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Gli Oasis e l’America: storia di un amore mai scoppiato davvero

Svoltare negli Usa negli Anni '90 significava accettare una serie di regole. E gli Oasis...
Gli Oasis e l’America: storia di un amore mai scoppiato davvero

Il punto più basso lo raggiungono il 4 settembre 1996, la sera degli MTV Video Music Awards di quell’anno. Gli Oasis si presentano all’appuntamento al culmine del tour di “(What's the story) Morning glory?”, dopo due anni supersonici. Nel Regno Unito i fratelli Gallagher si sono ufficialmente consacrati come il più grande e iconico fenomeno rock dai tempi dei Beatles: un mese prima dell’evento organizzato dall’emittente musicale al Radio City Music Hall di New York, a Knewborth Liam e Noel si erano esibiti per due notti davanti a 250 mila spettatori complessivi in quelli che i sociologi avrebbero definito negli anni successivi come i mega raduni che celebrarono la rinascita dell’Inghilterra ad opera della cultura giovanile dopo dieci anni di recessione. Il passaggio agli MTV VMAs è l’occasione giusta per provare a conquistare anche il pubblico americano. Inutile dirlo: si rivelerà un disastro. Di quella serata rimane un filmato di repertorio dell’esibizione sulle note di “Champagne supernova”, il sesto ed ultimo singolo estratto da “(What's the story) Morning glory?”, con Liam che - forse smanioso di lasciare in un modo o nell’altro il segno - va fuori di sé, sputa birra dal palco, lancia la lattina sulla folla, modifica i versi della canzone (“Champagne supernova up your bum”) e getta il microfono a terra. Il tutto davanti a 100 milioni di persone collegate dalle rispettive case. A riguardarla oggi, all’indomani dell’annuncio delle date americane del tour della reunion, quell’esibizione è l’emblema del rapporto tra gli Oasis e gli Stati Uniti. Un amore mai scoppiato davvero.

Pompati come i "nuovi Beatles"

Negli Usa i fratelli Gallagher erano sbarcati due anni prima di quella serata, nell’estate del 1994, pompati come i “nuovi Beatles”. Mentre “Definitely maybe” dominava le classifiche nel Regno Unito, il tour di lancio negli Usa aveva riportato Noel e Liam immediatamente con i piedi per terra: negli States si sarebbero limitati ad esibirsi in locali da 200, al massimo 300 persone, come Moe’s Mo’ Rockin’ Café di Seattle, il Bottom Of The Hill di San Francisco, il Cleveland Grog Shop. A poco erano serviti passaggi in programmi come “120 Minutes” di MTV, dove suonarono “Supersonic” nella speranza di accendere lo stesso tipo di clamore mediatico che aveva caratterizzato la loro scalata nel Regno Unito: agli Usa quegli sbruffoni partiti da Manchester non sembravano apparire troppo simpatici. Le attività promozionali erano spesso caratterizzate da figuracce, incidenti diplomatici, nervosismo tra i componenti della band. Ad un certo punto la tensione era diventata palpabile. Dopo un disastroso concerto al Whiskey A Go Go sul Sunset Strip di Los Angeles, caratterizzato pure da alterchi tra i due fratelli, Noel aveva deciso di mollare i compagni di band, scomparendo per due settimane. In quei quattordici, lunghissimi giorni la storia della band sembrava essere giunta prematuramente al capolinea. “Andai a San Francisco, perché a quel punto avevo lasciato la band, e io, beh, non sapevo cosa stessi facendo. Ero completamente fuori di testa. Incontrai questa tipa che mi aiutò a schiarirmi le idee. In realtà, mi denunciò alla casa discografica, perché mi stavano tutti cercando: disse loro dove mi trovavo e quelli vennero a prendermi”, avrebbe raccontato Noel. Per la cronaca: la ragazza di cui parla è Melissa Lim. Quell’incontro avrebbe ispirato “Talk tonight”, che sarebbe stata scelta come lato B di “Some might say”, prima di essere inserita nel 1994 nell’edizione deluxe di “(What's the story) Morning glory?”.

Il tour annullato

Le successive tournée americane e apparizioni in salotti di culto come quello di David Letterman (dove nel 1995 andarono a presentare “Morning glory” e “Live forever”) avevano contribuito a diffondere nel più grande mercato musicale del mondo il mito dei rissosi - ma geniali - fratelli Gallagher. Nell’ottobre del 1995 era uscito anche negli Stati Uniti “(What’s the story) Morning glory”, che però si era fermato al quarto posto nella classifica settimanale di Billboard dei dischi più venduti: poco male, perché alla fine era riuscito a vendere in tutto 4 milioni di copie. Ma dopo quella disastrosa esibizione agli MTV Video Music Awards gli Oasis “americani” in qualche modo sarebbero collassati: Noel avrebbe annullato le ultime date della tournée e avrebbe fatto ritorno a Manchester (“divergenze interne alla band”, la motivazione data dall’entourage). La Creation Records, l’etichetta per la quale incidevano i fratelli Gallagher, non avrebbe tuttavia rinunciato a provare a spingere gli Oasis negli Usa. Raccogliendo, però, risultati miseri. “Be here now” nel 1997 si sarebbe spinto fino alla seconda posizione della classifica settimanale di Billboard, vendendo tuttavia un quarto delle copie di “(What's the story) Morning glory?”. Il successivo “Standing on the shoulder of giants” si dovrà accontentare di un modestissimo ventiquattresimo posto, vendendo un quinto delle copie di “Be here now”.

"Dovevamo fingere e noi non ci siamo riusciti" 

L'America non riusciva ad accettare il fatto che a noi non ci importasse un cazzo di niente. Penso che sia questo il motivo per cui non abbiamo mai avuto un album al primo posto in America: non si sarebbero spinti oltre per noi perché noi non ci saremmo spinti oltre per loro. Ecco perché non siamo mai stati nominati per un Grammy: devi fare tutte quelle cose lì, devi fingere un po' e noi semplicemente non ci siamo riusciti, ecco perché ci saremmo sempre fermati al secondo posto”, avrebbe detto Noel Gallagher ventisette anni dopo quella rocambolesca esibizione agli MTV Video Music Awards. È così: sfondare negli Stati Uniti in quegli anni implicava accettare tutta una serie di regole non scritte - a partire dalla disponibilità nei confronti di stazioni radiofoniche e salotti tv - che gli Oasis non erano assolutamente interessati ad accettare. Quelli appena annunciati saranno di gran lunga i loro più grandi show di sempre negli Stati Uniti: trent’anni dopo l’ultima, significativa possibilità di sfondare nello showbiz americano, ora gli Oasis sono pronti a prendersi la loro rivincita.

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