Sanremo 2022: Marco Mengoni porta la potenza della gentilezza all’Ariston
Fra parole e musica Marco Mengoni torna all’Ariston, ricordandoci, ancora una volta, il potere dei sentimenti. Non lo fa in modo stucchevole o banale, ma con la forza della poesia, della musica e dell’arte. La sua performance inizia con un dialogo con Filippo Scotti, protagonista del film di Paolo Sorrentino “È stata la mano di Dio”. Al centro dello scambio di visioni (scritte insieme a Luca Bottura, qui il testo integrale e qui il video) ci sono gli articoli simbolo della Costituzione, il 3 e il 21, cioè quelli sulla pari dignità e sulla libertà di parola, il terreno da cui parte un ragionamento sull’importanza della gentilezza e dell’empatia in una società che sembra annegare nell’odio covato nelle strade e sui social.
Trova spazio anche una poesia di Franco Arminio e ovviamente la musica, con l’interpretazione del brano “L’essenziale”, con cui Mengoni vinse Sanremo nel 2013. Il cantautore, prima dell’esibizione, ha voluto spiegare il fuoco che ha acceso questa performance così sentita e profonda, avvolta in una scenografia con luci, colori e proiezioni. “Sanremo è il tempio della parola: è giusto che si canti, ma che si possano trattare anche temi che riguardano tutti – sottolinea Mengoni - Filippo mi ha subito colpito, appena l’ho visto. Mi ha trasmesso emozione e, lasciandomi guidare dall’istinto, ho pensato che potessimo fare qualche cosa insieme. Questa voglia di ripartire dalla gentilezza, tema centrale del nostro dialogo, è strettamente legata con il mio ultimo disco “Materia (Terra)”. Da questo progetto fuoriesce un nuovo Marco. Io credo che sia arrivato il momento di calmare i toni, di contare fino a dieci prima di dire la nostra, proprio quello che ci insegnavano da bambini. Anche io devo farlo perché come tutti ho sbagliato”.
A oggi il cantautore è stato al Festival di Sanremo quattro volte: due come artista in gara (2010 con “Credimi ancora”, terzo posto, e nel 2013 con “L’essenziale”, vincitore della kermesse) e due come ospite, di Fabio Fazio nel 2014 e di Claudio Baglioni nel 2019. Che cosa rappresenta quel palco? “Per me non c’è differenza fra essere ospite o in gara – continua - quello che conta è portare la propria musica su un palco. Quando nel 2013 vinsi il Festival ero poco più che ventenne. Sono cresciuto come è cresciuta la mia musica. Credo che la propria arte sia proporzionale al numero di capelli bianchi che si hanno in testa. Oggi sono diverso e ho imparato, forse, a godermi di più i momenti. Mi ricordo che quando vinsi, essendo pieno di ansia ed emozione, non riuscii a godermi appieno quelle sensazioni. Ora sarebbe tutto diverso. Se sto pensando un giorno di ritornare in gara? Certo, perché no”.
Il suo nuovo album “Materia (Terra)” si lega alla performance all’Ariston. Infatti nella sua seconda uscita presenta l’estratto “Mi fiderò”, che nella versione in studio vede la collaborazione con Madame. “La pari dignità e la libertà di parola sono il terreno da cui ripartire – conclude - la mia volontà, espressa anche nel dialogo all’Ariston, non è politica. Non voglio affondare in quella, ma nell’uomo. Con la gentilezza si combattono gli eccessi, si combatte l’odio sui social. L’obiettivo finale è quello di capire maggiormente l’altro, il prossimo. Per farlo è necessario portare avanti anche un’analisi su se stessi: quando stavo lavorando a “Materia (Terra)” alcuni mi dicevano: “eh, ma un disco soul e gospel oggi non funziona”. La vita è una e la si deve vivere come si vuole, esprimendosi al massimo e cercando di offrire agli altri la migliore parte di se stessi”.