
Bob Dylan, come noto, ha ricevuto il Nobel per la Letteratura del 2016, con il merito di "aver creato una nuova espressione poetica nell'ambito della grande tradizione musicale americana". Diversi musicisti, sia italiani che internazionali, si sono congratulati via social o tramite comunicati stampa con il Bardo di Duluth per l'importante riconoscimento. Abbiamo raccolto un po' di tributi:
Bruce Springsteen:
Bob Dylan è il padre della mia nazione. 'Highway 61 Revisited' e 'Bringing it all back home' non sono stati solamente grandi album, ma sono legati anche alle prime volte in cui ho avuto la visione autentica del posto in cui vivevo. L'oscurità e la luce erano tutte lì, squarciando il velo dell'illusione e dell'inganno. Ha dato un calcio all'offuscante educazione e alla routine quotidiana, che nascondevano la corruzione e il decadimento. Il mondo che ha descritto era tutto visibile, nella mia piccola cittadina, e diffuso in tutti i programmi delle televisioni che illuminavano le nostre case e venivano tollerati silenziosamente, senza ricevere commenti. Mi ha ispirato e mi ha dato speranza. Mi ha spinto a domandarmi su cose che chiunque altro aveva paura di chiedere, specialmente ad un quindicenne: "Come ci si sente... A stare da soli?". Si era creato un vuoto sismico tra le generazioni, per cui improvvisamente ti sentivi un orfano, intimamente emarginato, abbandonato nel fluire della storia, con una bussola che continuava a girare, senza una sistemazione. Bob aveva puntato la verità a nord ed era diventato un punto di riferimento per aiutarti a trovare una strada nella nuova, selvaggia America. Ha piantato una bandiera, scrivendo canzoni, cantando parole che sono state essenziali a quei tempi, all'emozionante e spirituale sopravvivenza di così tanti giovani americani in quel momento. Ho avuto l'opportunità di cantare 'The times they are A-changin' per Bob quando ha ricevuto il Kennedy Center Honors. Ci siamo ritrovati da soli per un qualche momento, scendendo le scale, quando mi ha ringraziato per essere stato lì e mi ha detto 'se c'è qualcosa che posso fare per te...". Io ho pensato, 'Stai scherzando?', e gli ho risposto: 'Hai già fatto tutto'".
Paolo Conte:
Io sono d’accordissimo, è un tipo di apertura già avvenuta con Dario Fo, non era più un dogmatismo filosofico che si apre ad altre forme, in quel caso al teatro, oggi a Dylan. Ma lasciatemi dire che o trovo che che tra gli anni ’70 e ’90 in Italia c’è stato un dispendo di energia letteraria enorme, nella nostra canzone e forse lo meriterebbero anche gli italiani.
Francesco De Gregori:
"È una notizia che mi riempie di gioia, vorrei dire non è mai troppo tardi. Il Nobel assegnato a Dylan non è solo un premio al più grande scrittore di canzoni di tutti i tempi ma anche il riconoscimento definitivo che le canzoni fanno parte a pieno titolo della letteratura di oggi e possono raccontare, alla pari della scrittura, del cinema e del teatro, il mondo e le storie degli uomini. Bob Dylan incarna l'essenza di tutto questo, nessuno come lui ha saputo mettere in musica e parole l'epica dell'esistenza, le sue contraddizioni, la sua bellezza".
Depeche Mode:
"Dylan è importante per tutti, lo è stato anche per noi e ci ha influenzato. È riuscito a rimanere rilevante per moltissimo tempo" (Martin Gore); "Quando si ha un certo tipo di carriera ricevere un Premio Nobel è un onore incredibile... Anche per lui, che è uno al quale piace lamentarsi".
Gli eredi di George Harrison:
Many congratulations to @bobdylan on the Nobel Prize for Literature!
— George Harrison (@GeorgeHarrison) October 13, 2016
Antonello Venditti:
Steve Van Zandt, membro della E Street Band di Bruce Springsteen:
Congratulations Bob! You made all our lives better. Thank you for the warning about what was to come (Subterranean Homesick Blues)@bobdylan https://t.co/yfBXEQ5hF1
— 🇺🇸🕉🇺🇦🟦Stevie Van Zandt☮️💙 (@StevieVanZandt) October 13, 2016