Piotta: il suo punto di vista dopo la risposta del Tenco

Sono state svelate le cinquine dei finalisti delle Targhe Tenco 2024, che verranno assegnate durante la cerimonia di premiazione nel corso delle serate del “Premio Tenco” in programma il 17, 18 e 19 ottobre al Teatro Ariston di Sanremo. A seguito dell'annuncio, Piotta, attraverso un post sui social, ha chiesto chiarimenti sui risultati raggiunti dal suo album, "’Na notte infame", escluso dalle graduatorie finali nonostante i tanti voti raccolti. Prontamente è arrivata la risposta del Club Tenco: “Le cose stanno così: il disco ‘Na notte infame’ ha ricevuto diversi voti dai giurati, ma nella categoria ‘Miglior album in dialetto’ e, secondo i parametri inequivocabili del nostro regolamento, i testi dell’opera non sono scritti e cantati per oltre il 50% in alcun dialetto o lingua minoritaria”. Alla luce di questa risposta, abbiamo contattato il rapper e cantautore per spiegarci il suo punto di vista in modo più dettagliato:
Ho deciso di fare un post perché decine e decine di giornalisti mi hanno scritto dicendomi che mi avevano votato e che erano amareggiati che non fossi nelle cinquine finali. La prima considerazione che mi viene da fare sulla risposta che mi ha dato il Tenco è: ma perché non è stato detto ai giurati che il mio album non sarebbe potuto finire nella categoria ‘Miglior album in dialetto’? Perché i voti non sono stati dirottati su un’altra categoria? Il Premio chiama a raccolta tantissimi professionisti, chiede loro di votare impiegando tempo, questi votano, ma i voti alla fine non valgono e vengono annullati perché nessuno dice loro che quella categoria non è quella giusta? Che senso ha tutto ciò? Che senso ha far disperdere tutti quei voti?
Poi il ragionamento di Piotta prosegue sulla concezione di “dialetto romano”:
Anche qui c’è poca chiarezza. Ma chi lo dice che cosa è in romanesco e che cosa non lo è? Oggi il romanesco è mutato, non è più quello degli stornelli, si è mischiato e contaminato con l’italiano, ha delle cadenze particolari. È spurio. Il mio disco è intriso di romanità, rappresenta Roma come nessun altro mio progetto fatto in passato. E questo lo dicono tutti quelli che lo hanno ascoltato. Parla dei quartieri di Roma, degli anni di piombo a Roma e di un lutto personale che lo rende molto emotivo. È in romanesco, poi ci sono alcuni ritornelli non in dialetto stretto, ma con la cadenza romana: quelli valgono o no? Chi lo decide? Perfino se contattassimo un gruppo di linguisti ci sarebbero probabilmente pareri discordanti. Io non voglio togliere niente a nessun collega. Volevo solo fare la mia gara con i voti che mi ero meritato e questo mi è stato impedito. Il Tenco, tra l’altro, mi scrive che ho ricevuto “diversi voti”. Bene, quanti? Più che un premio portato avanti con professionalità e trasparenza, mi sembra un terno al lotto in cui sono altri a decidere.