Quello attuale è per i Biffy Clyro sicuramente un periodo positivo e proficuo. Lo scorso ottobre la band alt rock scozzese ha dato alle stampe il suo nono album in studio, “The myth of the happily ever after”, uscito a un anno di distanza da “A celebration of endings”, e dopo lo stop ai concerti a causa della pandemia è finalmente tornata sui palchi. La ripresa della attività dal vivo ha infatti permesso al trio di Kilmarnock di esibirsi nuovamente di fronte a un pubblico e il gruppo, oltre ad aver riportato la sua musica perfino in America dopo diversi anni, è pronto a tornare in concerto anche in Italia. L’occasione per riabbracciare i fan italiani, arriverà per i Biffy Clyro il prossimo 14 settembre, quando andranno in scena al Carroponte di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano.
“Per noi le cose stanno andando sorprendentemente bene, considerando che tutti stiamo ancora affrontando una pandemia globale. Abbiamo cercato di tenerci il più occupati possibile durante il Covid, il lockdown e il resto. In questo momento le cose stanno andando bene, si sta lentamente tornando alla normalità per quanto riguarda i tour”, ha spiegato nel corso di un’intervista a Rockol il batterista Ben Johnston, in collegamento su Zoom dalla Scozia: “Siamo tornati a suonare in America, ora siamo impegnati in una serie di festival in Europa e sembra andare tutto nel verso giusto. Sembra che le cose stiano tornando a essere a come eravamo abituati prima. Poi, suonare finalmente dal vivo le canzoni registrate durante il lockdown, dar loro vita e respiro di fronte alle persone e vedere le reazioni del pubblico è semplicemente fantastico. Siamo felici di essere di nuovo in tour”.
Il ritorno dei Biffy Clyro in Italia
Come molti altri, il frontman Simon Neil, il bassista James Johnston e Ben stanno vivendo il momento attuale pieno di soddisfazioni e musica dal vivo solo dopo aver affrontato una serie di difficoltà che la pandemia ha portato con sé. Nonostante le problematicità degli ultimi anni, mentre la pubblicazione di “A celebration of endings" nell’agosto del 2020 portava il gruppo a sperimentare la formula dei live in streaming, la formazione scozzese ha avuto la fortuna di ritrovarsi in studio di registrazione e lavorare insieme su “The myth of the happily ever after”. Il concerto milanese dei Biffy Clyro, che mancano in Italia dall'autunno del 2018, offrirà quindi al pubblico della Penisola la possibilità di ascoltare molti loro brani per la prima volta dal vivo.
“È da molto tempo ormai che veniamo in Italia a fare concerti e sono sempre pazzeschi, assolutamente fuori scala. La passione del pubblico italiano è diversa che in qualsiasi altro paese. è sfrenata e incredibile”, ha raccontato il batterista, pensando al rapporto della band con il nostro Paese: “Ricordo che anni fa [il 6 luglio 2007, ndr.] siamo addirittura stati abbastanza fortunati da suonare in apertura ai Rolling Stones allo Stadio Olimpico di Roma: è stato un momento importante per noi, e che abbiamo vissuto in Italia. Non posso credere che manchiamo dall’Italia dal 2018, è davvero tanto tempo. Tornare a suonare a Milano sarà un momento molto speciale”.
Nel corso della chiacchierata con Rockol, Ben Johnston ha quindi svelato anche alcune sorprese che i fan italiani possono aspettarsi dallo show in programma al Carroponte e, per raccontare come i Biffy Clyro lavorano per portare le loro canzoni dal vivo, ha narrato:
“Le nostre canzoni dal vivo non saranno mai uguali a come suonano su disco. Per i primi album si cerca di catturare il segno distintivo di una band che suona insieme in una stanza e fissarlo su disco. Quando hai all’attivo nove album in studio, non stai più solo cercando di registrare una band in una stanza, ma ci sono molto elementi che da soli non si possono ricreare dal vivo”.
Ha aggiunto: “Quello che facciamo è quindi fare del nostro meglio, e poi siamo supportati da Mike Vennart e Richard ‘Gambler’ Ingram nel ricreare molto delle tessiture sonore del disco, che sarebbero impossibili fare da soli. Scegliamo quindi quali sono gli elementi che più di altri rappresentano una canzone. Ma ci sono molti brani, come ‘Space’, che dal vivo suonando in modo diverso e che proponiamo in un’altra veste. Durante le prove suoniamo fino a quando non troviamo la giusta quadra che ci diverte davvero. Sappiamo che anche dal vivo i brani devono rappresentare ciò che significano nel disco, ma non devono essere una copia carbone. Quindi, sì, sta tutto nel decidere insieme quali sono gli elementi più importanti”.
Ascoltare dal vivo non solo i singoli e i brani più amati del gruppo, ma soprattutto le canzoni dei suoi ultimi album, darà modo al pubblico del concerto milanese, i cui biglietti sono ancora disponibili in prevendita, di vivere direttamente l’evoluzione musicale compiuta dai Biffy Clyro negli ultimi anni. L’ottavo lavoro di studio di Simon Neil e soci rispecchiava la continua evoluzione artistica del gruppo e aveva portato delle novità all’interno della sua discografia, arricchendo di spunti elettronici ed elementi raffinati il rock energico e dinamico della band. “The myth of the happily ever after”, invece, ha visto i Biffy Clyro recuperare la stessa forza e attitudine degli inizi e, unendo vulnerabilità ed esplosività rock, con canzoni dai ritmi talvolta frenetici e brani dai suoni più pop arricchiti da synth e drum machine, si è presentato come uno dei loro dischi più completi.
“Credo che gli album siano il riflesso di una sorta di preghiera, mentalmente ed emotivamente legata al momento in cui sono stati realizzati. ‘A celebration of endings’ al tempo è uscito come un disco pieno di speranza, perché in quel momento credevamo che il mondo, collettivamente, avesse in qualche modo toccato il fondo”, ha spiegato Ben Johnston: “Pensavamo che non potesse andare peggio di così. La pandemia era arrivata da qualche mese, ma le cose sono peggiorate ancora. Quindi, ‘The myth of the happily ever after’ era pensato per portare ancora più speranza, poi è addirittura scoppiata una guerra. Era da disperati essere ottimisti riguardo al mondo in quel momento. Ma credo che ciò che ‘The myth of the happily ever after’ cerca di fare sia proprio quello, e prova a far luce su tutto ciò che è successo e che abbiamo affrontato, suggerendo come si può andare avanti in modo positivo”.
"Suonare arricchisce la nostra anima”
La pandemia, oltre a offrire la possibilità ai Biffy Clyro di realizzare un nuovo album, tanto che il batterista ha confessato: “Custodisco bellissimi ricordi, e divertenti, legati alla realizzazione del disco, e mi sento molto fortunato”, ha comunque dato del filo da torcere al trio. Pensando alle difficoltà affrontate durante il lockdown e quelle incontrare nel tornare in tour e suonare dal vivo quasi tutte le sere dopo un lungo stop, Ben ha spiegato: “È stato faticoso non poter suonare. È successo a tutti, credo. Io, personalmente, ho capito che non mi ero reso conto di quando fosse un esercizio importante suonare in concerto. Quindi, quando tutto si è fermato, mi è venuta un po’ di depressione, ho messo su un sacco di peso e non è stato affatto bello. Non ero felice e ho dovuto iniziare a correre, fare qualcosa per cercare di schiarirmi le idee e rimettermi in gioco”. Ha continuato: “A essere onesto, penso che questi concerti non poteva segnare un momento più importante per la band, e per me per rimettermi in gioco. È molto importante per la mia anima essere di nuovo su un palco a suonare. Durante la pandemia ho avuto un piccolo calo di autostima, soffrivo della sindrome dell’impostore, sentivo come se non sapessi più quale fosse il mio valore, la mia ragione di esistere e il mio posto su questo pianeta. Fondamentalmente ho avuto un’enorme crisi esistenziale, su cui ora mi viene quasi da riderci sopra ma che non è stata affatto divertente in quel momento”.
Per raccontare come la band ha superato il periodo caratterizzato dall’assenza dei grandi eventi dal vivo, l’addetto ai tamburi dei Biffy Clyro ha poi fatto sapere: “Abbiamo quindi solo cercato di tenerci il più occupati possibile. Anche se ciò che arricchisce la nostra anima è essere su un palco e suonare dal vivo. E questa cosa ci è stata strappata via e non potevamo fare nulla a riguardo. Ogni volta che le restrizioni rallentavano, suonare dal vivo non era comunque mai consentito. Non andava per nulla bene. Sono davvero felice che ora parliamo di quella situazione al passato, e incrociamo le dita che non ci siano mai più restrizioni in arrivo. Sicuramente c’è ancora dell’incertezza in merito, ma almeno abbiamo la possibilità di andare in giro e suonare”.
L’asso nella manica dei Biffy Clyro
Proprio perché grazie al ritorno della musica dal vivo i Biffy Clyro hanno ritrovato la loro dimensione più completa e naturale, ovvero quella live, Ben ha poi spiegato qual è, secondo lui, l’asso nella manica della band. Raccontando quali sono i punti di forza del gruppo e cosa il trio - accompagnato sui palchi da Mike Vennart e Richard “Gambler" Ingram - vuole cercare di trasmettere al pubblico, il batterista scozzese ha affermato: “Immagino che il nostro punto di forza sia la passione, la stessa di cui parlavamo prima sul pubblico italiano. È la passione, si tratta di dare significato a quello che facciamo e di tenerci. Per noi è così da sempre, ci teniamo davvero a non deludere i fan e il pubblico, che hanno acquistato biglietti per vederci suonare”. E ancora: “Quindi è doveroso da parte nostra fare un bello spettacolo e per noi è sempre stato importante anche entrare in connessione con le vite dei nostri fan. E vedere magari i tatuaggi a noi dedicati sulla pelle dei nostri fan in tutto il mondo è pazzesco. Non abbiamo mai fatto un concerto in cui non ci si siamo impegnati al massimo”.
"Come i Pearl Jam, vogliamo spingerci sempre oltre i nostri limiti”
La passione che il gruppo mette nei concerti è pari alla voglia di evolversi continuamente che spinge i Biffy Clyro a lavorare sempre su nuova musica, un rock aperto alle contaminazioni con altri generi, che permette loro di essere una delle più solide e incisive realtà contemporanee del genere. Ben Johnston, in merito allo spirito e all’attitudine della band, che riesce a emergere in un panorama dove qualche anno fa l’attenzione del pubblico mainstream si è rivolta maggiormente ad artisti di stili diversi dal suo come hip hop, rap, pop e altri, e che solo di recente sembra essere tornata a interessarsi al rock, ha fatto sapere: “Cerchiamo di evolverci continuamente. Non vogliamo solo sorprendere i fan, ma anche noi stesso. Facendo musica insieme da molto tempo, sappiamo che per essere ogni volta all’altezza, dobbiamo fare qualcosa che sappia colpire, fare venire la pelle d’oca e alzare le braccia. Non è facile, perché è qualcosa su cui non si può fare affidamento. Se l’intenzione è quella di evolversi ogni volta, ci si deve spingere in direzioni anche scomode”.
Mentre è presto per parlare del progetto per un prossimo album, anche se il gruppo non smette mai di scrivere, Ben ha quindi specificato: “Cerchiamo di non adagiarci mai, di spingerci sempre oltre. È così che è possibile arrivare a raggiungere nuovi livelli in cui poter trovare nuovi colori da mettere sulla tela. E immagino che noi continueremo sempre a farlo. Se mai dovessimo annoiarci in qualche modo, lo si sentirebbe nella nostra musica e si vedrebbe nei nostri show. E i Biffy Clyro non sarebbero più ciò che dovrebbero essere”.
Johnston ha successivamente indicato i Pearl Jam come la formazione che continua ancora oggi a influenzare i Biffy Clyro nel loro percorso e nel voler essere una rock band. Il batterista ha spiegato: “Un sacco di band continuano a influenzarci nell’essere una rock band. I Pearl Jam, fra tutti, continuano a farlo. Siamo stati abbastanza fortunati da aver visto i Pearl Jam a un festival recentemente e loro continuano a spingersi oltre i propri limiti, continuano a pubblicare album che suonano sempre in modo diverso. Siamo ispirati da band come i Pearl Jam, che non smettono di andare avanti, che si reinventano, che continuano a spingersi oltre i propri limiti e i propri equilibri”.