Margherita Vicario debutta al cinema, ed è una bella sorpresa
“Gloria!” di Margherita Vicario era una scommessa molto rischiosa. Un debutto registico in corsa per l’Orso d’Oro alla Berlinale, l’opera prima di una regista che ha raggiunto la notorietà nelle vesti di cantante e che dietro la cinepresa ci è finita da autodidatta. Una produzione sulle spalle di una giovane donna, con un cast in larga parte composto da talenti femminili, in un ambiente che non facilita le cose per l’altra metà del cielo. Per giunta con un film in costume ambientato in un orfanotrofio veneziano ottocentesco.
Vicario ne esce a testa alta: il suo è il film italiano, che arriva oggi nei cinema, è stato di gran lunga il più riuscito visto nelle sezioni principali della Berlinale, oltre che un lungometraggio convincente, mai apatico, a tratti accattivante. Considerando la sua natura di debutto, sorprende più che in positivo, dimostrando poche ingenuità narrative e registiche. Prendersi un rischio, mettersi in gioco in una veste non propria, ha pagato per la cantante.
Pazienza se qualcuno non gradirà, rimpiangendo che una storia simile non sia finita tra le mani di Alice Rohrwacher (il cui nome i più attenti individueranno al primo posto tra i ringraziamenti nei titoli di coda). La carta vincente di “Gloria!” è il partire da una testimonianza storica frammentata con l’idea di rimediare parzialmente a un torto, ma di farlo in chiave divertita, divertente, pop, “un po’ alla Sister Act”, per citare le parole della regista. Nel contesto berlinese da sempre votato a serietà, dramma e politica, nel cinema italiano ossessionato da un’autorialità un po’ polverosa, questo film sospeso tra musical, dramma in costume e Piccole donne è una boccata d’aria.
“Gloria!” tappa i buchi di una storia vera
Orfanotrofio di Sant’Ignazio, 1800. Teresa è una serva muta con un innato senso per la musica e la melodia. Vive gomito a gomito con le orfane che trascorrono i loro giorni a studiare spartiti e perfezionare la propria tecnica musicale. Come di consuetudine all’epoca, le ragazze senza mezzi ospitate dalle istituzioni cattoliche vengono avviate alla carriera musicale, lavorando come musiciste e cantanti nei cori di chiese e conventi.
L’arrivo di un prototipo di pianoforte nella cantina dell’orfanotrofio e l’imminente visita di papa Pio VII portano quattro orfane musiciste e Teresa a creare un’inedito quintetto musicale, che funziona anche da sorellanza.
Le ragazze sono quasi anestetizzate da una vita destinata in eterno entro i confini dell’orfanotrofio o fuori, da donne maritate a cui la musica e le esibizioni pubbliche sono proibite. I convegni notturni, tra candele, pianoforte e rivelazioni personali, porteranno Teresa e le altre a un risveglio interiore, fino a pianificare un futuro diverso da quello previsto dalle convenzioni dell’epoca.
“Gloria!” nasce da una storia dimenticata: quella delle orfane che per secoli vennero avviate alla carriera musicale, suscitando l’ammirazione di compositori, musicomani, principi e vescovi coevi. Essendo donne però, la musica che suonavano e quella che con tutta probabilità componevano non è sopravvissuta, se non in rarissimi casi. Vicario ha spiegato: “Potevo fare un film su una delle pochissime donne che è riuscita a lasciare qualcosa a noi posteri, grazie al marito. Tuttavia ho pensato che un film collettivo e fittizio come questo era migliore. Con questa pellicola celebro tutte quelle donne dimenticate, il loro talento musicale che si perso, dimenticato”.
“Gloria!” non è un musical, ma ci va vicino
Musica e sorellanza, dunque, declinate in un film che si prende parecchie libertà storiche. Non tanto nella ricostruzione e nei costumi, in cui si dimostra mediamente molto fedele all’epoca napoleonica. Gli strumenti musicali utilizzati, ad esempio, hanno corde fatte di vero budello, non in fibra sintetica. La musica che suonano le ragazze del Sant’Ignazio parte da alcune celebri composizioni di Vivaldi (che lavorò per tutta la vita con le orfane musiciste del territorio veneto) e arriva a composizioni inedite di Vicario, di chiara matrice pop. “Gloria!” non è un musical, ma ci va vicino, specie nel finale corale e liberatorio. Lontano dall’essere realista, si dimostra efficace però nel dare quel tocco di catarsi “gospel” che le premesse del film richiedevano.
La storia ha dimenticato queste musiciste, togliendo loro la voce? Vicario e il suo cast danno loro modo di scandalizzare il Papa, levando alta la loro musica a ritmo un po’ pop, un po’ gospel. “Gloria!” è un inno femminista che raccoglie il testimone di “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, traghettandolo in un’era in cui “l’invidia tra donne non è più un fatto generazionale” (sempre Vicario).
Veronica Lucchesi, Elio, Margherita Vicario: i musicisti si prendono la scena al cinema
Il lungometraggio di Vicario esprime i suoi momenti migliori nei passaggi musicali, che rendono il film godibile anche quando naviga svolte da coming of age adolescenziale. Ottimo in questo senso è il mix del cast, che vede giovani interpreti “puri” di grandi speranze (Filippo Scotti di “È stata la mano di Dio”, la candidata ai César Galatéa Bellugi) mescolarsi a nomi prestati dall’ambito musicale come Elio e Veronica Lucchesi. Merita una menzione un Paolo Rossiche si diverte un mondo nel ruolo di un prete compositore più ispirato nel peccare che nel produrre musica. Questo Don Abbondio più incline ai piaceri carnali si rivela una risorsa comica che aiuta il film a essere vivace, anche nei momenti più drammatici.
Merita una menzione anche l’intensa canzone interpretata da Veronica Lucchesi di La Rappresentante di Lista, nelle vesti di Bettina, una delle orfane musiciste. Il pezzo è composto di suo pugno e rimasto inedito dal 2018. L’interprete ha deciso di donarlo a un film che le ha ridato entusiasmo in un momento di crisi dal punto di vista musicale, come ci ha spiegato nell’Intervista al cast di “Gloria!”.
Sentire parlare Vicario e Lucchesi delle difficoltà odierne di una donna di trovare spazio per la propria creatività musicale dopo il finale ottimista di “Gloria!” è quasi una doccia fredda. A dimostrazione di come, ieri e oggi, non è per niente semplice fare sentire la propria voce nel mondo della musica, soprattutto se questa è femminile. Il sostegno reciproco tra colleghe però aiuta, anche al cinema.
Prodotto da tempesta con Rai Cinema, “Gloria!” è stato presentato in concorso al Festival di Berlino. Arriva nelle sale italiane da oggi, 11 aprile 2024 con 01 Distribution.