Il "Messaggero" informa che «non sono bastati undici anni a mettere pace. I cantautori Claudio Baglioni e Ricky Gianco si stanno ancora contendendo a colpi di carta bollata e di udienze giudiziarie la paternità, nientedimeno, che di ''Questo piccolo grande amore'', una delle canzoni-capolavoro dell’ultimo secolo. Ieri mattina, davanti al presidente della seconda sezione del tribunale civile di Roma, Ernesto Caliento, i due cantanti si sono presentati, con avvocati al seguito, per discutere la causa cominciata nel settembre dell’89. Il magistrato sperava che, a distanza di così tanti anni, le parti avrebbero raggiunto un accordo ma così non è stato, e quindi ha fissato all’8 giugno prossimo la discussione del processo». Il successo di Baglioni, ricorda il quotidiano, è cominciato da ''Questo piccolo grande amore'', incisa nel 1972; «proprio un anno prima, Gianco, con Alberto Nicorelli e Gian Pieretti, scrive "E’ impossibile". Secondo loro le due canzoni sarebbero uguali, ed è per questo, dopo aver aspettato ben 17 anni, che decidono di rivolgersi al Tribunale. La storia va molto per le lunghe. Nella denuncia dell’epoca, sostenuta dall’avvocato Antonio Vianello, viene spiegato che dopo la composizione del brano l’inedito viene consegnato ad Antonio Coggio (già a quei tempi collaboratore di Baglioni) perché la sottoponesse a un giovane artista per un’eventuale incisione. Coggio, a loro dire, sparì, e un anno dopo uscì il disco che conteneva ''Questo piccolo grande amore''. Sulla vicenda Gianco non ha mai voluto fare commenti. Si è limitato a spiegare che ha chiesto l’intervento del giudice solo per "una questione di principio". Nel frattempo le parti hanno messo in campo due esperti. Baglioni: il maestro Ennio Morricone. Gianco: il maestro Riccardo Malipiero. Nella perizia effettuata dal primo non viene riscontrata alcuna similitudine. In quella del secondo, invece, viene rilevata una stessa morfologia melodica nelle due frasi musicali».
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