
E’ uno dei pochi nomi citati all’unanimità come maestro dai grandi del rock: alla sua discografia si possono ricondurre le opere dei maggiori songwriter degli ultimi 40 anni, da Nick Cave a Fabrizio De André, passando per Jeff Buckley. Leonard Cohen dai tempi di “The future” (album pubblicato nel 1992) osservava il silenzio (discografico), interrotto solo da pubblicazioni live come il recente “Field commander”, peraltro registrato nel 1979. Il maestro si sta ora preparando a tornare sulle scene con un nuovo album inedito, la cui pubblicazione è prevista per il prossimo 16 ottobre: la notizia è stata data, oggi 19 giugno, dal sito canadese Jam Music, anche se ulteriori conferme arrivano fan site del cantautore LeonardCohenFiles.com e dalla sua casa discografica, la Columbia. Il disco, il cui titolo – per ora – pare essere semplicemente “Ten new songs”, includerà le seguenti dieci tracce:
“In my secret life”
“Love itself”
“By the rivers dark”
“That don't make it junk”
“A thousand kisses deep”
“You have loved enough”
“Here it is”
“Alexandra leaving”
“Boogie street”
“The land of plenty”
A quanto pare, il maestro canadese avrebbe voluto al suo fianco, per realizzare questo album, Sharon Robinson (già co-autrice di suoi vecchi successi come “Everybody knows”) e Leanne Ungar, collaboratrice di vecchia data di Laurie Anderson.
Quattro delle dieci canzoni che andranno a far parte della tracklist del nuovo disco erano già state anticipate da Cohen ai suoi fan sotto forma di poesie: le liriche di "Love itself", "A thousand kisses deep", "You have loved enough" e "Alexandra leaving” erano già infatti state pubblicate sul sito LeonardCohenFiles.com.
“Ho scelto la stanza di marmo/
ma tu mi hai spedito fuori/
mi hai costretto a credere/
fino a che non mi hai lasciato conoscere.”
Questo è solo uno stralcio di "You have loved enough", anche se dai pochi versi pubblicati sulla pagina web finlandese non possiamo che attendere con estrema ansia l’uscita di queste “10 canzoni”, che riporterebbero la figura di Cohen all’attenzione degli appassionati di tutto il mondo. La sua, va detto, non è una figura facilmente inquadrabile, ne’ tantomeno passibile di una trattazione breve e sintetica: nato da una famiglia medioborghese di origini ebraiche il 21 settembre del 1934 a Montreal, in Canada, Cohen esordì in musica solo nel 1968 con l’album “The song of Leonard Cohen”, che venne immediatamente considerato dalla critica come altissima espressione di un songwriting maturo ed estremamente profondo. Lungo la sua carriera l’artista canadese non scese mai a compromessi con il mondo dello showbiz: nemico di ogni forma di presenzialismo e di indole timide e riservata, Cohen ha sempre preferito lasciare che le sue canzoni parlassero di se, evitando il più possibile i contatti col pubblico e con la stampa. Da anni, ormai, l’artista si è infatti ritirato a Hydra, isola greca che Cohen ha acquistato per tutelare il più possibile la sua preziosa privacy. La sua non è una discografia torrenziale: ogni disco realizzato dall’artista canadese è infatti frutto di un complesso quanto affascinante percorso artistico e personale, che richiede – per essere percorso – innanzitutto tempo. Non ci stupisca, quindi, questa pausa durata 9 anni (che rimane, comunque, il più lungo iato tra due pubblicazioni discografiche che abbia mai segnato la sua carriera): già tra “Recent song” (1979) e “Various positions” (1985) il cantante si prese una pausa lunga sei anni.
“In my secret life”
“Love itself”
“By the rivers dark”
“That don't make it junk”
“A thousand kisses deep”
“You have loved enough”
“Here it is”
“Alexandra leaving”
“Boogie street”
“The land of plenty”
A quanto pare, il maestro canadese avrebbe voluto al suo fianco, per realizzare questo album, Sharon Robinson (già co-autrice di suoi vecchi successi come “Everybody knows”) e Leanne Ungar, collaboratrice di vecchia data di Laurie Anderson.
Quattro delle dieci canzoni che andranno a far parte della tracklist del nuovo disco erano già state anticipate da Cohen ai suoi fan sotto forma di poesie: le liriche di "Love itself", "A thousand kisses deep", "You have loved enough" e "Alexandra leaving” erano già infatti state pubblicate sul sito LeonardCohenFiles.com.
“Ho scelto la stanza di marmo/
ma tu mi hai spedito fuori/
mi hai costretto a credere/
fino a che non mi hai lasciato conoscere.”
Questo è solo uno stralcio di "You have loved enough", anche se dai pochi versi pubblicati sulla pagina web finlandese non possiamo che attendere con estrema ansia l’uscita di queste “10 canzoni”, che riporterebbero la figura di Cohen all’attenzione degli appassionati di tutto il mondo. La sua, va detto, non è una figura facilmente inquadrabile, ne’ tantomeno passibile di una trattazione breve e sintetica: nato da una famiglia medioborghese di origini ebraiche il 21 settembre del 1934 a Montreal, in Canada, Cohen esordì in musica solo nel 1968 con l’album “The song of Leonard Cohen”, che venne immediatamente considerato dalla critica come altissima espressione di un songwriting maturo ed estremamente profondo. Lungo la sua carriera l’artista canadese non scese mai a compromessi con il mondo dello showbiz: nemico di ogni forma di presenzialismo e di indole timide e riservata, Cohen ha sempre preferito lasciare che le sue canzoni parlassero di se, evitando il più possibile i contatti col pubblico e con la stampa. Da anni, ormai, l’artista si è infatti ritirato a Hydra, isola greca che Cohen ha acquistato per tutelare il più possibile la sua preziosa privacy. La sua non è una discografia torrenziale: ogni disco realizzato dall’artista canadese è infatti frutto di un complesso quanto affascinante percorso artistico e personale, che richiede – per essere percorso – innanzitutto tempo. Non ci stupisca, quindi, questa pausa durata 9 anni (che rimane, comunque, il più lungo iato tra due pubblicazioni discografiche che abbia mai segnato la sua carriera): già tra “Recent song” (1979) e “Various positions” (1985) il cantante si prese una pausa lunga sei anni.
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