Bono, l'intervista di "Rolling Stone" USA: alcuni estratti

Un'intervista via email è sempre soddisfacente solo a metà, perché se una risposta dell'intervistato non può suggerire una nuova domanda all'intervistatore lo scambio diventa poco fruttuoso.
"Rolling Stone", l'edizione statunitense, ha mandato domande via email a Bono, che ha risposto sempre via email perché non voleva stancarsi la voce rispondendo al telefono (avendo un concerto il giorno seguente).
Vi anticipiamo alcuni degli spunti più interessanti in ambito strettamente musicale, risparmiandovi tutto il resto - società, cultura, filosofia, Brexit Donald Trump e via discorrendo.
L'album precedente, 'Songs of Innocence', mancava di coerenza, sarebbe dovuto essere più grezzo, le canzoni suonavano meglio dal vivo che sul disco. La pausa che ci siamo presi prima di completare 'Songs of experience' ci ha permesso di suonare dal vivo in studio le canzoni del disco nuovo, ci ha consentito di comprenderle meglio e ha reso l'album più compatto.
Molte delle canzoni del disco sono in un certo senso delle lettere: a mia moglie, ai miei figli e alle mie figlie, ai nostri figli e alle nostre figlie. 'The showman' è una lettera al nostro pubblico, 'American soul' è una lettera all'America, e "It's the Little Things Give You Away", come mi sono reso conto solo dopo, è una lettera a me stesso. E la canzone che apre l'album, 'Love Is All We Have Left', è un dialogo fra Innocenza ed Esperienza.
Una delle canzoni dell'album, 'The Blackout', è stata ispirata da una mia apocalisse personale, ma si è ampliata a diventare un affresco del momento che stiamo vivendo.
In 'Get out of your own way' cerco di riferire con ironia quello che sta succedendo nelle strade, la rabbia e le proteste.
Il nostro nuovo singolo, "You're the best thing about me, si può definire come 'una canzone punk delle Supremes.