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Alessandra Amoroso e il bullismo: "Ho ricevuto minacce di morte"

La cantante a Sanremo denuncia l'odio digitale che ha subito negli ultimi 15 mesi
Alessandra Amoroso e il bullismo: "Ho ricevuto minacce di morte"
Credits: Rockol

Una Alessandra Amoroso visibilmente emozionata e determinata si è presentata oggi al Roof dell'Ariston e ha raccontato la genesi della sua canzone "Fino a qui", in gara a Sanremo, e quello che le è successo negli ultimi mesi. Si è raccontata come vittima di bullismo  e odio digitale, iniziato attorno al suo concerto di San Siro nel 2022, che l'ha costretta a scappare dall'Italia in Colombia. La canzone, ha spiegato dopo avere letto un testo in cui ha citato alcuni degli insulti e delle minacce ricevute, è nata come risposta a questi mesi, come una rinascita

Ecco il testo che ha letto Alessandra Amoroso:

Porto a Sanremo un brano che parla di cadute, difficoltà che nella vita, grandi o piccole che siano, ci si trova inevitabilmente ad affrontare.

Nell'ultimo anno io sono caduta e oggi sono qui a raccontarvi la mia versione di questa storia. Mi sono sentita sopraffare da situazioni che in 15 anni di carriera non mi ero mai trovata a dover affrontare e che non ero preparata ad affrontare.

Una valanga d'odio mi ha investita da un giorno all'altro, e non parlo dei meme su cui ho sempre scherzato per prima, ma parlo degli insulti molto gravi e delle minacce di morte che mi arrivavano quotidianamente.

Quella valanga è iniziata qualche giorno prima che affrontassi uno dei momenti più importanti della mia carriera, il mio primo concerto a San Siro. Ero talmente concentrata su quello che non mi sono resa conto subito di tutto ciò che stava succedendo intorno a me.

Subito dopo San Siro l'adrenalina ha cominciato a scendere e parallelamente ho iniziato a percepire davvero quale fosse la gravità della situazione. Credo che il modo migliore per farvi capire quello che è successo sia farvelo in qualche modo vedere.

Per cui, anche se con fatica, vi leggerò alcuni dei commenti che ricevevo in quel periodo, perché credo che sia molto importante.

Una bella corda,

Succhiamelo, troia.

Preferirei cavarmi gli occhi che vedere sta merda

Hai qualche disturbo sicuramente

Che donna di merda che sei, sei una vergogna per i tuoi genitori.

La figlia di Fantozzi, la rana mostuosa.

Ancora parli, ma non ti fai schifo da sola.

Se fai un porno, ti prometto che lo guardo, anche se le altre attrici hard non sono d'accordo.

Venduta, per due spicci e subito apri il culo.

Fottiti, scema.

Sparisci, merda.

Mi fai solo schifo.

Una merda di cane per strade è meglio di te.

Da un po' te trovano su YouPorn.

Per me ora puoi morire di fame.

Cesso ambulante.

E questo è ovviamente solo un piccolo assaggio di quelle migliaia di commenti che ogni giorno per mesi ho ricevuto quotidianamente. E che ovviamente mi hanno ferita profondamente.

Ma mentre dentro soffrivo, l'unica reazione che riuscivo ad avere verso il mondo esterno era la rabbia. Sono arrivata al punto che nemmeno io mi riconoscevo più.

Mentre cercavo di capire come affrontare quell'odio che arrivava dal mondo social, succede qualcosa che mi fa capire che ormai la cosa era andata oltre.

E il giudizio non era rivolto solo alla cantante Alessandra Amoroso, ma si stava riflettendo anche su Alessandra come persona. Sono uscita un giorno a cena con la mia migliore amica, a Lecce, e una persona mi si è avvicinata e, dopo aver scattato una foto insieme, mi ha detto "Ah, allora non sei così stronza come dicono".

Lì ho realizzato che tutto quello che stava succedendo stava cambiando anche l'idea che la gente aveva di me. Io mi sono sentita messa all'angolo.

Ho portato a termine il tour nei Palasport, con moltissima fatica perché in un momento in cui avrei voluto solo isolarmi e scappare via da tutto a causa di ciò che stava succedendo, dovevo ogni sera salire su un palco e trovare la carica per essere al meglio e dare tutto per rispetto del mio pubblico, per chi lavora con me e per chi mi ha sempre sostenuto. Quando però il tour e gli impegni che avevo preso sono finiti, mi sono concessa finalmente di non stare bene e ho deciso di allontanarmi.

Avevo bisogno di prendermi del tempo per ritrovare un equilibrio con la musica, con me e con gli altri. Sono scappata in Colombia, e per tutto il periodo in cui sono rimasta lì non c'è mai stato, ve lo giuro, un momento in cui mi si sono detta di voler tornare perché sentivo la necessità di stare lontano, era quello di cui avevo bisogno.

Solo la mattina del 28 febbraio, dopo una chiamata con il mio miglior amico, mi sono resa conto di dover tornare in Italia e affrontare tutto quello che avevo lasciato, lo dovevo a me e a tutte quelle persone che non hanno mai smesso di dimostrarmi il loro amore.

Quando sono rientrata in Italia ho ripreso il mio percorso di psicoterapia e non è stato facile, ma piano piano mi ha aiutato a trovare una prospettiva nuova per vedere non solo me stessa, ma anche il mio lavoro con quello che comporta, ed è solo quando l'ho accettato che mi sono riavvicinata alla musica.

In quel periodo mi hanno contattato Takagi e Ketra dicendomi che avevano una bozza di brano da sottopormi, siamo entrate in studio insieme a Federica Abbate e Jacopo Ettorre, e piano piano mentre il brano prendeva forma mi rendevo conto che rappresentava esattamente quel mio momento.

Conteneva riferimenti a “L’odio”, un film nel quale tra le scene più significative c'è quella in cui i protagonisti raccontano di un uomo che, gettandosi dal cinquantesimo piano di un palazzo, ad ogni piano mentre precipita si dice "fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene”. Quell'immagine mi ha fatto venire un nodo allo stomaco.

Ho preso quell'immagine, l'ho interpretata a modo mio, e ho capito che avrei potuto darle un finale diverso da quello del film.

Ho deciso che per quanto mi riguarda non conta la caduta, non conta nemmeno l'atterraggio, perché purtroppo non sempre si atterra morbidamente.

La cosa che conta è come ci si rialza dopo una caduta, e soprattutto cosa si decide di imparare da quella caduta.

Ed è così che è nata la mia "Fino a qui".

Credo che questo brano sia un po' un abito che io mi sono cucita addosso, e che esprime esattamente ciò che ho bisogno di dire in questo momento della mia vita.

Credo anche però che le cadute facciano parte della vita di ognuno di noi, e spero che questo abito possa adattarsi a chiunque lo ascolti, e che possa dare un messaggio positivo a chiunque stia vivendo un momento di difficoltà.

Per questo ho deciso che sarebbe stato il brano giusto da presentare su un palco come quello di Sanremo.

Ho sempre dichiarato negli anni che avrei aspettato la canzone giusta per partecipare in gara, e credo che questa lo sia.

Quindi eccomi qui finalmente a dirvi "fino a qui", tutto bene.

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