Primo singolo dei Khia tra sogno e realtà
Dopo essersi messi in luce a “Telethon” nel 1997 e in tre edizioni di “Notte Rock”, i Khia sono entrati in sintonia con i ragazzi della New Music International, etichetta che ha ora pubblicato il brano in questione, dal taglio squisitamente pop ma dal significato più profondo di quanto sembrerebbe ad un primo, distratto, ascolto.
Seby, è cresciuto suonando rock’n’roll e rockabilly, condividendo quindi questo tipo di background artistico con uno dei principali esponenti della scena rock catanese: Orazio Grillo, in arte Brando. “Questa è una cosa strana – afferma Seby a tal proposito -. Molti artisti qui provengono da quel genere: chi dal blues, chi dal rock’n’roll, chi dal jive… Poi però, quello che ci unisce a livello di suono è l’amore per il rock inglese degli anni ’80; quello di Stone Roses e Smiths soprattutto, ma anche dei Sex Pistols. Insomma, ci è piaciuta molto questa dimensione fra il punk e la new wave”.
Ma “Vola la farfalla” è però una canzone molto più ricca dal punto di vista musicale: “Inizialmente 'Vola la farfalla' era nato come brano ‘beatlesiano’- spiega Seby -, con il pianoforte in quattro, poi abbiamo preferito rendere più ariose le strofe e serrare solo il ritornello.
A prescindere da quest’ultimo, comunque, il brano potrebbe essere abbastanza ‘giocoso’: volevamo inserirvi l’idea della campagna, della terra. Ma anche episodi adolescenziali e storie personali. Quanto alle sonorità, abbiamo rischiato di mandare in crisi il nostro produttore artistico! (ride) Abbiamo occupato tutte le memorie e abbiamo dovuto ricorrere ad outboard esterni. Non siamo arrivati subito a una conclusione. Avevamo diverse idee, tanto che abbiamo fatto quattro missaggi e alla fine è uscito un riassunto di tutti e quattro. Nella batteria iniziale, per esempio, c’è un accenno al twist quasi nascosto. Ogni idea era buona e ne abbiamo messe molte per avere una visione più completa del brano”. Poi, però, sul CD single ne sono uscite due versioni, una elettrica e una acustica, senza i soliti inutili remix.
Dal punto di vista letterario, invece, “Vola la farfalla” parla della ricerca di sé stessi e del proprio ruolo in questo mondo, con due frasi particolarmente significative incluse nel teso: “Com’è difficile restare a galla” e “rimango qui a sognare di volare”. “E’ una specie di valvola di sfogo – spiega ancora il cantante -: ti viene da dire quanto è difficile stare a galla ma nello stesso tempo, in qualche modo, esorcizzi la paura di affondare. ‘Rimango qui a sognare di volare’ è una frase scritta in un periodo di scoramento dovuto alla sensazione di non riuscire a dare tutto quello che c’era da dare, ed è una frase che io mi ripeto spesso, anche in altri posti. Non solo a me, ma anche agli altri componenti del gruppo succede spesso di sognare di volare, di trovarsi in situazioni piacevoli e cercare di aspirare a qualcosa di irrangiungibile, diverso, nuovo. Siamo molto attratti dalla novità, anche se la novità non costituisce automaticamente una condizione di progresso, ma di semplice cambiamento”.
In questo periodo i Khia sono in uno studio alle pendici dell’Etna, dalle cui finestre possono godersi lo spettacolo del vulcano in eruzione, probabilmente fonte di ispirazione per i nascenti brani del loro primo album, in uscita il prossimo autunno.