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Billy Idol: punk never dies

Da "pigro" a icona: il nuovo album è un monumento alla sua vita da supervissuto. E c'è un docu-film.
Billy Idol: punk never dies

Un nuovo album che suona come un’antologia anche se contiene solo brani inediti, un documentario che ripercorrerà la sua vita da supervissuto, un tour estivo che lo vedrà condividere i palchi con l’amica di sempre Joan Jett e i suoi Blackhearts per un vero e proprio revival del punk rock di fine Anni ’70, la candidatura alla Rock & Roll Hall of Fame, ovvero l’albo d’oro che raccoglie i nomi delle icone che hanno fatto la storia del genere. A 69 anni Billy Idol passa finalmente all’incasso, dopo una carriera straordinaria che è stata un giro su un ottovolante lungo più di quarant’anni. Undici anni dopo l’uscita del suo ultimo album, “Kings & Queens of the Underground” del 2014, domani William Michael Albert Broad spedirà nei negozi “Dream into it”, «un’opera concettuale» che fa il punto sulla sua «intera carriera». Non è un “greatest hits”: è un disco di inediti, i primi raccolti dalla rockstar in un album dopo gli Ep “The roadside” del 2021 e “The Cage” del 2022, scritti ripercorrendo «in ordine cronologico» tutte le tappe della sua ascesa, da inetto a icona assoluta, tra i primi artisti a intuire il potere dell’immagine nel nuovo panorama mediatico degli Anni ’80, quelli di Mtv, e a sfruttarlo. Capelli color biondo platino sparati in aria, giacca di pelle, sugardo ribelle, un ghigno che racchiudeva tutta la sua irriverenza, quella di un ragazzino al quale gli insegnanti, a scuola, avevano affibiato il nomignolo “idle”, “pigro”, prima che lui lo rielaborasse e lo trasformasse nel suo nome d’arte, “idle”, “idolo”: così l’allora frontman dei Generation X conquistò tutti.

Le canzoni di “Dream into it”, con le quali Idol punta a ribadire la sua trasversalità, dopo che la sua “Rebel yell” è (ri)diventata un tormentone in questi anni grazie a spot per i quali ha fatto da colonna sonora e dopo duetti con star del pop di nuova generazione come Miley Cyrus, rappresentano una sorta di “compaion album” del documentario di prossima pubblicazione. È come se i brani ai quali Idol ha lavorato insieme ad autori come Joe Janiak (uno dei co-autori di “Gossip” dei “nostri” Maneskin), Nick Long (co-autore di alcune delle hit di Machine Gun Kelly), l’ex Suicide Martin Reverby e il suo storico braccio destro Steve Stevens, diventato negli anni una sorta di alter ego della rockstar, rappresentassero la colonna sonora del documentario. A proposito: il film si intitola “Billy Idol Should Be Dead”, la rockstar lo ha presentato come il «documentario definitivo» e sarà proiettato in anteprima al Tribeca Film Festival di New York City, tra gli appuntamenti più attesi dai cinofili, il 10 giugno prossimo.

Il progetto è stato curato da Jonas Åkerlund, svedese, classe 1965, che oltre a dirigere videoclip musicali per popstar come Madonna (a partire da “Ray of light”), Christina Aguilera, Beyoncé, Britney Spears, Shakira, Lady Gaga, Rihanna e Kesha ha anche lavorato i colossali film-concerti di Paul McCartney, Beyoncé e Jay-Z, Taylor Swift e la stessa Madonna: «Billy nella sua carriera ha avuto un tempismo incredibile - fa sapere - era a Londra quando è nato il punk-rock, poi si è trasferito a New York proprio mentre Mtv stava esplodendo. E ora vive a Los Angeles. Adoro la sua storia, gli eventi incredibili della sua vita. La sua musica ha toccato tantissime persone». «Stavamo girando questo documentario e così quando ho iniziato a realizzare l’album mi sono semplicemente ispirato al documentario, perché era proprio quello che stavamo facendo. Non potevo fare a meno di pensare alla mia vita e a tutto quello che ho vissuto. I tempi del punk rock, l’arrivo in America, la carriera da solista, la tossicodipendenza e infine la sobrietà. Abbiamo iniziato a scrivere le canzoni pensando a tutto questo: una canzone sul 1977, una sull’arrivo negli Usa e com’era l’America a quei tempi. L’album racconta la storia della mia vita», aggiunge Idol.

«Ho lottato con i miei demoni per così tanto tempo che sono diventati miei amici», cantava nel 2022 in “Cage” l’ex leader dei Generation X. Oggi Idol si gode il ritrovato affetto del pubblico e dei colleghi. Oltre a Joan Jett, che compare al fianco della rockstar in “Wildside”, nell’album ci sono anche Alison Mosshart e Avril Lavigne. La voce di “Complicated”, che nei primi Anni Duemila recuperò l’estetica del punk unendola a sonorità più pop, ha inciso insieme a Billy Idol “77”, sugli esordi londinesi della star: «È venuta fuori in modo fantastico. Avril è incredibile. Il brano era già buono solo con la mia voce, ma con lei è diventato tre volte meglio». Idol è arrivato terzo nella votazione del pubblico della Rock and Roll Hall of Fame, dietro ai Phish e ai Bad Company. Ma l’elenco completo degli ammessi di quest’anno sarà svelato domenica. Dove? In un programma tv chiamato “American Idol”. Bisogna aggiungere altro?

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