Le associazioni dei poliziotti americani contro Springsteen

I poliziotti americani minacciano di non svolgere più compiti di sicurezza ai concerti di Bruce Springsteen.
Colpa di “American flag”, la nuova canzone che il Boss e la sua E Street Band hanno finora eseguito dal vivo solo una volta, il 4 giugno ad Atlanta (vedi News). Il brano, che ha come sottotitolo “41 shots”, parla fra l’altro della morte (febbraio 1999) di Amadou Diallo, colpito con 41 proiettili da una squadra di poliziotti sulla porta della propria abitazione nel Bronx. “Pensavamo che avesse impugnato una pistola, invece era il portafogli” si sono giustificati i tutori dell’ordine. E il testo della canzone dice: “E’ una pistola? E’ un coltello? E’ un portafogli? E’ la tua vita. può capitarti di essere ucciso solo perché vivi nella tua pelle americana”. E continua: “Giura alla tua mamma che se un poliziotto ti fermerà ti comporterai educatamente, non scapperai, e terrai le mani bene in vista”.
“Quella roba è un mucchio di porcheria” ha dichiarato Bob Lucente, presidente di un’importante associazione di poliziotti di New York, e gli ha fatto eco sullo stesso tono Patrick Lynch, presidente di un’altra associazione: “Ritengo offensivo che il signor Springsteen ingrossi il proprio portafogli riaprendo le ferite di una tragica vicenda”. Al momento nessuna risposta da parte di Springsteen; il padre e la madre di Amadou, Saikou e Kadiatou Diallo, hanno intanto ringraziato Bruce per la canzone “che tiene vivo il ricordo di nostro figlio”; come hanno peraltro già fatto i Public Enemy (in “41:19”, su “There’s a poison goin’ on”) e Mos Def, Rah Digga, Kool G Rap e Pharoahe Monch, che nell’EP “Hip-Hop for Respect” hanno ricordato la morte di Diallo in “One four love”.