Noel Gallagher a Milano: ecco com'è andata

Alla sua apertura, pochi si sarebbero aspettati un giorno nel vederlo trasformato com'era ieri sera, 29 novembre, dall'arrivo di Noel Gallagher degli Oasis che insieme al fido Gem Archer (chitarrista della band) e al batterista Terry Kirkbride ha offerto un concerto intimo ma rockeggiante, parte di un mini-tour per presentare il "best" Stop the clocks", appena uscito con una copertina firmata da Peter Blake, autore dell'immagine di "Sgt. Pepper's lonely hearts club band" degli amati Beatles.
450 biglietti venduti in poche ore; il tradizionale assetto del locale, fatto di tavoli dove la gente si siede e mangia durante l'esibizione e di un palco "pulito" e con pochi fronzoli, è stato completamete stravolto.
Metà dei rumorosi fan della band è in piedi, il palco è coperto da spie, casse e impalcature. La serata viene aperta da Alessandro Del Piero, a cui spetta il compito di introdurre Noel (si dice che gli abbia regalato la maglia della finale mondiale, per l'occasione). Siamo pur sempre a Milano, e un po' di gente fischia. Sale sul palco Noel, che imbraccia la chitarra acustica; sguardo a terra, attacca la prima delle tredici canzoni in scaletta, eseguite in fila, e con poche parole. E' "(It's good) to be free", una delle tante "b-side" che Noel si diverte ad eseguire. Si capisce anche da questo che è una serata soprattutto per fan: urla, cori, richieste di canzoni. Noel fa buon viso a cattivo gioco, spiccica poche parole e fa finta di non capire, rimanendo quasi sempre immobile e imperturbabile. In scaletta affiora ovviamente anche qualche brano noto, di quelli che già solitamente canta Noel come "The importance of being idle" e "Don't look back in anger" (applauditissima), ma anche qualcuno di quelli affidati alla voce di Liam, come "Wonderwall". La vera anima musicale della serata è Gem, che con la sua elettrica e con le tastiere che accompagna Noel, il quale da par suo dimostra di poter reggere sul piano vocale il confronto con il fratello Liam, che però è davvero ad un altro pianeta come presenza scenica.
Poco più di un'ora, una chicca verso la fine come la cover di "Strawberry fields forever" dei Beatles, e la serata è finita. Il rumoroso pubblico sciama felice verso l'uscita, e il Blue Note torna ad essere un discreto locale jazz.