
I finlandesi Rasmus - divenuti celebri in Italia grazie al successo del singolo "In the shadows" - stanno vivendo, con ogni probabilità, il sogno e allo stesso tempo l'incubo di ogni giovane rockband europea: scalare le classifiche mondiali con un disco - "Dead letters", per la precisione - e trovarsi, dopo due intensi anni di tour, a cercare di ripetere l'impresa, con tutte le pressioni e le aspettative del caso. Ma Lauri, il tenebroso vocalist del quartetto nordico, è tutto fuorché agitato: raggiunto telefonicamente da Rockol a Roma (subito dopo un concerto interrotto poco prima della fine a causa di un fortissimo temporale) il frontman dei Rasmus ci racconta, con una calma e una freddezza assolutamente polari, la genesi e la nascita del nuovo album "Hide from the sun". "Siamo cresciuti moltissimo in questi due anni", comincia Lauri: "E siamo più che contenti del risultato che abbiamo ottenuto con 'Hide from the sun': è forse il nostro disco musicalmente più completo, dove ai classici pezzi arrabbiati si affiancano brani dalle atmosfere più dolci e acustiche, suggeriteci dagli ascolti (Radiohead su tutti) che abbiamo fatto in questi ultimi mesi". Un disco realizzato secondo una formula rivelatasi ad oggi vincente, visto che sia il team di produzione che gli studi utilizzati sono gli stessi di "Dead letters": "Sì, la scelta non è stata casuale, ma neanche eccessivamente meditata: il fatto è che ci piace sentirci a casa quando registriamo, per essere più tranquilli". Un disco registrato in modo tranquillo ma nato "per strada", come nella più classica tradizione rock. "Sì, un po' come facevano i gruppi negli anni Sessanta e Settanta, abbiamo usato i soundcheck e i tempi morti del tour per scrivere il grosso dei brani..". Alcuni trovano questa pratica piuttosto stressante... "No, non direi. Innanzitutto in tour si corre il rischio di annoiarsi a morte, ed in secondo luogo ci è piaciuto catturare l'energia che avevamo in circolo in quel periodo", ammette Lauri. E sulle eventuali pressioni che un predecessore come "Dead letters" avrebbero potuto turbare il lavoro del gruppo? "Siamo gente tranquilla", ammette con calma e distacco il cantante, "Nessuno ci ha fatto pressioni, per fortuna. E poi le pressioni si sentono solo se si vogliono sentire, e noi non le abbiamo sentite". Una filosofia quasi zen, che certamente aiuta un artista al quale una fan tedesca ha dedicato addirittura una setta (vedi News): "Sì, conosco quella storia", dice Lauri sorridendo: "In effetti queste cose possono essere non troppo positive, se prese nel verso sbagliato. Ma l'importante è rimanere concentrati sul proprio lavoro e sulla propria musica: noi, da questo punto di vista, non abbiamo problemi".
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