Quando i Tiromancino non si adagiarono sugli allori

Prima dei Tiromancino c'erano i Tiromancyno. Il gruppo in corso d'opera cambiò ragione sociale, per i primi quattro album seppur con spunti degni di nota non riusciva a mettere a fuoco la propria identità musicale. Poi arrivò il disco numero cinque, era il 2000: “La descrizione di un attimo” (leggi qui la recensione). Poi arrivò l'incontro con Riccardo Sinigallia. E fu il successo, grazie a due canzoni (perché sono le canzoni che fanno la storia), "La descrizione di un attimo" e "Due destini", che sono tra i migliori esempi – lo possiamo ben dire a oltre venti anni di distanza – della canzone d'autore italiana del nuovo millennio.
Due anni più tardi Federico Zampaglione si ritrova padrone unico della band dopo l'uscita del fratello Francesco, di Sinigallia e di Laura Arzilli. L'11 ottobre del 2002 esce il nuovo album dei Tiromancino: "In continuo movimento". Federico fa centro e regala alla canzone italiana un altro ottimo disco. Per i celebrarne i venti anni dalla uscita, che ricorrono nella giornata di oggi, riproponiamo la nostra recensione pubblicata allora.
Tradizione e modernità: sono questi i due poli tra cui oscilla molta della musica odierna. La Canzone, quella con la “C” maiuscola e i suoni d’avanguardia - loop, batterie elettroniche, groove - spesso e volentieri si mischiano per dare vita ad ibridi di varia foggia e natura. In ambito anglosassone gli esperimenti in questo ambito non si contano più. Da Beth Orton a David Gray, tanto per citare due autori - tra i migliori - che hanno saputo portare la canzone d’autore anglosassone verso nuovi lidi. Ma il genere si è diffuso davvero a macchia d’olio negli ultimi anni.
In Italia questo tentativo ha trovato una strada più difficile. Forse perché la tradizione della canzone d’autore nostrana è molto differente da quella anglosassone, più “purista” e difficile da adattare ai nuovi ritmi. Forse per una minore inclinazione alla contaminazione dei nostri musicisti. Fatto sta che “In continuo movimento”, nuovo album dei Tiromancino, riesce ottimamente dove altri hanno fallito, rivelandosi uno dei migliori tentativi nostrani di sempre in questo filone tradizional-moderno.
Diciamolo subito, per evitare fraintendimenti: questo non è un disco facile, e non c'è nessuna replica della fortunata “Due destini” del precedente “La descrizione di un attimo”. “In continuo movimento” è semplicemente un disco diverso, che cresce ad ogni ascolto e che unisce in un unico spazio suggestioni musicali di differente origine.
Se sentite il singolo “Per me è importante” capite due cose: innanzitutto che i Tiromancino non hanno perso lo smalto, nonostante Federico Zampaglione sia ora orfano in formazione del fratello Francesco e di Laura Arzilli; e che la scrittura del leader del gruppo è di impostazione “classica”: un testo intimista - ma mai scontato - su una ballata per piano e archi. A questi si uniscono coloriture elettroniche; in questo caso, così come nell'iniziale "Come l'aria", sono volutamente in secondo piano.
In altre canzoni i dosaggi cambiano: in “Tutto intorno a noi” sono i groove a prendere il sopravvento sulla melodia, mentre questa miscela trova l’equilibrio perfetto nella stupenda “Nessuna certezza”, canzone a tre voci con con Elisa e Meg dei 99 Posse. In “E’ necessario” è il suono rock della chitarra a dominare mentre in “Il progresso da lontano” è un atipico duetto a prendere la scena: quello tra Zampaglione e Roberto Pedicini, la voce recitante di Jack Folla, il noto personaggio della trasmissione radiofonica "Alcatraz".
“In continuo movimento” mette spesso il suono del pianoforte in evidenza (merito del notevole apporto di Andrea Pesce); più in generale, gioca su atmosfere più cupe, meno “aperte” di “La descrizione di un attimo”: è questo, probabilmente, a renderlo meno immediato di altre prove del gruppo. Ma la “non-immediatezza”, nel fast-food musicale contemporaneo, è tutt’altro che una caratteristica negativa: i Tiromancino sono un gruppo “in continuo movimento”, appunto, a cui non piace ripetersi o adagiarsi sugli allori. E la direzione scelta è decisamente quella giusta.