
La domanda che tutti ci fanno (e che tutti ci facciamo) stasera è: ma al secondo ascolto le canzoni ti sono piaciute di più? E se sì, quali? Risposta alla Frate Antonino da Scasazza: sì e no. O meglio, alcune sì e alcune no, ma non mi metterò a dettagliare. Ovvio che le canzoni più orecchiabili ci guadagnino, dalla ripetizione, ma non è detto che l’appiccicosità sia necessariamente un pregio. Per dire, per fare un esempio solo: la canzone di Ron ci guadagna, al secondo passaggio, ma non è detto che sia un bene. Nel complesso, la sensazione che la media qualitativa sia bassina non svanisce; però è vero che qualche interpretazione di stasera è apparsa più disinvolta ed efficace (Noemi). In effetti dovete sempre tener presente che qui nell’acquario della sala stampa le impressioni sono sempre condizionate da svariate componenti esterne: qualcuno che chiacchiera alle tue spalle, un sms che ti arriva sul telefono, un bisogno fisiologico impellente che va soddisfatto (e per il quale aspetti, se ce la fai, prima di andare via, una canzone specifica – non vi dirò quale).
L’altra domanda che ci fanno da casa, cioè da fuori, è “chi vincerà?” (sottinteso: dai che voi lo sapete, dai che è già tutto deciso, dai che c’è il trucco). Non lo sappiamo, chi vincerà: troppe variabili, compresa una “giuria di qualità” costituita in gran parte da incompetenti di musica che farà danni sabato e influirà in maniera determinante sul risultato finale. La risposta migliore è che chi vincerà lo sapremo non il 22 febbraio, ma fra qualche mese, quando ci saranno i dati di vendita, di programmazione radiofonica, di incremento dei cachet dei concerti. Ieri sera, come ho già scritto, mi è parso che Francesco Sarcina potrebbe avere, a sorpresa, qualche possibilità – se la smettesse di comportarsi da sballato sul palco.
Dei quattro Giovani delle Nuove Proposte, di Rocco Hunt si può dir bene senza fatica; inesplicabile il passaggio in finale di The Niro, con una brutta canzone e un’interpretazione imbarazzante (allora meglio Veronica De Simone, molto – troppo – ariseggiante, è vero, ma almeno intonata). No comment su Vadim.
Per quel che non riguarda la gara delle canzoni, non capendo niente di TV posso solo dirvi che se la partecipazione di Renzo Arbore fosse durata la metà mi sarebbe risultata più accettabile.
Un’osservazione personale, e chiedo perdono per l’interesse privato in atto pubblico. La mia amica Monica Ripamonti mi ha sgridato perché continuo a scrivere che sono stanco, e ha ragione a rimproverarmelo – giustamente a voi non potrebbe importare di meno, e ci sono lavori più usuranti di quello di raccontare il Festival (anche se alla trentaseiesima presenza uno magari ha anche ragione di essere stufo, me lo permetterete). Però ci vorrebbe anche per noi operai dell'informazione un Club7. Come, non sapete cos’è? Non lo sapevo nemmeno io, prima di arrivare a Sanremo quest’anno. E’ una bella pensata importata dalla notte degli Oscar e già vista in Italia al Festival del Cinema di Venezia e al Festival Internazionale del Film di Roma. La chiamano “gift room”, perché fa più fino, e in parole povere è una sala di ospitalità riservata agli artisti, in cui si possono riposare, difendersi dall’assedio dei fan e, già che ci sono, ricevere simpatici regali. Qui a Sanremo il Club 7 è in una suite dell’hotel Royal, ed è organizzato in collaborazione con Radio Number One da Primopiano TV. Ecco, dicevo, ci vorrebbe una cosa così anche per noi poveretti che all’una e mezza di notte siamo qui a pesticciare e pasticciare sulle tastiere, e una volta fuori di qui non sapremo dove andare perché in questa città da operetta gli unici posti aperti per mangiare qualcosa sono quelli carissimi per gente in nota spese. Ma mi sto lagnando, e poi Monica mi sgrida di nuovo. Alla prossima...
Franco Zanetti
PS vi aspettavate un commento alla classifica provvisoria? No, scusate, è ancora troppo provvisoria. Qualsiasi interpretazione sarebbe poco più che un vaniloquio.