Rockol30

Pink Floyd, la storia di "Wish You Were Here"

Dal libro di Mauro Ronconi "Canzoni per un mondo senza Beatles"
Pink Floyd, la storia di "Wish You Were Here"

PINK FLOYD – Wish You Were Here
Harvest / Emi, 1975
(Roger Waters, David Gilmour)

Malinconica canzone sull’assenza, sulla mancanza di una persona e contemporaneamente di un’identità perduta. Quando
Roger Waters scrisse il testo di "Wish You Were Here" stava parlando a chi non c’era più (l’amico Syd Barrett ormai confinato in una solitudine colma di malinconia e con una psiche andata in frantumi), e a chi stava guardando da un’altra parte (se stesso e i suoi compagni di viaggio musicale estraniati dalla routine del mondo musicale e dagli studi di registrazione).

Reduci dal successo mondiale di "The dark side of the moon", i Pink Floyd erano nel mezzo di due forze contrastanti:
da un lato la casa discografica che esigeva una replica immediata al disco precedente, dall’altro il desiderio della band di prendere fiato e riordinare le idee. Dopo anni di sperimentazione la popolarità, la ricchezza, i lussi di una vita da rockstar erano piovuti addosso al quartetto di colpo. Nulla sarebbe stato come prima. Storditi da quella imprevista celebrità e stanchi per i mille impegni promozionali, quando entrarono negli studi di Abbey Road per il nuovo album i quattro ebbero un senso di smarrimento, soprattutto Roger Waters e il batterista Nick Mason.

Ci vollero sette mesi di sala di registrazione, da gennaio a luglio 1975, per realizzare "Wish you were here". Sette mesi di sessioni difficili dove i quattro musicisti saltuariamente si riunivano in studio insieme e sembravano non riporre alcun interesse nel progetto. Disse Waters: “I nostri corpi erano là, ma i nostri spiriti e i nostri sentimenti erano altrove e noi stavamo là solo per quella musica che dovevamo realizzare, perché quella musica ci faceva vivere. Era la nostra vita”. Eppure fu proprio questa “precarietà emotiva” a fare da collante e far scattare il sottile meccanismo che muove e anima l’arte.

Prendendo spunto da questo, Waters scrisse il testo riflettendo sul tempo passato, quando i Pink Floyd erano un gruppo unito e solidale, magari di culto, ma sicuramente sincero. Di conseguenza, la canzone divenne un riassunto dell’intero processo
di registrazione, un collegamento musicale tra il declino mentale di Syd Barrett, il vecchio amico di Waters, l’inventore dei primi Pink psichedelici, costretto a lasciare la band nel 1968, dopo soli tre anni di attività, e l’etica lavorativa dei Pink Floyd che stavano smarrendo.

A legare insieme il ciclo di canzoni di "Wish you were here", album concettuale che ruota attorno al tema dell’alienazione dell’uomo contemporaneo, c’è un’altra composizione che evoca ancora la figura di Barrett ed è l’opus in nove parti "Shine On You Crazy Diamond". La nascita della canzone è stata del tutto casuale e inaspettata. Gilmour stava improvvisando in studio un riff con la chitarra acustica suonandolo con un ritmo veloce, Waters lo ascoltò e gli chiese di eseguirlo più lentamente e decise di collaborare alla stesura adattandolo alle liriche. Raramente i due hanno lavorato reciprocamente a una canzone e fu l’unica volta nella storia dei Pink in cui il testo è nato prima della musica, anche quest’ultima con una particolarità inusuale, quella di essere una ballata con una spiccata cadenza folk-blues.

Il brano inizia con quella che fu battezzata “The radio frequence”, ovvero la parte registrata nell’abitacolo di un’automobile puntando il microfono verso l’altoparlante dell’autoradio. Si sentono dei suoni confusi che ricreano l’atmosfera di una stanza dove un uomo e una donna discutono, la frequenza si sposta su un giornale radio, quindi si sintonizza velocemente con una stazione che accenna per tre secondi la quarta sinfonia di Tchaikovsky, per poi cambiare di nuovo frequenza e introdurre una lontana progressione di accordi con la chitarra acustica a 12 corde. C’è il riff in versione radio-mono, poi si cambia stazione,
Gilmour riprende il tema quasi svogliatamente, fra un colpo di tosse e un leggero sospiro. Dopo qualche secondo, si sente una seconda chitarra sul canale sinistro che accompagna il suono della prima, ma stavolta a un volume più alto e pulito. La disparità di suono tra le due parti viene messa in netto rilievo dal missaggio, il suono che diventa incredibilmente vicino crea un’interessante giustapposizione con la chitarra che suona attraverso la radio. Quando Gilmour comincia a cantare la prima chitarra svanisce nel nulla. L’effetto sull’ascoltatore è sorprendente: il passato e il futuro si incontrano. Spiegò Gilmour: “Era tutto pensato come se la prima traccia venisse risucchiata dalla radio con una persona seduta nella stanza che suonava seguendo proprio quella trasmessa dalla radio”.

La performance vocale è quasi indolente, come se cantasse in uno stato mentale rilassato trasmettendo una sensazione ipnotica e lunatica. La prima strofa riguarda Syd Barrett, avulso ormai dalla realtà, incapace di riconoscere perfino cos’è il bene e il male: “Così tu pensi di saper distinguere il paradiso dall’inferno? / I cieli azzurri dal dolore? / Puoi distinguere un prato
verde da un freddo binario d’acciaio? / Un sorriso da un velo?”. Subito dopo entrano batteria, basso, piano e il brano prende quota con un classico impianto rock con l’enfasi sulla seconda battuta. Nella strofa seguente, oltre a ribadire quella condizione di distacco dalla realtà ("E ti hanno fatto barattare i tuoi eroi con dei fantasmi? / Braci con alberi, aria calda con vento freddo? / Freddo benessere con cambiamento?") si parla anche di quelle persone che affrontano le avversità della vita ritirandosi fisicamente, mentalmente o emotivamente. Incapaci di scegliere una vita indipendente e libera da certi schemi precostituiti oppure avere un ruolo da protagonista in un mondo di omologati: “Hai scambiato una parte da comparsa ai margini di una
guerra / Per un ruolo di comando in una gabbia?”.

Nella sezione centrale del brano si aggiunge una bellissima chitarra slide, mentre nel testo subentra una sensazione di rimpianto, al ricordo di un amico (Barrett) che ha preso una strada diversa. Poter tornare indietro nel tempo e condividere con lui e con se stesso quei giorni pieni di speranze e sogni. Gli anni sono passati, ma le paure restano. Si è tornati al punto di partenza con gli stessi fantasmi: “Come vorrei, come vorrei che tu fossi qui / Siamo soltanto due anime perse che nuotano
in una vasca per pesci / Anno dopo anno / Correndo sulla stessa vecchia terra, cosa abbiamo trovato? / Le stesse vecchie paure / Vorrei che tu fossi qui”. Il riferimento a Syd Barrett è evidente anche nello svolgimento del tema musicale, quando Gilmour con i suoi vocalizzi imita gli assolo suonati dalla chitarra acustica. Un tributo allo stile dei primi brani dei Floyd scritti da Barrett negli anni Sessanta.

Quando il suono sembra al culmine, sostenuto dal sintetizzatore, e si aspetta il prossimo inciso, questo non avviene, trasmettendo una strana sensazione di tensione irrisolta. La canzone finisce così, risucchiata da una spirale di vento per rigenerarsi di nuovo in "Shine On You Crazy Diamond". Una particolarità riguarda la partecipazione del violinista jazz
Stephane Grappelli che si trovava nello Studio Uno di Abbey Road per registrare delle composizioni di Wagner. La collaborazione non è riportata nei crediti dell’album in quanto il suono del suo violino fu mixato così basso da risultare quasi impercettibile e si sente discretamente solo alla fine del brano quando l’effetto del vento spazza via le ultime note.

Una delle canzoni più emotivamente coinvolgenti della musica popolare moderna e una delle poche che Roger Waters ha
continuato a suonare dal vivo dopo avere lasciato il gruppo.

Per gentile concessione dell'editore Arcana e dell'autore (che l'ha scelta personalmente) pubblichiamo questa scheda tratta dal libro di Mauro Ronconi "Canzoni per un mondo senza Beatles".

https://images.rockol.it/mrBXwBx7ncYKvMI_qsFlnm2KCjs=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/senza-beatles.png
La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.