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Mare e Miniere 2025: musica, memoria e futuro

Salvatore Esposito (Blogfoolk) racconta la rassegna che si è tenuta a Portoscuso, in Sardegna
Mare e Miniere 2025: musica, memoria e futuro

Il centro abitato di Portoscuso è nato intorno alla tonnara “Su Pranu”, costruita nel XVI secolo dal commerciante cagliaritano Pietro Porta e, nel corso dei secoli, è diventata approdo per pescatori sardi, ponzesi, siciliani e corallai francesi, da cui ha preso vita una miscela culturale unica. La tonnara oggi racchiude la memoria della vocazione marinara del territorio, un tempo legato alla pesca del tonno rosso e successivamente votatosi all’estrazione mineraria e all’industria metallurgica nella vicina Portovesme, le cui alte ciminiere incombono, volgendo lo sguardo a sudest. Quello sfregio permanente su una costa tra le più belle d’Italia, fatta di calette, spiagge bianche e mare cristallino, ma anche di nuraghe e domus de janas, è simbolo di scellerate politiche industriali del passato, del presente e, forse, anche del futuro.

Nonostante tutto, c’è chi, percorrendo nuove strade con interventi culturali ibridati, cerca da oltre un ventennio di dare una nuova centralità a questo territorio ferito, ma che vibra ancora di lotte operaie, sofferenze e conquiste di uomini e donne. È il caso di “Mare e Miniere”, rassegna itinerante organizzata dall’Associazione Culturale ElenaLeddaVox con la direzione artistica di Mauro Palmas, che proprio a Portoscuso ha trovato il suo luogo dell’anima, da ormai alcuni anni. Questo festival, giunto alla diciottesima edizione, è diventato un laboratorio a cielo aperto di resistenza culturale, un palcoscenico di scambio tra generazioni, linguaggi artistici e provenienze geografiche differenti. Un vero e proprio unicum nel panorama musicale italiano, tanto per la proposta artistica con le diverse produzioni originali, quanto per quella formativa come incubatore di giovani talenti.

Momento centrale del festival è stata la settimana dedicata ai Seminari di Canto, Musica e Danza Popolare che, quest’anno, si è tenuta dal 24 al 29 giugno nella Vecchia Tonnara Su Pranu. Oltre centocinquanta, tra appassionati e musicisti più esperti provenienti da tutta Europa, hanno affollato i diversi stage il cui peculiare approccio didattico consente lo studio della musica tradizionale da nuove prospettive, approfondendo tecniche vocali e strumentali.

Il programma formativo, con due sessioni di studio e prove al mattino e al pomeriggio, è stato accompagnato dal ricco cartellone di eventi serali che si è aperto mercoledì 25 giugno con l’inedito incontro tra Peppe Voltarelli e l'Orchestra Poco Stabile di Mare e Miniere. L’eclettico cantautore calabrese ha proposto un live coinvolgente in cui abbiamo ascoltato in una nuova veste brani storici del suo repertorio come “Sta città” e “Marinai” da “Ultima notta a Malastrana” e estratti dal suo ultimo album “La grande corsa verso Lupionòpolis” tra cui una struggente “Mareniro”, la riflessiva “Nun signu sulu mai”, l’ironica “Spremuta di limone” e la swingante “Au Cinema”. Imperdibili le visionarie e, spesso comiche, introduzioni a vari brani, a comporre uno spettacolo di teatro-canzone, impreziosito dalla carica strumentale dell’Orchestra Poco Stabile con le corde di Mauro Palmas e il clarinetto di Marco Argiolas in evidenza.

La sera del 26 giugno è andato in scena “Nostra patria è il mondo intero”, produzione originale del festival che ha visto, a distanza di oltre venticinque anni, il riallestimento dello spettacolo “A volte ritornano” da cui è stato tratto il disco omonimo di Mauro Palmas, che insieme a Elena Ledda, Simonetta Soro, Maurizio Geri, Silvano Lobina, Marco Argiolas e Andrea Ruggeri, ha proposto una rilettura intensa e attuale di brani come “Son cieco”, “Dalle belle città”, “Camicia Rossa”, “Regazzine vi prego ascoltare” e “Gorizia”, fino a giungere ad una corale “Stornelli d’esilio” dell’anarchico Pietro Gori. A legare i brani, le introduzioni dello scrittore e giornalista Bruno Gambarotta, che ha offerto un controcanto critico al fluire dei brani. In chiusura, i balli popolari in piazza hanno trasformato la serata in una grande festa fino a tarda notte.

Serata ancora più ricca è stata quella del 27 giugno con il recital “Una parola… e la mia voce suona. Pasolini tra musica e poesia” curato da Elisabetta Malantrucco per Radio Rai Techeté, che ha visto protagonista la voce recitante di Simonetta Soro, affiancata da Elena Ledda, Anna Lisa Mameli, Mauro Palmas (liuto cantabile e mandoloncello) e Marcello Peghin (chitarre). Raffinato e commosso omaggio a Pier Paolo Pasolini, lo spettacolo ne ha messo in luce il rapporto con la musica, attraverso le sue poesie, le sue canzoni e gli interventi radiofonici, componendo un racconto unitario di grande intensità che ha restituito la forza della parola poetica come strumento di verità. A seguire, in seconda serata, è salito sul palco Andrea Andrillo che, accompagnato da Silvano Lobina (basso), Fabrizio Lai (chitarra) e Nicola Vacca (batteria) ha proposto un intenso set in cui ha presentato i brani dal suo ultimo album “Fortunate possibilità”.

Sabato 28 giugno, altro programma serale fittissimo con la prima parte della serata dedicata a “Sighida”, progetto nato dall’incontro tra Mauro Palmas e il giovane e talentuoso organettista Giacomo Vardeu, proposto in una inedita versione “extra large” con la partecipazione dell’Orchestra Poco Stabile e del Cuncordu e Tenore di Orosei. Se sul disco abbiamo apprezzato il brillante dialogo tra corde e mantici e i raffinati incastri ritmici, la presenza di una formazione allargata con Andrea Ruggeri alla batteria, Marco Argiolas ai fiati, Silvano Lobina al basso e Marcello Peghin alle chitarre ne ha esaltato la potenza espressiva, facendo emergere sorprendenti connessioni con il jazz, il prog e il rock in brani come “Danza Minore”, “Adelasia” e “Torra”, senza contare le vibranti versioni di “Libera Me Domine” e “Naneddu Meu” con le voci del Cuncordu e Tenore di Orosei. A seguire, il set di Sandra Bautista, vincitrice dell’edizione 2024 del Premio Andrea Parodi, che è salita sul palco con Claudia Bardagi (pianoforte) e Cra Rosa (percussioni). La cantante spagnola ha proposto i brani dal suo repertorio tra canzone catalana e world music, nelle quali spesso fanno capolino storie personali legate al suo vissuto e alla sua famiglia.

A chiudere la settimana, come da tradizione, il concerto collettivo dei partecipanti ai seminari che hanno condiviso il palco con i musicisti che hanno condotto i diversi laboratori. Un’esibizione che ha testimoniato il valore del percorso formativo di Mare e Miniere, non come replica sterile di tradizioni, ma come spazio generativo, in continuo dialogo con il presente. Questa rassegna si conferma, dunque, un festival che mira a valorizzare  le culture minoritarie, le memorie negate, e quella tradizione che mai come ora necessita di essere proiettata verso il futuro per le nuove generazioni in cerca di radici.


Testo, foto e video di Salvatore Esposito, Direttore Editoriale di www.blogfoolk.com

 

1. Peppe Voltarelli e l'Orchestra Poco Stabile di Mare e Miniere

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2. "Nostra Patria è il mondo intero", Bruno Gambarotta

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3. Andrea Andrillo

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4. "Sighida", Cuncordu e Tenore di Orosei

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5. “Una parola… e la mia voce suona. Pasolini tra musica e poesia”, Simonetta Soro

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6. "Nostra Patria è il mondo intero", Elena Ledda, Simonetta Soro, Mauro Palmas, Maurizio Geri, Andrea Ruggeri, Silvano Lobina

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7. "Sighida" Mauro Palmas e Giacomo Vardeu

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