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Kangding Ray presenta 'OR': 'La contaminazione è la mia arma'

Kangding Ray presenta 'OR': 'La contaminazione è la mia arma'

 

David Letellier è un tipo tranquillo, uno di quelli che se li incroci per strada ti passano inosservati, confusi nella folla. Quando questo francese di Normandia si trasforma in Kangding Ray, ecco che qualcosa cambia ed un normale uomo di 33 anni sa come far imprimere il proprio nome nella mente di chi si imbatte in lui: con la musica.

Rockol lo ha incontrato in un cafè nella zona di Mitte, a Berlino (città nella quale Kangding Ray vive da dieci anni), per farsi raccontare qualcosa su di lui e sul suo ultimo album “OR”, terzo lavoro dopo “Stabil” (2006) e “Automne fold” (2008), dato alle stampe circa tre mesi fa.

Letellier si è trasformato in Kangding Ray all'incirca nel 2003: “Avevo cominciato a produrre dei brani che sono piaciuti molto all'etichetta Raster Noton (di proprietà di quell'Alva Noto che ha recentemente collaborato con Blixa Bargeld degli Einsturzende Neubauten e Ryuichi Sakamoto, ndr), la quale mi ha chiesto di provare a lavorare ad un vero album. Così ho dovuto cercarmi anche un nome d'arte ed anche abbastanza in fretta. In quel periodo ho fatto un viaggio in Cina, nella regione tibetana del Sichuan. Qui c'è una cittadina di nome Kangding, un posto che non ha nulla di particolare se non un bel fiume e delle belle montagne. Il nome mi piaceva e così ho deciso di usarlo come moniker insieme al nome Ray che mi piace molto.”

E' difficile classificare la musica di Kangding Ray, specialmente in questo nuovo album: strutture sperimentali, suoni presi dalla minimal-techno, ritmiche sfiorate dal dubstep, campionamenti ed un alone oscuro a coprire il tutto. “Non mi dispiace affatto che la mia musica sia difficile da incasellare, anzi lo prendo come un complimento. Io definisco il mio sound 'Abstract Bass Music', perchè combino analogico e digitale, groove e strutture dark. Mi piace contaminare: nel mio nuovo disco ho cercato di inserire una maggiore ritmica, un suono più percussivo e vicino ai club.”

“OR”, al quale ha collaborato in alcuni parti di tastiera anche il musicista sperimentale australiano Ben Frost, racchiude nel titolo una visione dell'attuale situazione economica e politica mondiale: “OR in francese significa oro, ovvero uno dei pochi materiali tangibili che mantengono inalterato il loro valore in questa economia virtuale, impazzita, senza alcuna etica e quindi inevitabilmente in crisi. OR è anche una congiunzione grammaticale inglese che indica un'alternativa, che si può trovare un'altra via a questo sistema economico. Quale? Io sono un'artista e pongo delle domande, non ho la presunzione di avere la risposta a questi grandi questioni.”

David, si diceva, vive a Berlino da molto tempo, una città dove ha completato i suoi studi di architettura e dove oltre a comporre e suonare, esegue installazioni sonore. “Indubbiamente Berlino ha una grande influenza sulle mie opere, anche se non saprei dire esattamente come, ma credo si possa sentire la Sua presenza nella mia musica. Stesso discorso vale per l'architettura: penso abbia un grande peso nella costruzione dei miei pezzi, nel metodo di lavoro preciso e minuzioso, anche se poi lo sviluppo è totalmente irrazionale e differente.”

Kangding Ray ha suonato e suonerà nei mesi a venire in tutto il mondo (è recentemente passato anche dal Flussi Festival di Avellino). “La dimensione live è la mia preferita, oltre che l'unica che oggi ti permette di vivere di musica. E' bello lavorare in studio, ma è solo dal vivo che puoi veramente testare le tue produzioni e soprattutto se quello che fai piace alla gente, sentire le loro emozioni e reazioni. Ad esempio nei prossimi mesi avrò due date che aspetto da molto tempo e di cui vado orgoglioso: il 17 settembre al Labyrinth Festival sulle montagne di Nigata, in Giappone, un evento con posti limitati, in uno scenario naturale incredibile e con un impianto che è probabilmente tra i migliori del mondo; e poi il 4 novembre al Berghain di Berlino, un club leggendario che ho frequentato sempre come spettatore. Pensare di suonarci è davvero una grande sensazione.”

Il suo ampio raggio d'azione spazia da festival sperimentali ed “impegnati” alla club culture. “Vengo dalla musica sperimentale e dalla contaminazione tra le arti, quindi ho cominciato ad esibirmi in quel genere di situazioni. Negli ultimi anni però la club culture ha aperto molto i propri confini, io ho fatto alcuni passi in quella direzione e così ci siamo incontrati.”

Progetti futuri? “Al momento pensare di lavorare ad un album non mi passa neanche per la testa. Voglio concentrarmi sui live e su una complicata installazione sonora che dovrò fare tra poco a Lione. Poi magari tra qualche mese tiriamo fuori un EP, ma al momento ho solo tanta voglia di suonare.”

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