e una maggiore familiarità con il lavoro da studio. Con il primo disco eravamo davvero molto piccoli, avevamo semplicemente firmato con l'etichetta e non sapevamo esattamente cosa volevamo. Più che altro stavamo in attesa d quello che sarebbe avvenuto. Ora siamo molto più focalizzati" e sui loro concerti: "Siamo maturati di certo. Siamo cresciuti come band, abbiamo molto materiale in più e abbiamo capito come controllare meglio le dinamiche dei set. E' uno spettacolo più consistente, ma differente ogni sera. Ci saranno delle sorprese..."
Da notare che sulla pagina Facebook ufficiale del gruppo è da poco apparso questo annuncio:
"Purtroppo dobbiamo annullare il nostro show di domani sera (4.6.14) all'Orion di Roma. A causa di un problema personale di un membro della band non saremo in grado di esibirci. Siamo molto dispiaciuti e ci scusiamo veramente tanto con i nostri fan. Speriamo
di poter tornare presto a Roma. Grazie per la vostra comprensione e il continuo supporto".