Esseho suona la hit dei Tiromancino e si prepara all'album d'esordio (che promette bene)

È una delle canzoni più iconiche della musica italiana degli ultimi vent'anni: qui il giovane cantautore romano la rivisita a modo suo. "So che è intoccabile, quasi sacra, per l'importanza storica che ha. Io l'ho reintepretata con rispetto". Il video.

"Sono un meticcio. Mischio urban, soul, indie, pop. Nella musica, per come la vedo io, non ci dovrebbero essere barriere": Esseho si presenta così. Classe '97, romano, vero nome Matteo Montalesi, scrive, suona, canta e produce. A fine ottobre è uscito per Bomba Dischi - la stessa etichetta che negli ultimi anni ha lanciato con successo vari fenomeni del nuovo cantautorato italiano, da Calcutta a Giorgio Poi, passando per Carl Brave, Franco126 e gli Psicologi - il suo singolo d'esordio, "Bambi". Un brano pop, ma quel pop fatto bene, contemporaneo al massimo ma anche molto originale, tra un flow da rapper, suoni soul, ritmi urban e chitarre acustiche.

La produzione ha coinvolto nientemeno che Niccolò Contessa, mente de I Cani e eminenza grigia della nuova scuola cantautorale romana (c'era il suo zampino anche in "Mainstream" di Calcutta e "Faccio un casino" e "È sempre bello" di Coez, ma ha prodotto anche l'esordio di Tutti Fenomeni e il ritorno dei Testaintasca). "Non lo puoi evocare. Anzi, se lo vai a cercare rischi che ti sbatta la porta in faccia. Stavo lavorando ai miei pezzi con Sine, che conosce molto bene Contessa. Un giorno gli fece ascoltare un po' di cose e Niccolò decise di darci una mano", racconta Esseho. Che con la scena romana dice di avere un bel rapporto: lo testimonia anche questa curiosa cover de "La descrizione di un attimo", la hit dei Tiromancino contenuta all'interno dell'omonimo album della band capitolina, scritta da Federico Zampaglione insieme a suo fratello Francesco e a Riccardo Sinigallia (che quel disco lo produsse, anche).



"Un giorno stavo ascoltando musica in streaming ed è partito dalla riproduzione casuale questo pezzo dei Tiromancino: 'Voglio rifarlo a modo mio', ho pensato. Poco dopo ero già a casa a lavorarci. Sono partito da una bozza di beat: ho riarrangiato l'intera canzone partendo da lì. La mia versione si discosta totalmente da quella originale", spiega Matteo. In effetti, tra elettronica spinta, bassi potenti e suoni acidi, sembra un altro pezzo: "Ho voluto reinterpretarla. So che 'La descrizione di un attimo' è un pezzo intoccabile, quasi sacro, per l'importanza storica che ha. E che quando ti approcci a certi pezzi lo devi fare con una certa cura, con rispetto. Così ho provato a fare io. È una sorta di director's cut: manca tutta la seconda strofa, il bridge, lo special".


Matteo si è avvicinato alla musica da bambino: "Una chitarra e un pianoforte i primi regali che mio padre fece a me e a mio fratello: 'Io li lascio qui, prima o poi li suonerete', disse. Avevo 4 anni". Il piano iniziò a suonarlo subito, prendendo lezioni fino a 8 anni: "Poi non l'ho più toccato, ho ripreso a suonarlo a 17 anni. Nel frattempo ho studiato di tutto". I suoi ascolti sono molto vari: "C'è stato un periodo in cui sono andato in fissa con il progressive italiano, poi ho studiato quello britannico. E poi il folk americano, sia quello tradizionale rappresentato da Crosby, Stills e Nash, sia quello contemporaneo in chiave elettronica di Bon Iver". L'album d'esordio è in lavorazione: "Usciranno altri singoli dopo 'Bambi'. Non c'è un vero e proprio piano adesso. Sto facendo tutto con molta calma".
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