
I Machine Head hanno ottenuto dal tribunale la possibilità di continuare a usare il proprio nome. Negli scorsi mesi la band di Rob Flynn aveva dovuto affrontare un’azione legale voluta dalla Dewey Global Holding Inc., un’azienda statunitense che si occupa di apparecchiature sonore, la quale sosteneva di aver cominciato a utilizzare il nome “Machine head” per scopi commerciali fin dal 1991, un anno prima della formazione del gruppo. L’azienda aveva chiesto al tribunale che Flynn e compagni cambiassero nome, sostenendo che l’omonimia potesse ingenerare confusione. Una corte californiana ha però stabilito che tale rischio non sussiste affatto e che non vi è dunque nessuna valida ragione per obbligare i Machine Head a trovarsi un nuovo appellativo. Al di là della vicenda di carattere legale, Rob Flynn, il cantante del gruppo, ha recentemente smentito le voci che darebbero per prossimo lo scioglimento dei Machine Head, così come ha negato l’imminente separazione dalla propria casa discografica. In un comunicato ufficiale Flynn ha spiegato come lo scarso successo di “Supercharger” sia da imputarsi unicamente alle difficoltà e agli avvenimenti negativi che hanno colpito il gruppo nell’ultimo periodo, primo fra tutti l’annullamento del tour con i Powerman 5000 e i problemi legati alla pubblicazione del singolo e del video in seguito agli avvenimenti dell’11 settembre. Flynn si è però detto fiducioso circa la possibilità di riguadagnare presto la stima e l’affetto dei fan e ha affermato che la band continuerà, come ha sempre fatto in passato, a dare il 150% di se stessa in qualunque situazione.
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