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"Non saremmo mai più così bravi": lezioni da una reunion mancata

Reputazione, scelte, tempo che passa: cosa ci dice il ritorno solo estemporaneo dei R.E.M.
"Non saremmo mai più così bravi": lezioni da una reunion mancata
Credits: Rockol

"Here's what we did": il verbo al passato, nelle parole di Michael Stipe prima della performance a sorpresa di "Losing my religion", non era casuale. La reunion dei R.E.M. per la cerimonia per la Songwriters Hall of Fame era solo estemporanea, e doveva essere chiaro: la band ha sempre spiegato in maniera chiara la sua filosofia, quella di smettere "quando la festa è ancora in corso", come disse nel 2011 il cantante annunciando la scelta. Senza ripensamenti: in un'intervista, trasmessa dalla CBS il giorno prima, i R.E.M. ribadivano questo stesso concetto. Tutti i motivi per cui la band ha deciso di mettere fine ad una carriera gloriosa sono ancora validi.

L'intervista è stata girata in realtà lo scorso febbraio ed è stata poi pubblicata per intero su YouTube: 41 minuti di conversazione tra il giornalista Anthony Mason e tutti e 4 i membri dei R.E.M. (compreso Bill Berry, che lasciò la band alla fine degli anni '90), negli uffici e nello studio della band di Athens, dove conservano ancora la strumentazione e gli oggetti della loro storia. 

Da fan di lunga data della band devo dire che mi ha colpito molto più questa intervista che la loro performance, che pure era totalmente inaspettata (l'ultima volta con la formazione originale successe nel 2007, per la Rock 'n' Roll Hall of Fame, mentre la band andò ancora un'ultima volta in tour nella formazione a 3 nel 2008, esibendosi per l'ultima volta in pubblico nel marzo 2009 alla Carnegie Hall per una serata tributo).
Dei R.E.M. ho amato tanto la loro musica quanto l'approccio: questa intervista mostra 4 persone serene, in pace con se stesse e con il proprio passato, che spiegano lucidamente le proprie scelte. Ma al di là dei ragionamenti da fan, credo che questa intervista andrebbe mandata a memoria da artisti e da chi lavora nel music business: proprio per la lezione, anzi le lezioni, che dà, su come si possa gestire una carriera e una reputazione.

Una band/un artista è la propria reputazione

La reputazione di un/una artista è qualcosa che si costruisce negli anni, ma che si può distruggere in un secondo. Fate mente locale e pensate a quanti artisti/e che hanno fatto la storia della musica, sono diventati controversi con il tempo: album deboli o ripetitivi, polemiche, tour e pubblicazioni che sembrano sfruttare il proprio pubblico, più che gratificarlo. Non esiste una scelta giusta per tutti, ma fermarsi al momento giusto ha significato per i R.E.M. "l'occasione di cristallizzare la nostra eredità", come spiega Michael Stipe. Mantenere intatta la reputazione, prima di rovinarla con scelte e produzioni artistiche non più all'altezza.

Band e artisti/e non sempre migliorano con il tempo, anzi...

"Non sarebbe mai più di quel livello", risponde secco Peter Buck quando gli viene chiesto perché i R.E.M. escludono una reunion. "Non lo si è mai... Anche io vado a vedere la band in tour da un milione di anni, ma...", conclude.
La storia della musica è ricca di artisti e band che hanno realizzato capolavori in fase avanzata della carriera, magari portandoli anche in tour - però la lista di artisti che salgono su un palco a rifare se stessi, ma meno bene di un tempo, è ancora più lunga. Fermarsi prima di rischiare di diventare una parodia è una scelta rispettabilissima. La performance di "Losing my religion" dell'altro giorno è emozionante, ma preferiamo ricordarci una band come era al massimo della sua gloria o vederla invecchiata e stanca su un palco?

Un artista/una band non è solo la sua musica, ma le scelte che fa nel music business

In questi giorni è uscita un'altra bella intervista: Mike Mills con Rick Beato, YouTuber e divulgatore musicale tra i più bravi in circolazione. Beato chiede a Mills per cosa vorrebbero essere ricordati i R.E.M. e il bassista spiega che la vera eredità del gruppo non sono solo le canzoni, ma avere mostrato che un approccio "etico" al music business è possibile: si possono fare scelte in totale autonomia. Per esempio lottare per avere il totale controllo creativo della musica, non chiedere anticipi troppo alti per poi non essere in debito con la casa discografica, trattare gli interlocutori sempre con rispetto e così via. Durante la cerimonia alla Songwriters Hall of Fame, Stipe ha ricordato che fin dalle origini i R.E.M. hanno sempre voluto la proprietà dei master dei propri album: una lezione che Taylor Swift ha imparato duramente sulla sua pelle... Insomma, una terza via tra gli apocalittici ("l'industria musicale è il male assoluto!") e gli integrati (quelli che vivono all'interno del sistema come se fosse perfetto) è possibile.

 

I musicisti sono persone

Il momento più emozionante dell'intervista è quando Bill Berry si commuove, pensando al rimpianto di avere lasciato la band in anticipo, dopo i problemi di salute del '95 (un'emorragia cerebrale sul palco, da cui si salvò per miracolo). Oggi giustamente si parla di salute mentale e di vulnerabilità anche nella musica, ma i R.E.M. hanno sempre messo davanti prima il loro essere persone prima che star, per esempio scegliendo di non andare in tour nel momento di maggior successo: la loro condizione per fare grande musica era mettersi nella condizione di farla.
"La musica è spesso rovinata dagli ego e dagli avvocati", scherza Bill Berry nell'intervista. La cosa più bella di questa mancata reunion è che vedi non una band, ma quattro amici.

Le canzoni sono al centro di tutto

Tutto quello che abbiamo riassunto fin qua è vero, ma l'intervista inizia con Peter Buck che dice: "We lived and died on the strenght of our songs". Tradotto (in maniera libera): le canzoni, per una band o un/una artista sono questione di vita o di morte. Rimangono al centro di tutto: puoi costruire racconti (pardon, storytelling) e personaggi, performance, una presenza sui media forte, marketing, etc. Ma se non ci sono le canzoni, se non c'è un repertorio, non c'è nulla. Se il castello non ha fondamenta solide, crolla: ecco perché ci ricordiamo ancora i R.E.M. e ci ricordiamo ancora grandi artisti/e del passato, anche se non sono più vivi/e e/o attivi/e: per la forza delle loro canzoni.

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