"La Repubblica" racconta il lutto di un’intera nazione che piange una cantante. Da Lisbona, Laura Putti scrive: «I funerali di Amàlia Rodrigues sono stati emozionanti, tragici, molto ufficiali e molto popolari. Sono stati come lei. Che aveva chiesto: "Quando morirò fatemi il favore di piangere per me". Che aveva perfino scelto la canzone della sua messa funebre. E che ieri l'ha cantata: una voce registrata che usciva dagli altoparlanti nella basilica della Estrela. Ed era "Grito" ("Sono fatta di ombra...") da lei scritta tanti anni fa. Alla fine, tutti in piedi, l'applauso è durato venti minuti ed è proseguito mentre la bara usciva dalla chiesa tra lo sventolare di migliaia di fazzoletti bianchi. Da ieri a mezzogiorno Amàlia Rodrigues, "a rainha do fado", la regina del fado, riposa (temporaneamente) nel loculo n. 36 del settore degli artisti nel cemiterio dos Prazeres. Lì l'ha accompagnata il suo popolo, che per più di cinquant'anni è stato anche suo devotissimo pubblico. L'ha accompagnata piangendo, applaudendo e cantando i suoi fado. Un coro lungo un chilometro dietro a un carro funebre circondato da guardie d'onore a cavallo; un coro di migliaia di persone per "Medo", "Maldiçao", "Barco negro", "Lagrima", "Povo que lavas no rio". In settimana, come si addice a una regina, la bara di Amalia verrà trasportata nel monastero dei jeronimos dove riposerà accanto ai grandi del Portogallo. (...) Per tre volte nel corso della messa i chitarristi suoneranno i fado, alternati ai tradizionali canti religiosi. Sul secondo, "Amalia", la chiesa, tutta la chiesa, non ce la farà più a contenere il dolore. Scoppia in singhiozzi la gente comune, il popolo di Amalia, e piange l'ufficialità. Un sacerdote continua ad asciugarsi le lacrime, colpevole di non rispettare le parole di San Paolo, lette da João Braga, vecchio e famoso fadista: "Non guardiamo alle cose visibili, ma a quelle invisibili: il visibile è passeggero..."».
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