Floating Points torna all'elettronica

Dopo la sinfonia jazz "Promises", Sam Sheperd riscopre le sue radici nella club culture

Recensione del 18 set 2024 a cura di Gianni Sibilla

Voto 8/10

Lo scorso autunno, Sam Sheperd era tra il pubblico di Inner Spaces, la rassegna milanese del San Fedele, per la prima performance live de "Prati Bagnati del Monte Analogo” di Francesco Messina - il giorno dopo, veniva raccontato, aveva un aereo per l'altra parte del mondo per un DJ Set: Floating Points, questo il nome d'arte con cui è conosciuto il producer inglese, è uno che passa dalla musica proto-ambient/sinfonica alla club culture, come se nulla fosse. 3 anni fa ha realizzato uno dei dischi più belli di questi anni, "Promises": una sinfonia jazz con il grande Pharoah Sanders, allievo di John Coltrane, uno dei più grandi sassofonisti jazz. Poi ha inciso musica per un balletto, pubblicato singoli di varia natura, collaborato con un altro jazzista, Shabaka Hutchings. Ora torna al suo primo amore, l'elettronica, con un album che non è un instant classic come "Promises", ma quasi - almeno per il genere in cui si muove.

"Cascade" è dichiaratamente il seguito di "Crush", album del 2019 in cui Sheperd univa la produzione su software con suoni di diversa provenienza - frutto della sua sconfinata cultura musicale (guardate la sua recente performance da 5 ore per Boiler Room, se volete farvi un'idea del suo eclettismo: basta aprire il video in un punto qualsiasi per trovare una scelta, una transizione spiazzante e inaspettata). In "Cascade" spinge ancora di più sul versante elettronico, con un dichiarato omaggio alla club culture di Manchester in cui è cresciuto. Si sente soprattutto nelle prime 4 tracce dai BPM elevati, pensate per (e giù suonate in) DJ set.

Ma la grande forza di Floating Points è la ricerca continua: nei suoni, nelle strutture, nelle linee melodiche. Non c'è la corsa all'ultimo plug-in, all'ultimo software per il suono "figo" come spesso succede nell'EDM o nella techno. C'è piuttosto la stessa consapevolezza che troppa tecnologia è fine a se stessa, come raccontavano i Kiasmos, e che quindi è meglio un suono sporco, un glitch, ma che crei una firma sonora unica. Così, anche se "Cascade" è più da ballare rispetto alle produzioni precedenti, suona unico, frammentato e coeso allo stesso tempo. Il capolavoro è "Ocotillo", che parte con un'arpa e un arpeggiatore, con suoni non distanti da "Promises", per poi accellerare progressivamente, stratificando il suono fino ad arrivare nel finale ad inserire beat. Un viaggio sulle montagne russe.

Se ha un difetto, "Cascade", è di essere diviso in due parti: la prima molto veloce e da club, la seconda un po' più legata all'elettronica da ascoltare. Ma se vi piace il genere, questo è uno dei grandi dischi della stagione: meno intellettuale e più viscerale di "Ritual" di Jon Hopkins, ma anche più ricercato e sperimentale rispetto al pop elettronico di Jamie XX, in uscita tra qualche giorno. Floating Points rimane uno dei grandi nomi della musica contemporanea, non solo dell'elettronica.

Tracklist

01. Vocoder [Club Mix] (07:31)
02. Key103 (07:22)
03. Birth4000 (04:46)
04. Del Oro (06:14)
05. Fast Forward (07:38)
06. Ocotillo (08:43)
07. Afflecks Palace (06:38)
08. Tilt Shift (04:40)
09. Ablaze (03:57)

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