
Chi è nato dopo (ma anche poco prima) del crollo del muro di Berlino farà forse fatica a comprendere come, nei Paesi dell'Est, prima del 1989 fosse difficile poter ascoltare pop e rock. Figuriamoci il metal, considerato un genere espressione del capitalismo corrotto e quindi messo al bando e censurato. Tuttavia qualcosa, con estrema difficoltà e in modo totalmente avventuroso, riusciva a filtrare. E gli assetati di metallo non vedevano l'ora che qualche rara copia di album riuscisse a passare attraverso i posti di blocco che una volta dividevano le due Germanie, la Ovest occidentale e la Est rigidamente comunista. Mille Petrozza dei tedeschi Kreator ha raccontato come i ragazzi dell'Est avessero escogitato un trucco. "Erano riusciti a trovare dei modi per poter avere i dischi. Verso la fine del regime, alle persone meno giovani veniva consentito di effettuare viaggi al di fuori della Germania Est. Così molti ragazzi utilizzavano le proprie nonne per importare album di metal dalla Germania Ovest. Una volte che arrivavano gli album, c'era tutta una scena di commercio underground. I tedeschi dell'Est conobbero la nostra musica proprio così. Erano tempi avventurosi", ha detto. L'ottantenne signora Schumacher ha affermato: "A metà anni Ottanta cambiarono la legge, così le persone sopra i 50 anni potevano andare all'estero in vacanza. Fu la prima volta che potei lasciare la Germania Est dopo la guerra. Mio nipote e i loro amici mi diedero dei soldi e una lista di album da comprare. Solo che al rientro non si potevano portare dischi, e quindi mio marito li nascose in una cucitura della valigia qualora fossimo stati perquisiti".
Anche grazie a stratagemmi come questo, quando i Kreator nel 1990 furono la prima formazione di metal ad esibirsi nell'ex Germania Est, i diecimila spettatori sapevano tutti i loro testi a memoria.