Il ritorno dei Bluvertigo

Entreranno nei manuali che tra qualche anno racconteranno gli anni Novanta? Di certo i Bluvertigo sono tra quelli che meriteranno di essere inseriti nei libri di storia del rock italiano. Il loro ritorno sulle scene dopo 5 anni, per il concerto a La Prima Estate il prossimo 23 giugno, è un evento da non perdere.
Meritano non tanto, o non solo, perché sono stati il veicolo principale per il passaggio verso la fama di Morgan Marco Castoldi, quanto per la loro capacità di interpretare musicalmente il loro tempo, con tre album che hanno segnato in maniera solida, creativa e, perché no, indelebile, la musica italiana.
Un segno indelebile sulla musica italiana
Indelebile? Si, perché nonostante non siano stati un gruppo dal successo massivo, la loro capacità di ‘influenzare’ altri musicisti è stata, invece, notevole. Sono tanti, tra i più giovani, a segnalare, nelle interviste o più direttamente con la loro musica, che i Bluvertigo sono stati “qualcosa” di importante nella loro educazione sentimentale e musicale. Ed è giusto che sia così, perché Morgan e Andy, Livio Magnini e Sergio Carnevale (oltre che a Marco Pancaldi e Stefano Panceri) sono stati anche “qualcosa” di importante in quel magma colorato, caotico, affascinante e nuovo che era la musica italiana alternativa al mainstream negli anni Novanta.
Potete pensarla come volete, poi, su Marco Castoldi in arte Morgan, ma non c’è dubbio che è stato, è e resta uno dei personaggi più singolari e creativi del nostro panorama musicale, artista multiforme e poliedrico, essere umano interessante, personaggio pubblico quantomeno caotico, e molto altro ancora. La sua incarnazione come musicista, frontman e motore dei Bluvertigo è una delle sue migliori.
Gli esordi
Torniamo indietro nel tempo: nel 1986 Marco Castoldi, quattordici anni, incontra Andrea Fumagalli, quindicenne, a Monza e entrambi iniziano la loro mutazione, che li porterà a diventare Morgan e Andy, amici e compagni di musica. Arrivano a un primo contratto tre anni dopo, sono ancora giovanissimi ma già pensano in grande, chiamando la band Golden Age. Pubblicano nel 1990 un primo singolo ma durano poco. Nel 1992 Morgan ci riprova, con Marco Pancaldi, Stefano Panzeri e l'insostituibile Andy. Panceri viene rapidamente sostituito da Sergio Carnevale e la band prende finalmente la sua forma e il suo nome, Bluvertigo, pubblicando un primo singolo, “Iodio” nel 1994, con il quale partecipano, senza fortuna, a Sanremo Giovani.
Sono una rock band, l’onda lunga del grunge ancora li colpisce e quando esce il loro primo album, “Acidi e basi”, nel 1995, il suono che lo domina è elettrico, fortemente chitarristico, obliquamente pop, ma qui e la si cominciano a intravvedere le possibilità che la band vuole concedersi, forzando la forma canzone, cercando poesia, spaziando dalla bellezza di “Decadenza” all’elettronica rivisitata di “Complicità”, con la quale riscrivono i Depeche Mode. Sono ingenui ma appassionati, sono imperfetti ma per questo amabili, vivi, veri, tutt’altro che impostati, liberi di cercare qualcosa di nuovo in una musica che è e vuole essere italiana. Si fanno notare, suonano ovunque, aprono per gli Oasis a Milano e approdano sul palco del Concertone del Primo Maggio a Piazza San Giovanni a Roma.
Il nuovo rock italiano
I Bluvertigo sono i figli prediletti della nuova ondata rock, perché sanno vestirsi, perché non sono provinciali, perché amano provocare, disturbare, non restare fermi. Arrivano anche a fare una cover di “Prospettiva Nevsky” di Battiato pretendendo di poterla migliorare. Pancaldi scende dal treno in corsa e al suo posto arriva Livio Magnani, che già collaborava con la band e che non lascerà più il suo posto. Due anni bastando ai Bluvertigo per mettere a punto il loro suono e pubblicare, nel 1997 appunto, “Metallo non metallo”, disco per molti versi ‘epocale’ in un anno che vede l’uscita di “Tabula rasa elettrificata” dei CSI, di “Confusa e felice” di Carmen Consoli, di “La morte dei miracoli” di Frankie Hi Nrg, di “Hai paura del buio” degli Afterhours, di “CRX” dei Casino Royale, di “Gelaterie sconsacrate” dei Virginiana Miller, del primo album dei “Subsonica”, del primo album dei “Tre allegri ragazzi morti”, di “Elettrodomestico” dei Punkreas e di molti altri album della nuova scena italiana, che sembra essere finalmente uscita dal buio per conquistare il proscenio e non andare più via, persino con l’incredibile primo posto in classifica dei CSI. I Bluvertigo sono li, in mezzo al campo, a passare palle e cercare di segnare, con un album innovativo che, a sorpresa, lascia perdere le chitarre per ibridare il suono con l’elettronica, con intelligente tempismo. Sono magnificamente “Fuori dal tempo”, tanto per citare il titolo di uno dei brani migliori dell’album, e in perfetta sintonia con il tempo, sono pop e elettronici, sono rock e dandy, sono anticonformisti e ironici, soprattutto nei testi, che scelgono di essere lontani dalla retorica rock e combattente ma allo stesso tempo non hanno una parentela stretta con i testi dei cantautori.
Uno stile citazionista eppure unico
I Bluvertigo sono ‘postmoderni’ in ritardo, ma sagaci, citazionisti, antistorici, combinatori, mettono insieme tutti i loro amori così come viene, mescolando Bowie e Battiato, Duran Duran e Depeche Mode, il prog rock e la canzone d’autore, la dance e l’eleganza, con un pizzico di irriverenza punk che non fa male. Il suono è freddo ma pulsante, alla ricerca di una “synthonia” che Andy trova spesso e volentieri. E il finale di “Troppe emozioni” è un perfetto esempio di come la qualità, la profondità e la passione possano andare d’accordo.
La band ha successo nell’anno del successo del nuovo rock italiano e Morgan si muove a tutto campo, collaborando con Franco Battiato, con Alice, con Antonella Ruggero, superando i limiti e osando di più, sperimentando moltissimo per arrivare, nel 1999, all’ultimo capitolo di quella che verrà definita la “trilogia chimica”, “Zero - ovvero la famosa nevicata dell'85”, album ambiziosissimo, poliedrico, inafferrabile, opera ambiziosa ed enorme, sedici brani per più di un’ora di musica. C’è tutto, Morgan e i suoi non lasciano nulla di intentato, non rinunciano a niente, sperimentazioni, pop, scarti improvvisi, rock, elettronica, in un insieme che è volutamente magniloquente. I testi non lasciano spazio all’intrattenimento, chiedono al’ ascoltatore attenzione e fatica, sono visionari e lucidi, autoironici e politici, i suoni sono calibrati fino all’ossessione, nulla è lasciato al caso. C’è il passato con una cover, bella, di “Always Crashing In The Same Car” di Bowie, c’è il nume tutelare, Franco Battiato, che interviene con la sua voce nel finale di “Soprappensiero” e in “Punto di non arrivo”. C’è l’immagine del futuro, in una musica che supera la concezione del “genere”.
L’approdo a Sanremo, la fine della corsa, il ritorno
Quindi ancora qualche collaborazione, con Alice e con i Subsonica, poi nel 2001 l’arrivo sul palco di Sanremo, tra i Big, con “L’assenzio”, che arriva rigorosamente ultima. Ma è quanto basta per far scoprire anche ai trangugiatori di pop solo nel fine settimana che i Bluvertigo sono altro, e che nella loro raccolta “Pop Tools” ci sono degli strumenti di sopravvivenza pop adatti ad ogni genere di intelligenza.
Ma la corsa dei Bluvertigo è finita, la band si mette in “Stand by” da quell’anno e sono ogni tanto decide di riaccendere i motori, punteggiando la carriera solista, ondivaga e spettacolare, di Morgan. Ogni tanto si ‘scongelano’, come nel 2008 cper un “MTV Storytellers”. Fanno qualche concerto, sembra che siano sul punto di tornare insieme in pianta stabile: nel 2016 sono di nuovo a Sanremo, annunciano di un album, c’è un titolo (“Tuono -Tono, tempo, suono”) ma non arriverà mai: sembra la fine definitiva, dopo un post di Morgan del 2017 che annuncia la sua uscita dal progetto.
Nel febbraio dell’anno scorso sempre Morgan, con un post su Instagram, aveva annunciato il ritorno dei Bluvertigo con un album e al tributo a Battiato nel settembre scorso sul palco sono tornati davvero, anche se per una canzone soltanto.
Ma il futuro è ancora incerto, come nei migliori romanzi d’avventura: intanto, il prossimo capitolo è il concerto a La Prima Estate del 23 giugno.