Da Battiato a Finardi e Alice: le copertine di Francesco Messina

Di e con Francesco Messina abbiamo parlato recentemente a proposito della copertina di “Topolino” che citava esplicitamente la sua copertina di “La voce del padrone” di Franco Battiato. Nell’occasione abbiamo chiesto all’artista di scegliere, fra le moltissime copertine di dischi che ha realizzato, quelle a cui è più affezionato. Ci ha risposto: “Difficile scegliere fra le copertine di tanti anni, specialmente in relazione al fatto che sono ancora in attività e naturalmente sono piano piano piano diventato sempre più esigente e critico nei confronti di me stesso (normale, direi)”. Ma ci ha comunque mandato una scelta dei suoi lavori (“Naturalmente è rimasta fuori una marea di cose, la musica classica in particolare”), che trovate qui sotto.
Franco Battiato / L’era del cinghiale bianco, 1979.
I brani sono ricchissimi di citazioni che alludono a culture e tradizioni antiche, occidentali e mediorientali; per questo (anche se non didascalici) sono almeno altrettanti i riferimenti alle culture visive che quei mondi li hanno rappresentati. Questa è la versione della ristampa masterizzata che unisce le illustrazioni dell’album e il ritratto del singolo.

Franco Battiato / Patriots, 1980.
Cambiata da Franco la musica per quest’album, andava cambiata anche l’identità di segno della copertina. L’ausilio di alcune vecchie macchine fotostatiche è stato essenziale. Non quelle moderne contemporanee, ma le prime, proprio quelle che non erano in grado di riprodurre le tonalità di grigio, ma solo le parti più contrastate. Franco ha accettato la richiesta di “portare” la chitarra proprio come un fucile. Make music not war.

Franco Battiato / La voce del padrone, 1981.
Esteticamente ripete gli stilemi di “Patriots”. Ci sarebbero state tante cose da mostrare per raccontare quei formidabili brani, ma ha vinto un principio del “reduce to the max”. Pochi gli ingredienti rimasti in campo: l’impermanenza nell’incertezza della seduta, una fetta di cosmo (come le mappe che Vermeer inseriva nelle sue opere) e l’ambiente in cui a Franco piaceva vivere la propria esistenza, quello del Mediterraneo.

Eugenio Finardi / Dal blu, 1983.
In quell’album ero molto coinvolto dato che Eugenio mi aveva suggerito di scrivere qualche testo. Una di quelle canzoni è “Le ragazze di Osaka”, che ancora mi piace molto. Condividevamo una notevole passione per il Giappone e le sue arti. Riuscii a resistere alla tentazione di “far troppo” e deviai verso un lamento luminoso che attraversava tutta la copertina. No time, no space.

Kudsi Erguner / Sohbet, 1985.
Musica sufi per uno dei primo dischi dell’Ottava, la piccola casa editrice (e compagnia discografica) che Franco, Henry Thomasson ed io avevamo fondato nel 1985. Kudsi è uno dei migliori solisti di flauto nel del mondo. In seguito ha inciso anche per la Real World di Peter Gabriel. La fotografia è di Fulvio Ventura. L’impaginazione riprende quella di libri.

Alice / Park Hotel, 1986.
Il titolo dell’album alludeva al Pianeta come albergo della nostra esistenza. Fulvio Ventura scattò la fotografia. Non servì andare lontano per trovare quella “scenografia”: stavamo registrando negli sudi del Castello di Carimate e quel bel posto era proprio lì nel suo parco.

Teresa De Sio / Toledo e Regina, 1986.
Troppo bello il ritratto che le aveva fatto Giuseppe Pino per non essere usato a pieno formato. Erano stati prodotti anche dei segni grafici abbastanza impressivi ma fu giustissimo limitarli alle altre parti della copertina per valorizzare al meglio quella fotografia.

Alice / Il sole nella pioggia, 1989.
Lo scatto è di Sheila Rock, bravissima fotografa americana che da tempo viveva a Londra. Troppo famosa e quindi impegnativa per il nostro budget? Sì, ma per fortuna al tempo era la compagna di Steve Jansen che, insieme a Richard Barbieri, in quelle settimane avevamo coinvolto nelle registrazioni. Detto, fatto. Poi con Sheila diventammo amici.

Fabio Concato / Giannutri, 1990.
Con Fabio avevo già lavorato, conoscevo la sua gentilezza che meritava un lavoro delicato. Delicato come i colori di un pastello che ho trovato da un antiquario nel ghetto ebraico di Trieste. Il mare di riferimento non era quello giusto ma i colori sì. Fabio si innamorò di quell’opera e il semplice noleggio divenne un acquisto.

Rosario Di Bella / Cantando, 1991.
Questa è solo la copertina dell’Ep, che mi pare venuta molto meglio di quella dell’album; quindi giusto selezionarla per questa occasione. L’immagine proviene da una Polaroid in grande formato (20x25cm!) di Massimo Gardone che, regolarmente, spendeva tutto o quasi il compenso per procurarsi quelle preziosissime pellicole.

Alice / Mezzogiorno sulle Alpi, 1992.
È il titolo di un famoso quadro di Segantini, pittore divisionista. Avevamo trovato una relazione tra quel modo di dipingere e alcune sovrapposizioni sonore che stavamo tentando. Massimo Gardone ha preso armi e bagagli e ha portato Carla sulle Alpi per ritrarla un po’ come nel quadro di riferimento. Grande Max!

Franco Battiato / Fleurs, 1999.
Disco magnifico, ma bello anche il titolo, con nobili precedenti. Franco aveva terminato di dipingere una tavola che rappresentava un derviscio accostato ad una rosa, il suo fiore preferito. Lo fotografammo in pellicola; presi quelle slide e usai le forbici per metterle insieme. Risultato: più Warhol che un’icona.

Saro Cosentino / The road to now, 2022.
Le amicizie di lunga data spesso si basano su affinità che non hanno bisogno di spiegazioni. Da anni Saro, compositore e produttore, vive a Praga. Questo bellissimo disco ha un titolo notevole che si può tradurre come “La strada per il presente”. Non ha voluto mettere in copertina tutti i nomi degli straordinari musicisti che vi hanno suonato. L’immagine proviene da uno scatto pinhole di Massimo Gardone.

Il quadro di Troisi / La commedia, 2024.
Se non li conoscete, ascoltateli. Mi sono piaciuti e ho subito accettato la proposta di lavorare insieme. Questo album che mi avevano mandato in anteprima, mi era parso più caldo e vivo del precedente (pur bello). Così ho pensato di proporre un’immagine piuttosto elaborata che da bianconero diventa a colori.

Franco Battiato / Messa Arcaica, 1993 – 2024.
L’anno della composizione rientra nel periodo in cui Franco ed io per un po’ non lavorammo insieme, ma nel 2024 la Universal ripubblicò il disco e fu un’occasione speciale per me per fare la copertina della nuova edizione. La copertina contempla il fatto che il Kyrie è basato sul loop di risonanze del pianoforte.

La fotografia dell’articolo è di Massimo Gardone
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