
Presente “Blackstar”? Nel suo ultimo album, David Bowie metteva le canzoni in mano a un gruppo di jazzisti. In “Boarding house reach” Jack White fa qualcosa di analogo, facendo suonare i suoi nuovi pezzi a musicisti hip-hop e R&B. Risultato: un album radicale e importante, che indica una direzione possibile per il rock nel 2018.
È un ammasso di timbri imbizzarriti e svolte capricciose e poesia enigmatica e allucinazioni sonore. Com’è, allora, che questo guazzabuglio elettrico di rock, hip-hop, jazz, gospel e country appare ordinato, coerente e solido? Com’è che Jack White, al terzo album solista, riesce a creare nuove forme e trasformare il caos in bellezza?
In attesa del disco, che uscirà venerdì, il cantante ha pubblicato un nuovo estratto, "Ice station zebra", come il film del 1968 con Rock Hudson: una specie di proclama, un monologo che inizia con un “Ascolta, ché non è facile”. Whitea avanti spiegando che siamo sorveglianti delle nostre prigioni. Mentre la musica passa da frasi jazzate a tocchi funk a un riff di due note, Jack White arriva al dunque: un pittore di talento non copia Caravaggio, un chitarrista genialoide non copia Jimmy Page. Aggiungono tessere a un enorme puzzle divino.