
Dai tempi del loro primo album "Sussidiario illustrato della giovinezza", in cui si parlava di amori estivi ("Le vacanze dell'83") e di violenze adolescenziali ("La canzone del riformatorio"), per i Baustelle sono passati undici anni e una manciata di dischi. Quello che vedrà la luce ufficialmente venerdì 27 marzo sarà il loro quinto album, "I mistici dell'occidente", un disco di dodici brani che sembrano un po' tirare le fila della società moderna e del tempo che passa con la poeticità, prima, e la lucidità, poi, del leader Francesco Bianconi: "Ho comprato il libro di Elémire Zolla 'I misitici dell'occidente', senza conoscerlo", ha spiegato a Rockol il cantante, "Il tema delle canzoni del disco è stato ispirato da questo saggio e da alcuni scritti di mistici vissuti nel Medioevo che raccontavano di temi attuali e ricoducibili all'occidente moderno di oggi. Per il resto, questo nuovo disco nasce semplicemente dalla voglia di pubblicare nuove canzoni". I brani mantengono gli ingredienti tipici 'baustelliani': poesia, ricordi, citazioni, storie autobiografiche. "E' difficile per me non essere autobiografico quando scrivo. Ci sono brani come 'Il sottoscritto' in cui parlo davvero di me stesso, mentre altri, come 'Le rane' oppure 'Follonica', sono più legati al passato: nella prima racconto quasi con pasoliniana fanciullezza come vivevo bene prima di scoprire il sesso, mentre nella seconda ricordo l'incontro che ho avuto con un amico di infanzia, un incontro che mi ha davvero emozionato e fatto piangere pensando al tempo che passa, ma senza troppa nostalgia, semplicemente con consapevolezza. Altri brani invece sono più d'ispirazione, come per esempio 'L'estate enigimistica', che ha una visione un po' all'Eugenio Montale di 'Meriggiare pallido e assorto', dove racconto di un uomo comune, al mare in agosto, che non sta affatto bene". Per relizzare "I mistici dell'occidente", i Baustelle si sono affidati all'orecchio esperto del produttore Pat McCarthy, già al lavoro con R.E.M., U2, Madonna a tantri altri: "Volevamo lavorare con un ingegnere del suono anglo americano, volevamo un orecchio non italiano a dirigere i suoni e gli arrangiamenti, anche se in realtà molta della produzione artistica l'ho fatta io", spiega il Bianconi, "Abbiamo stilato una lista di produttori papabili, McCarhy ci piaceva molto per i suoni che ha realizzato per i R.E.M., e grazie alla mediazione tra il loro management e la nostra etichetta discografica, siamo riusciti a fargli avere i nostri brani e a portarlo in Italia a seguire le fasi di lavorazione del disco. Abbiamo puntanto molto su un suono eterogeneo, mettendo in primo piano il singolo strumento. Cercavamo suoni dinamici e McCarthy è già abituato a lavorare così, è abituato a comprimere poco i suoni, come invece si fa solitamente nei dischi italiani, e siamo molto soddisfatti del risultato". "Se ci sentiamo cresciuti?", si interroga il chitarrista Claudio Brasini, "Speriamo proprio di sì. Continuare a ripetersi non fa bene a nessuno, si rischia di diventare la caricatura di sé stessi. Vorremmo adare avanti cambiando, cercando di fare sempre il meglio". "Dal nostro primo album sono passati più di dieci anni", ha concluso il Bianconi, "e in dieci anni non è che si cresce, direi più che si invecchia. Se non ci sentissimo soddisfatti, probabilmente non avremmo nemmeno pubblicato un nuovo disco".
I Baustelle presenteranno l'album in tre date, il 17 aprile a Roma, il 19 a Milano e il 27 a Firenze: "Sul palco metteremo in scena una sorta di grande setta dei freaks dell'occidente", spiega la band, "Ci accompagneranno per l'occasione una ventina di elementi, ci sarà un quartetto d'archi, dei coristi, un percussionista, una band rock e tutto il necessario per presentare il disco al meglio".