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Carlo Zannetti, il racconto dei quarant'anni di carriera

Abbiamo incontrato il musicista che quest’anno festeggia 40 anni di musica.

Carlo Zannetti è un chitarrista, arrangiatore, autore e scrittore di origine emiliana, che ha collaborato con alcuni dei più grandi nomi della musica italiana. Ha suonato come chitarrista per i Jalisse, e collaborato con altri grandi della musica come Enrico Ruggeri, Eugenio Finardi, Andrea Mirò, Chiara Canzian, Marco Ferradini e Bobby Solo, solo per nominarne alcuni. Lo abbiamo incontrato per sapere qualcosa di più di questo artista che ha tanto da raccontare, visto che quest’anno festeggia i 40 anni di musica, con esperienze e storie sicuramente interessanti da conoscere.

Carlo, quando è cominciato il tuo viaggio nel mondo della musica?

Sono nato a Ferrara nel 1960, ma ho vissuto parte della mia adolescenza a Bologna. Amo molto la città delle due torri. Quando ero a Bologna, dal quartiere San Ruffillo dove abitavo, spesso raggiungevo con la mia bicicletta la centrale Piazza Maggiore. Ero calamitato dai suoni magici della chitarra elettrica di Beppe Maniglia, un famoso musicista e artista di strada, che proprio lì in quegli anni si esibiva accanto alla sua inseparabile moto Harley Davidson, sulla quale montava dei grandi amplificatori. È una brava persona Beppe! Io andavo spesso a chiedergli come si facevano gli accordi, volevo suonare una vecchia chitarra che mi aveva regalato mio zio. Così ho iniziato a suonare a 12 anni. A 14 anni suonavo tutte le canzoni dei primi album di Francesco Guccini che avevo conosciuto in quegli anni e che è sempre stato uno dei miei idoli. Da allora ho sempre suonato spaziando dalla musica classica, a quella dei cantautori italiani, dal pop-rock inglese fino ad arrivare ad uno studio metodico di tutta la musica italiana che oggi come oggi prediligo. 

Chitarrista turnista hai partecipato a molte tournée e sessioni di registrazioni affiancando alcuni tra i più importanti artisti italiani. E con alcuni di loro hai stretto anche vere e proprie amicizie. 

Puoi raccontarci qualcosa di più al riguardo?

Fortunatamente ho avuto buoni rapporti con tutti, ma in particolare ricordo con grande affetto Jimmy Fontana, un autore, un cantante e un maestro eccezionale. Ricordo bene i Jalisse, anche loro artisti straordinari, con cui ho condiviso molti concerti oltre ad una bella amicizia. Tra gli altri poi stimo moltissimo anche Marco Ferradini e Bobby Solo, grandi talenti della musica italiana.

Della musica di oggi cosa ne pensi?

Da quando ho cominciato a suonare il mondo è cambiato molto. Riguardo la musica oggi secondo me è ridotta ad essere solo un sottofondo, un insieme di suoni che compongono uno sfondo secondario, da ascoltare in modo passivo mentre si fanno le cose di tutti i giorni. Questa, pur rispettandola, non è la mia musica e non mi sento di partecipare a progetti di questo tipo. Per questo, pur continuando a collaborare con alcuni musicisti importanti, ho deciso di dedicarmi ad altro ed ho cominciato a scrivere libri, racconti e articoli sulla musica. Ho insomma rispolverato un altro lato della mia creatività descrivendo storie d’amore, storie di musicisti, ed articoli dedicati al mondo musicale in genere. 

Ultimamente hai arrangiato il brano "All in Better Times", il nuovo singolo di Bobby Solo prodotto dall'etichetta discografica "Videoradio & Videoradio Channel" di Milano. Ci racconti qualcosa?

È stata una grande soddisfazione. Tutto è cominciato perché un giorno ho ascoltato una bella canzone in inglese, scritta da Korgy. Ho chiamato il mio amico Simone Spangaro, e insieme abbiamo preparato un nuovo arrangiamento. Poi abbiamo registrato il pezzo aggiungendo alla batteria, al basso e alle tastiere, la mia chitarra elettrica. Il brano è piaciuto moltissimo al mio amico Bobby Solo che l'ha cantato in modo magistrale. Bobby è un cantante bravissimo, un uomo di grande esperienza, e soprattutto un autore di musiche sopraffino. È un vero fuoriclasse. Il risultato di questo lavoro è piaciuto moltissimo a Beppe Aleo, il direttore artistico dell'etichetta discografica Videoradio & Videoradio Channel di Milano. Nel videoclip, uscito in contemporanea al singolo "All in Better Times" nel febbraio di quest'anno ci siamo io e Bobby che suoniamo e cantiamo insieme.

A partire dal 2014 hai anche scritto 4 libri. Hai intenzione di scrivere ancora?

Ho scritto per tutta la vita! Testi di canzoni, racconti e poesie. Nel 1994 ho iniziato a scrivere un romanzo che ho intitolato "Il paradiso di Levon" e che poi mi hanno pubblicato nel 2015. La scrittura è un'altra delle mie grandi passioni. I miei primi due libri sono dei romanzi mentre gli altri due sono raccolte di racconti dedicati agli artisti che hanno avuto un grande significato nella mia vita. Grandi artisti come le italiane Mia Martini e Patty Pravo, fino ad arrivare a Janis Joplin e Jim Morrison. Sicuramente continuerò a scrivere sia libri che racconti. In fin dei conti tra lo scrivere canzoni e lo scrivere racconti il passo è breve. Ho presentato i miei libri in diverse città in Italia, e alla Mondadori di Milano è venuto anche Marco Ferradini, facendomi una bellissima sorpresa.

In ambito musicale quali sono i tuoi programmi futuri?

Adesso che ho scoperto il grande talento di Bobby Solo non lo mollo più! Mi ha mandato due bellissime musiche che sto studiando in questi giorni. Voglio metterci le parole e trovare gli arrangiamenti, lavoro sempre insieme al mio amico Simone. Se poi le neonate canzoni piaceranno a Bobby sarà lui a decidere sul da farsi.

Ritornando alla tua carriera, c'è un episodio che ricordi con affetto di questi 40 anni di musica?

Nel corso di tutti questi anni, ho avuto molte occasioni di amicizie affettuose. Nel mondo della musica, inteso alla vecchia maniera, c'è molta solidarietà, si tende ad aiutare volentieri i colleghi, e c'è sempre stato uno scambio di esperienze di vita e di musica. In particolare ricordo Levon Helm un musicista famosissimo che ho conosciuto a Londra tanti anni fa. Io e lui siamo stati in contatto per tanti anni, era molto modesto e cantava divinamente. Mi ha insegnato tantissime cose e mi ha aiutato tantissimo. Il mio primo libro si intitola " Il paradiso di Levon" proprio in omaggio alla sua figura.

Cosa ricordi invece con amarezza?

All'inizio della mia carriera collaboravo con una scuola di musica, e purtroppo ero nella giuria che giudicava i futuri musicisti nei concorsi. Il mio parere è giusto esprimerlo soprattutto generalizzando, ma in quel caso odiavo dare giudizi sulle opere artistiche e sul modo di cantare o suonare degli altri quando questi possono pesare sul futuro di un giovane.  Chi sono io per giudicare? Chi sono io per appiccicare etichette alle persone? Io davo 10 a tutti e litigavo con gli altri giudici. Perché l'arte intesa a livello amatoriale per me è di tutti.

Cosa ti rimane di questi 40 anni?

Mi rimane l'amaro in bocca per i tanti sacrifici fatti e le tante difficoltà, ma è anche grazie a questo che mi rimane un patrimonio immenso di emozioni, sensazioni e grandi soddisfazioni. La creazione di una canzone fin dai primi passi è un'operazione straordinaria, e poi quando l'ascolti quando è finita ti viene da piangere. Ho sacrificato molto cose per andare avanti nella musica, amori e tempo libero, ma è stato più forte di me, non potevo fare altro, perché la musica era il mio destino.

 

 

 

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