Inizia quella che dovrebbe essere la penultima settimana del processo per la morte di Michael Jackson. Dopo qualche colpo favorevole al solo imputato, il medico Conrad Murray, ultima persona al mondo ad aver visto l'artista ancora vivo, e qualche altro colpo fatto invece segnare dall'accusa, si riprende dall'ultima testimonianza. La corte di Los Angeles e il giudice Michael Pastor hanno assistito a qualche scintilla tra le parti in causa quando la difesa ha voluto controinterrogare un esperto di anestetici che aveva testimonato su richiesta dell'accusa. Il Dr. Steven Shafer aveva riferito in aula, dopo aver montato una piantana per la flebo, come Murray avrebbe potuto somministrare al Re del Pop il potente Propofol. Ma Ed Chernoff, principale referente della difesa, ha controbattuto affermando che la polizia non aveva trovato il tubo che solitamente si usa per quel genere di somministrazioni al momento dell'intervento. Shafer ha risposto che Murray avrebbe potuto tranquillamente far sparire il tubo prima dell'arrivo degli agenti. In precedenza giurati e giudice avevano ascoltato un'altra testimonianza secondo la quale piantana e fiale di Propofol erano stati rinvenuti vicini al letto del cantante. Testimoniando, Shafer aveva anche citato la villa di Jackson dicendo che l'uso di Propofol per l'insonnia non ha precedenti. "Qui siamo in una 'Never Never Land' farmacologica", ha affermato l'esperto anestesista, "qualcosa che è stato fatto solamente su Michael Jackson". Murray, qualora condannato, rischia fino a quattro anni di reclusione. Il processo continua.