
Raffaella Carrà ha presentato a Roma il suo nuovo cd, intitolato "Fiesta". Trent’anni di canzoni da Boncompagni a Elio e le Storie Tese (con i quali canta "Presidance"), da "Canzonissima" a "Carramba". Da "La Stampa": «"Non sono una cantante vera, non ho una gran voce, non ho mai pensato di intraprendere quella carriera. Sono una "outsider" che si è imposta al pubblico per alcune qualità». E i meriti che la Carrà si attribuisce, enumerandoli con un sorriso, sono moltissimi. Primo: aver lanciato canzoncine piene di energia accompagnandole dal ballo e da effetti scenici ben prima di Madonna, come fossero dei video ante-litteram. Secondo: aver cantato soltanto canzoni cucite apposta su di lei per mantenere integro il suo personaggio pubblico. Terzo: averci messo l’anima, tirando fuori da brava romagnola la vitalità che possiede e che le viene dalla mamma, dal papà, dalla nonna e dagli zii. Quarto: aver lanciato in Italia e nel mondo, prima che andassero di moda, i ritmi latini in una mescolanza tra melodia nostrana e allegria caraibica. Tra le sue canzoni qual è la preferita? "Non ho dubbi: ‘Rumore’. E’ vera disco-music: la suonano ancora". La più stravagante? "Una che non è mai stata messa in circolazione. Si chiama ‘Presidente’ e parla di un presidente inquisito per corruzione. L’ha scritta nel ‘76 Boncompagni per me, ma siccome da allora c’è sempre stato un qualche presidente sotto indagine, non l’abbiamo mai incisa". C’è ancora qualcosa che vorrebbe fare e non osa? "Mi piacerebbe cantare in uno stadio. Dal mio ufficio di ‘Carramba’ ho sentito Venditti e Renato Zero all’Olimpico e li ho invidiati un po’". Perché non lo fa? "Intanto perché temo di non poter riempire da sola uno stadio. Poi perché, se davvero decidessi di montare un mio spettacolo, lo farei talmente ricco da esser costretta a esibirmi per almeno un intero anno"».
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