17/02/2000
I Death SS a Rockol: 'Macché nazi, solo sana horror-music'
Rockol ha incontrato i Death SS, longeva formazione heavy-rock, in
occasione dell'uscita del loro nuovo album "Panic". In un locale horror
milanese, tra la Stazione Centrale ed il quartiere di Greco, Steve
Sylvester e soci hanno innanzitutto voluto sgomberare il campo, semmai dopo
23 anni ve ne fosse stato ancora bisogno, da ogni possibile accusa di flirt
col nazismo. "SS sono solo le mie iniziali", spiega Sylvester.
"Ideologicamente siamo solo legati ad una condizione new-age libertaria del
mondo, con la politica non c'entriamo. La nostra è horror-music e basta,
definizione peraltro inventata da noi stessi, definizione che ci va ancora
abbastanza bene".
Differenze tra il vostro album precedente e "Panic", così nuovo che l’avete visto solo all'inizio dell'intervista? "Sicuramente si tratta di due dischi diversi, c'è evoluzione, ma comunque non abbiamo mai fatto un album uguale all'altro. In quest'intento mi sembra che vi siamo riusciti. C'è un suono più moderno, più curato", dice Sylvester, vestito con un'inquietante pelliccia nera che gli arriva alle caviglie ed un cappello texano anch'esso nero con un bel teschio in evidenza.
I Death SS si dicono finora penalizzati dalla scarsa distribuzione all'estero, che ha fatto sì che i loro album non abbiano quasi mai sorpassato le diecimila copie cadauno, anche se ora le cose potrebbero cambiare. "Questo disco sarà distribuito in tutta Europa ed in Giappone", dicono.
Dopo l'arrivo del singolo "Hi tech Jesus" vi saranno altri estratti? "Sì, 'Lady of Babylon' e probabilmente anche un altro, ma non per spillare soldi ai fans: metteremo anche 'dentro' inediti o cover", affermano.
Come va la scena italiana del genere? Dice il frontman: "Finalmente in Italia i gruppi hanno più attenzione dai media. Si è capito che occorre presentare i prodotti nella maniera più professionale possibile. Ormai siamo vicini ad un buon periodo".
I Death SS s'apprestano ora ad andare in tour. Li vedremo (calendario peraltro già riportato da Rockol) il 13 marzo a Firenze, il 14 a Milano, il 15 a Torino, il 17 a Bologna, il 27 a Roma, il 28 a Codevilla (PV), il 29 a Rezzato (BS), il 30 a Biella ed il 31 marzo a Roncade (TV).
E il sud? "Al sud vorremmo andare", dice Sylvester. "Il problema è che mancano le cosiddette strutture medie e forse anche gli organizzatori pronti a rischiare. Ma mi sto battendo per andarci".
Differenze tra il vostro album precedente e "Panic", così nuovo che l’avete visto solo all'inizio dell'intervista? "Sicuramente si tratta di due dischi diversi, c'è evoluzione, ma comunque non abbiamo mai fatto un album uguale all'altro. In quest'intento mi sembra che vi siamo riusciti. C'è un suono più moderno, più curato", dice Sylvester, vestito con un'inquietante pelliccia nera che gli arriva alle caviglie ed un cappello texano anch'esso nero con un bel teschio in evidenza.
I Death SS si dicono finora penalizzati dalla scarsa distribuzione all'estero, che ha fatto sì che i loro album non abbiano quasi mai sorpassato le diecimila copie cadauno, anche se ora le cose potrebbero cambiare. "Questo disco sarà distribuito in tutta Europa ed in Giappone", dicono.
Dopo l'arrivo del singolo "Hi tech Jesus" vi saranno altri estratti? "Sì, 'Lady of Babylon' e probabilmente anche un altro, ma non per spillare soldi ai fans: metteremo anche 'dentro' inediti o cover", affermano.
Come va la scena italiana del genere? Dice il frontman: "Finalmente in Italia i gruppi hanno più attenzione dai media. Si è capito che occorre presentare i prodotti nella maniera più professionale possibile. Ormai siamo vicini ad un buon periodo".
I Death SS s'apprestano ora ad andare in tour. Li vedremo (calendario peraltro già riportato da Rockol) il 13 marzo a Firenze, il 14 a Milano, il 15 a Torino, il 17 a Bologna, il 27 a Roma, il 28 a Codevilla (PV), il 29 a Rezzato (BS), il 30 a Biella ed il 31 marzo a Roncade (TV).
E il sud? "Al sud vorremmo andare", dice Sylvester. "Il problema è che mancano le cosiddette strutture medie e forse anche gli organizzatori pronti a rischiare. Ma mi sto battendo per andarci".
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