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Concerto del Primo Maggio 2012 a Roma: la quarta e ultima parte della giornata

Come scritto, non era semplice riprendersi il palco dopo Caparezza. Ai torinesi Subsonica l'arduo compito. La loro fortuna è di proporre una musica molto diversa da quella del rapper di Molfetta: si parte con "Per un'ora d'amore", il pezzo che ha segnato il loro debutto su questo palco, ormai più di dieci anni fa. I Subsonica non hanno bisogno di dimostrare nulla e sono ormai una delle realtà storiche della musica nostrana. Così "Discolabirinto" e "Nuova ossessione", hit con il cuore in pista e la testa nell'elettronica colta, dimostrano di funzionare a distanza di anni. Soprattutto la seconda, con il suo ritornello killer.

Per la chiusura del set arriva invece "Up patriots to ars", omaggio a Franco Battiato rielaborato in chiave subsonica, cioè con l'aggiunta di muscoli, chitarre e synth. "La musica contemporanea mi butta giù", è l'ironica accusa che resta nel vento. Meglio o peggio di Capa? Ingeneroso il paragone, ce la caviamo con un ecumenico "bravi" per entrambi.

Si torna alla cover. Riecco l'Orchestra Roma Sinfonietta, riecco il maestro Pagani. A salire sul palco con loro stavolta è Manuel Agnelli degli Afterhours, che si cimenta con "Karma police". Un pezzo difficile, che l'artista milanese interpreta bene anche se difetta un pochino d'intensità. Anche Samuel dei Subsonica se le va a cercare, affrontando il classico di David Bowie "Heroes". A parte qualche urletto di troppo e un mix non felicissimo della voce, anche stavolta l'esperimento non è male. Agnelli ritorna poi sul palco per il classico degli Who "We won't get fooled again". Buona la performance vocale, ma le chitarre sono davvero troppo basse per rievocare il "wall of sound" infuocato di Pete Townshend. E sul finale l'entrata del violino lascia un po' a desiderare. Peccato.

Dopo le undici, c'è anche tempo per una bella reunion in salsa partenopea. E' quella degli Almamegretta, con il ritrovato Raiz, che aprono con il groove di "Black athena" ma trovano un pubblico forse un po' stanco. Bellissime le tinte dub, con un basso in primo piano, di "Nun te scurdà", ideale per questa tarda serata romana. Così come le lamentazioni di "Sanacore". Un bel set, niente da dire.

Raiz, dopo una pausa, resta sul palco per cantare "Shine on you crazy diamond" dei Pink Floyd. Ancora un omaggio diretto da Mauro Pagani. Bello l'arrangiamento, ma francamente non è adattissima alla voce del cantante napoletano. Eugenio Finardi mette tutta la sua esperienza, e la sua anima soul, al servizio di "Like a rolling stone". Tanto mestiere, ma anche una buona intensità. Una delle cover più riuscite della serata. Poi è il turno di una coppia di donne alla prese con il repertorio dei Beatles: Elisa se la cava bene con "Strawberry fields forever", mentre Noemi stenta cercando tonalità troppo complicate su "Hey Jude".

E gli Afterhours? Manuel Agnelli e compagni non hanno suonato. Si è sforato l'orario, per loro non c'è stato spazio a quanto dicono gli organizzatori. Il sipario quindi si chiude qui. Francesco Pannofino e Virginia Raffaele ringraziano, citando "Forrest Gump". Tutti a casa.
 

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