La giovane e graziosa star norvegese non è seduta sugli allori del successo
di "Playing my game", il fortunato album di debutto. «Ho già scritto tutte
le canzoni del prossimo album. Però credo che non uscirà prima dell'autunno
del 2000. Non c'è fretta: il disco sta andando bene, e anch'io voglio
guardarmi un po' in giro per capire cosa mi sta succedendo». Cosa le sta
succedendo è semplice: la favola di una ragazza che dalla gelida Tromso è
riuscita in breve tempo a passare dai concertini improvvisati per gli amici
alle hit parade di tutto il mondo. «Non so bene cosa sia piaciuto della mia
musica o di me. Non credo che il mio disco possa essere accomunato a quello
di altre mie coetanee», dice, alludendo evidentemente a Britney Spears,
Christina Aguilera o chi più ne ha più ne metta. «Non so ballare, non ho
fatto nessun tipo di ragionamento sul "personaggio" da proporre», dice.
Eppure, mentre risponde alle domande, sembra molto più adulta dei suoi 18
anni, e soprattutto molto attenta al business musicale. «Ci sto prendendo
la mano», sorride; «All'inizio, le interviste mi coglievano completamente
impreparata. Ora so cosa aspettarmi, dalle domande sui salmoni a quelle
sugli A-Ha... E poi so che prima o poi mi chiederanno di dare qualche
particolare in più sul mio primo singolo, "Unforgivable sinner". Ma è una
cosa personale, e non ne parlerò mai». Ci adeguiamo, ed evitiamo di
chiedere; ma le domande sul prossimo album non ottengono molte più
delucidazioni. «Quello che manca è l'arrangiamento, perché i brani li
scrivo tutti alla chitarra acustica. E' possibile che ci sia un po' più di
rock rispetto al disco precedente, che era soprattutto di pop melodico, ma
quello che mi preme è che la musica rimanga più semplice possibile. Alanis
Morissette mi piace molto, però, a differenza di lei, io non sono il tipo
da cercare complicazioni nella musica. Le canzoni devono arrivare subito
alla gente».
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